20150121

SONO GIUNTO QUI

Da qualche tempo sono giunto qui, fuggendo una situazione di gelidà ostilità, senza aver certezza né credere in nulla, intimamente malato, privo di ogni fiducia.
(Robert Walser | La Passeggiata)

IL MIO DISPREZZO

Alle persone che siedono in una sbuffante automobile io mostro sempre la faccia feroce. [...] Io guardo accigliato le ruote, la macchina, ma mai quelli che vi stanno dentro: a costoro va il mio disprezzo, non certo a titolo personale ma in via di principio, giacché non potrò mai capire che gusto ci sia a passare velocissimi davanti a tutte le immagini e gli oggetti che la nostra bella terra ci offre, come se si fosse impazziti e si dovesse correre per non disperare.
(Robert Walser | La Passeggiata)

CATTIVO USO

A mio avviso non si deve far cattivo uso della professione di scrittore, e oso sperare che questa frase riscuota generale consenso, sia accolta da applausi convinti e desti viva soddisfazione.
(Robert Walser | La Passeggiata)

20150119

THE BATTLE'S NOT

But he doesn't shout about it
No, he doesn't shout about it
He's a one in a million
He's a one in a million

He's lucky and happy just because
The battle's not for him to fight
He doesn't have a cause
Perhaps he's wrong, perhaps he's right

(Giles, Giles And Fripp | One In A Million)

20150111

VERSO IL NORD

Camminando in riva
al Reno so che
verso il Nord agognato
io farò rotta foss'anche
più freddo del ghiaccio
nelle secanti
della geometria

(W. G. Sebald | Poesia Per Un Album - in Moments Musicaux)

UN GESTO DI DIFESA

Non penso di avero potuto intuire allora, con i miei dodici anni, ciò che più tardi avrei letto, se non vado errato, in uno degli studi di Sigmund Freud e che subito a me era parso evidente, ovvero che il più profondo segreto della musica risiede in un gesto di difesa dalla paranoia, e che noi facciamo musica per costruire un argine, così da non essere sommersi dagli orrori della realtà.
(W. G. Sebald | Moments Musicaux)

POLVEROSO ESILIO

Quando trovai quella cartolina, dal retro ancora in bianco e che di certo era reduce da lunghe peregrinazioni, fu proprio come se i dieci tirolesi di Oberstdorf, uomini e donne nei loro costumi regionali, mi avessero atteso lì, in quel polveroso esilio inglese, per ricordarmi che non sarei mai sfuggito alla mia storia prenatale, a quella storia patria in cui all'elemento folcloristico è toccato un ruolo non irrilevante.
(W. G. Sebald | Moments Musicaux)

20150107

PAESAGGIO STANCO

 Il paesaggio scorre indifferente. Come l'equipaggio, sembra annoiato, stanco di essere osservato.
(Tom McCarthy | C)

FERTILIZZATO E SOFFOCATO

L'acqua è torbida, piena del limo con il quale ha fertilizzato i campi e soffocato i sogni di trascendenza ellenistica, da tempo immemorabile.
(Tom McCarthy | C)

EPOCHE STORICHE

Intorno a loro passano auto e carretti, che si tagliano la strada come epoche storiche che si intersecano.
(Tom McCarthy | C)

MECCANISMO RONZANTE

E sullo sfondo di quelle iterazioni, come una reliquia di un vecchio ordinamento, ecco il sole: avvelenato, rigurgitante gas e zolfo, annerito dal fumo di cordite e dal catrame. Man mano che si avvicinano i mesi estivi, sembra che si ammali. Quando vi passano sotto nei voli di primo mattino, la sua luce è infetta dal pallore spettrale di nebbie salienti, e virata a un colore nauseabondo di lampi verdi e gialli. Si scurisce anziché schairirsi, man mano che ogni giorno avanza e aumentano gli sbuffi, le nuvole di vapore e i traccianti. Il suo transito nell'aria sembra affaticato, come se il meccanismo ronzante che lo trascina sui suoi binari fosse danneggiato e usurato. Mentre i pomeriggi sfumano nella sera, diventa così saturo delle tossine che lo circondano da non reggere più e, fattosi pesante e debole, affonda.
(Tom McCarthy | C)

TUTTE LE MANOVRE

Poi tutto rallenta e sembra che galleggi: i traccianti salgono verso di lui languidi, come bolle in un bicchiere; gli sbuffi della contraerea gli penzolano sopra il capo come ghirlande in una festa. Gli piace quando le pallottole si avvicinano, molto vicine, in modo quasi da sfiorare l'aereo: quando accade si sente come un matador trafitto dal corno del toro, i due oggetti che prima erano antagonisti riuniti in un'armonia di forza ed equilibrio in modo talmente perfetto e proporzionato che è fuori dal tempo, raccolto da un pantheon di immortali per decorare le loro pareti. Anche il cielo assume un aspetto senza tempo: le linee intersecate dell'artiglieria e dei gas di scarico formano una griglia in cui sono registrate tutte le manovre del passato e, per estensione, sembra che la storia stessa sia come sospesa.
(Tom McCarthy | C)

ATTRAVERSO, A TERRA

Lui alza gliocchi sul suo viso: sta fissando un punto oltre gli alberi e i cespugli. Lui si arrampica sulla panchina al suo fianco e le scuote le spalle. Lei lo guarda e ha gli occhi come il miele, caldi e torbidi. Il suo sorriso gli passa attraverso, diretto a terra, o a qualcosa lì sotto.
(Tom McCarthy | C)

20141219

L'UNA DI FRONE ALL'ALTRA

Vedevo colonne in marcia di queste anime senza redenzione affollarsi lontano sui ponti che conducevano all'altra sponda, o venirmi incontro nelle gallerie, lo sguardo fisso, freddo e spento. Talvolta le scorgevo anche in disparte, in una di quelle catacombe dove, con indosso piumaggi frusti e polverosi, stavano accucciate in silenzio l'una di fronte all'altra, sul pavimento di pietra, nell'atto di rasparlo con le mani.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

QUASI AL DI LÀ DEL TEMPO

Tutti i momenti della nostra vita mi sembrano allora raccolti in un unico spazio, proprio come se ciò che accadrà in futuro esistesse già e aspettasse soltanto il nostro arrivo, così come noi, a seguito di un invito accettato in precedenza, arriviamo in una certa casa a una certa ora. E non potremmo immaginare, proseguì Austerlitz, di avere appuntamenti anche nel passato, in ciò che è già avvenuto e in gran parte è scomparso, e di dover cercare proprio nel passato luoghi e persone che, quasi al di là del tempo, hanno con noi un rapporto?
(W. G. Sebald | Austerlitz)

PARTI DEL MIO CORPO

Sentivo di dover gridare, e dalle labbra non mi usciva alcun suono, volevo scendere in strada, ed ero incapace di muovermi; anzi una volta, dopo una lunga e tormentosa contrazione, vidi me stesso letteralmente schiantare di dentro e parti del mio corpo finire sparse in una zona buia e remota.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

LA PREISTORIA DELLA MIA PERSONA

Non leggevo i giornali perché, come oggi so, temevo le cattive notizie, accendevo la radio solo a determinate ore, perfezionavo sempre più i miei meccanismi di difesa creando attorno a me una specie di cordone sanitario, in grado da immunizzarmi da qualsiasi cosa avesse un pur remoto legame con la preistoria della mia persona, che si era adeguata a vivere in uno spazio sempre più ristretto.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

PROPRIO COME I VIVI

Proprio come i vivi, anche i morti, se sono allo stretto, si spingono verso la periferia in zone meno densamente popolate, dove possono trovare la pace a una giusta distanza l'uno dall'altro.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

DOPO UNA LUNGA ASSENZA

A voler considerare la lingua come una vecchia città con il suo intrico di vicoli e piazze, con quartieri dalla genesi remota, con rioni demoliti, risanati e di nuova costruzione, e con sobborghi che sempre più si estendono all'intorno, io potevo paragomarmi a un uomo che, dopo una lunga assenza, non si ritrova più in tale agglomerato, non sa più a cosa serva una fermata, né cosa siano un cortile, un incrocio, un boulevard o un ponte.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

STANCO PER AVER TANTO PENSATO E RICORDATO

Austerlitz mi disse che a volte se ne stava seduto lì per ore e disponeva quelle fotografie [...] con il tergo rivolto verso l'alto, come per un solitario, e poi, tornando sempre a meravigliarsi di ciò che vedeva, le girava una dopo l'altra, disponeva le immagini qua e là e le sovrapponeva in un ordine risultante da somiglianze specifiche, oppure le toglieva dal gioco finchè restava soltanto la grigia siuperficie del tavolo e lui, stanco per aver tanto pensato e ricordato, era costretto a sdraiarsi sull'ottomana.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

IL PRESENTIMENTO DELLE IMMANI DISTANZE

A tutt'oggi nessuno sa come riescano a far rotta verso il luogo di origine questi animali destinati ai viaggi in un vuoto tanto minaccioso e ai quali il presentimento delle immani distanze da superare deve certo quasi spezzare il cuore nel petto.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

PREDA DI UN MUTO ORRORE

[...] quando ci fermammo sull'ampio scalone di pietra, colonizzato da felci di lingua cervina e altre erbacce, e guardammo su verso le finestre cieche, ci parve che la casa fosse preda di un muto orrore per la fine ignominiosa che presto le sarebbe toccata.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

OLTRE LA FINE DELLA VITA

Nei mesi più caldi non è raro che uno o l'altro di questi insetti notturni si smarrisca e mi capiti in casa per sbaglio [...]. Se l'indomani mi sveglio di buon'ora, li vedo posati, immobili, in un qualche punto sulla parete. Sanno, credo, disse Austerlitz, di essere smarriti perché, se non vengono fatti di nuovo uscire usando tutta la delicatezza possibile, rimangono lì fermi finché non esalano l'ultimo respiro, anzi, con i minuscoli artigli irrigiditi nello spasmo dell'agonia, restano aggrappati al luogo della loro sventura oltre la fine della vita, sino a quando un soffio di vento non li stacca e li disperde in un angolo polveroso.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

UNA FORMA PRELIMINARE DI TERRORE

Nel migliore dei casi si guarda [il Palazzo di giustizia di Bruxelles] meravigliati, e questa meraviglia è una forma preliminare di terrore, perché naturalmente qualcosa ci dice che gli edifici sovradimensionati gettano già in anticipo l'ombra della loro distruzione e, sin dall'inizio, sono concepiti in vista della loro futura esistenza di rovine.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

DISTANTI GLI UNI DAGLI ALTRI

Il luccichio d'oro e d'argento sulle gigantesche specchiere semicieche dirimpetto al lato delle finestre non si era ancora spento del tutto che già un crepuscolo d'oltretomba pervase la sala in cui, distanti gli uni dagli altri, erano seduti, immobili e silenziosi, alcuni viaggiatori.
(W. G. Sebald | Austerlitz)