Love is like jazz
the same song a million times
in different ways
(Magnetic Fields | Love Is Like Jazz)
20120615
THE SAME SONG
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cornelius
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04:40
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20120612
MOTIVI DI SICUREZZA
Guidò piano finché non trovò un'altra macchina a cui accodarsi. Dopo un po' vide nello specchietto retrovisore che qualcun altro si accodava a lui. Si trovava in un convoglio di proporzioni ignote dove ciascuna macchina non perdeva di vista le luci di coda di quella che la precedeva, come una carovana in un deserto di percezioni, radunata provvisoriamente per motivi di sicurezza mentre attraversava un'area di cecità.
(Thomas Pynchon | Vizio Di Forma)
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09:31
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PIÙ PROFONDO DELL'OMBRA
Il Club Asiatique si trovava a San Pedro di fronte a Terminal Island, con una veduta filtrata sul Vincent Thomas Bridge. Di notte sembrava coperto, quasi protetto, da qualcosa di più profondo dell'ombra – un'espressione visiva della convergenza, da tutto il Pacific Rim, di innumerevoli bisogni di concludere affari lontano da occhi indiscreti.
(Thomas Pynchon | Vizio Di Forma)
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09:27
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E COSÌ VIA
Nel frattempo la gente avvistava Mickey ovunque. Nel reparto cani da Ralph's a Culver City, mentre sgraffignava filetti di manzo in quantità industriale. A Santa Anita, tutto preso a confabulare con un tipo che di nome faceva Shorty o Speedy. O secondo alcuni resoconti, il tipo aveva entrambi i nomi. In un bar di Los Mochis, mentre guardava un vecchio episodio de Gli Invasori doppiato in spagnolo e scriveva con foga promemoria per se stesso. Nelle sale Vip di vari aeroporti da Heathrow a Honolulu, mentre beveva improvvisati miscugli di uva e grano che non si vedervano dai tempi del Proibizionismo. Nella Bay Area, a manifestazioni contro la guerra, dove implorava un assortimento di autorità di abbatterlo e porre fiona ai suoi affanni. A Joshua Tree, a sballarsi col peyote. Ascendendo nel cielo cinconfuso di una radiosità quasi inguardabile verso un veicolo spaziale di origine non terrestre. E così via.
(Thomas Pynchon | Vizio Di Forma)
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09:23
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20120611
BRACCIA DI GENTE
La strada era invasa dalla nebbia, ma c'erano ancora spiragli e ondeggimenti. I valloni ai due lati ne erano invece colmi rasi, di un'ovatta assestata, immota. La nebbia aveva anche risalito i versanti, solo alcuni pinastri in cresta ne emergevano, sembravano braccia di gente in punto di annegare.
(Beppe Fenoglio | Una Questione Privata)
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10:19
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L'ULTIMA COSA IMMAGINABILE
Era salito da Tresio, in un'ora, incontrando innumerevoli banchi di nebbia, alti al suo ginocchio, che come greggi gli attraversavano la strada. Si era svegliato con la certezza della pioggia battente sul tetto rotto della stalla, ma non pioveva. C'era invece molta nebbia, intasava i valloni e si stendeva in lenzuola oscillanti sui fianchi marci delle colline. Per le colline mai aveva provato tanta nausea, mai le aveva viste così sinistre e fangose come ora, tra gli squarci della nebbia. Le aveva sempre pensate, le colline, come il naturale teatro del suo amore [...] e gli era invece toccato di farci l'ultima cosa immaginabile, la guerra.
(Beppe Fenoglio | Una Questione Privata)
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DIFFERENTE DA SEMPRE
Arrivarono. Le sei batterono al campanile, per Milton era una tonalità differente da sempre. Arrivarono. In quella estrema umidità le stalle del paese puzzavano come non mai e sulla strada lo sterco dei buoi si dissolveva in rigagnoli giallastri. Arrivarono.
(Beppe Fenoglio | Una Questione Privata)
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LO SAPEVANO
Lei sapeva che io ero e sono innamorato di Fulvia. Non poteva non saperlo, proprio lei. Lo sapevano il cane da guardia, i muri della villa, le foglie dei ciliegi che ero innamorato di Fulvia.
(Beppe Fenoglio | Una Questione Privata)
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SOTTOTERRA, AL RIPARO
"Parlo dei miei due figli," rispose, accentuando il sorriso, "che mi son morti di tifo nel trentadue. Uno di ventuno e l'altro di vent'anni. Tanto che mi disperai, tanto che impazzii, che mi volevano ricoverare anche quelli che mi volevano veramente bene. Ma adesso sono contenta. Adesso, passato il dolore col tempo, sono contenta e tanto tranquilla. Oh come stanno bene i miei poveri due figli, come stanno bene sottoterra, al riparo dagli uomini..."
(Beppe Fenoglio | Una Questione Privata)
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MORTO FUCILATO
Non erano ancora arrivati al passo della Torretta che era già notte nera, incarnita. Camminavano in cresta, pigliando di petto un vento forte, sinistro, di un freddo già invernale. Un vento, disse Meo, che senz'altro nasceva dalle tombe spalancate di uno di quei ciniteri d'alta collina dove lui non sarebbe rimasto nemmeno morto fucilato. Era un deserto completo, ma tutti i cani della mezzacosta latravano, annusandoli mentre passavano in cresta.
(Beppe Fenoglio | Una Questione Privata)
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20120608
TANTE VOLTE
C'erano marito e moglie poveri, che stavano in campagna.
C'era una volta un Principe ricco come il mare.
Un ragazzo s'era messo in testa di andare a fare il ladro.
C'erano dodici fratelli che litigarono col padre tutti e dodici, e se ne andarono da casa.
C'era un Re e aveva una figlia.
Un contadino scendeva un giorno a Biella.
C'era tre sorelle, a lavorare in un paese.
C'era uno che era devoto a San Giuseppe e basta.
C'era una volta padre madre due bambini e una ragazza.
Una volta c'era marito e moglie, gran signori.
Una donna aspettava un bambino, e aveva voglia di prezzemolo.
Pierino Pierone era un bambino alto così, che andava a scuola.
Un Re s'ammalò.
Un uomo aveva un nipote che era stupido: non capiva niente ma non aveva paura di nulla.
Un Re era ficcanaso.
C'erano due gobbi, fratelli.
Questa Berta era una povera donna che non faceva altro che filare, perché era una brava filatrice.
C'erano tre figli di Re, ma il Re era morto e la Regina pure.
C'era un Re che faceva quattro passi.
Una volta alla Borea venne voglia di prender marito.
Un Re vedovo con un figlio si risposò e poi morì.
C'era una volta la madre d'un figlio.
Dice che una volta c'erano due fratelli.
Un re e una Regina non avevano figli.
Diavolozoppo stava a Casacalda.
C'era un Re; si credeva d'esser bello.
Una volta c'era un negoziante, e teneva un negozio di roba.
Una volta, al mondo, non c'era il fuoco.
(Italo Calvino | Fiabe Italiane)
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20120508
UN UOMO
L’intellettuale cechoviano
era un uomo che associava alla più profonda rispettabilità di cui un
uomo è capace, un’incapacità quasi ridicola [a tradurre] in azione i propri
ideali e principi; un uomo dedito alla bellezza morale, al benessere
della sua gente, al benessere dell’universo, ma incapace di concludere
alcunché di utile nella sua vita privata; un uomo che spreca la sua
esistenza provinciale in una caligine di sogni utopici; che sa con
esattezza che cosa è bene e per che cosa vale la pena vivere, ma nello
stesso tempo sprofonda sempre più nel fango di una monotona esistenza…
Un uomo buono che non sa agire bene… È infelice quest’uomo, e rende
infelici gli altri; non ama i propri fratelli, neanche le persone che
gli sono più vicine, ma solo le più remote… Erano uomini che potevano
sognare; non governare.
(Vladimir Nabokov | Lezioni Di Letteratura Russa)
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12:20
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VEDE
La faccenda, bàtenka, non sta nella donna. La faccenda sta in un sentimento vigliacchetto, sudicetto, bruttino... Al modesto giovanotto è dispiaciuto, vede, che non fosse stato lui ad avere la meglio. L'amor proprio, vede... Gli è venuta voglia di vendicarsi. Poi...
(Anton Čechov | Il Fiammifero Svedese)
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20120503
SIA CALDO CHE FREDDO
Vanda piangeva sul collo di lui, quel bagnato subito caldo e poi subito freddo lo indeboliva spaventosamente.
Poi lei gli disse nel collo: "Io lo vorrei il bambino."
"Il bambino lo avrai, te l'ho dato ed è tuo, lo avrai il bambino," diceva lui, ma non sapeva uscire dal buio che era nel collo di lei, non voleva vedere la luce.
(Beppe Fenoglio | La Paga Del Sabato)
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14:28
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UNA MONTAGNA DI COSE
Sua madre stava seduta davanti alla finestra e guardava i tetti della casa dirimpetto.
"Tu non esci mai la domenica?" le domandò.
Lei scosse la testa.
"Ti riposi?"
"Mi riposo le braccia e le gambe ma non la testa."
"Cos'hai nella testa?"
"Penso."
"A cosa pensi, madre?"
Sua madre alzò il mento come per indicare la cima di una montagna di cose.
(Beppe Fenoglio | La Paga Del Sabato)
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14:24
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LE PERSONE CHE LO AMAVANO
Lei scosse la testa e disse di no.
Lo prese un furore, nessuno che lo facesse infuriare come le persone che lo amavano, sua madre, adesso Vanda [...]. La mano gli tremava per la voglia di correre alla pistola, si sentiva capace di minacciarla con la pistola.
(Beppe Fenoglio | La Paga Del Sabato)
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QUALUNQUE ALTRA COSA
Finalmente arrivarono gli impiegati, otto, dieci, undici in tutto, non si mischiarono agli operai sull'asfalto, stettero sul marciapiede. Lui si nascose ditero l'orinatoio e li osservava attraverso i trafori metallici. 'Io dovrei fare il dodicesimo,' si disse, ma cominciò a scuotere la testa, non finiva più di scuoterla e diceva: "No, no, non mi tireranno giù nel pozzo con loro. Io non sarò mai dei vostri, qualunque altra cosa debba fare, mai dei vostri. Siamo troppo diversi, le donne che amano me non possono amare voi e viceversa. Io avrò un destino diverso dal vostro, non dico più bello o più brutto, ma diverso [...]
Ecco là gli uomini che si chiudevano fra quattro mura per le otto migliori ore del giorno, tutti i giorni, e in queste quattro ore nei caffè e negli sferisteri e sui mercarti succedevano memorabili incontri d'uomini, donne forestiere scendevano dai treni, d'estate il fiume e d'inverno la collina nevosa. Ecco là i tipi che mai niente vedevano e tutto dovevano farsi raccontare, che dovevano chiedere permesso anche per andare a casa a veder morire loro padre o partorire loro moglie. E alla sera uscivano da quelle quattro mura, con un mucchietto di soldi assicurati per la fine del mese, e un pizzico di cenere di quella che era stata la giornata.
(Beppe Fenoglio | La Paga Del Sabato)
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14:19
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PER LUNGO
"Come faremo, Ettore?"
"Faremo. Mamma, perdonami."
"Sì."
"No, dimmelo per lungo."
"Ti perdono."
(Beppe Fenoglio | La Paga Del Sabato)
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14:18
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IO TU
"Io posso dire di tuo padre cosa voglio, tutto quel che mi sento, sono l'unica che può. Tuo padre è tuo padre, è cieco e tu lo incanti come vuoi e per questo non ce l'hai mai con lui. Ma ce l'hai sempre con me perché io non sono stupida, io tu non m'incanti, perché io so quel che vuoi dire prima che tu parli, perché a me non la fai ed è per questo che ce l'hai sempre con me!"
(Beppe Fenoglio | La Paga Del Sabato)
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14:16
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20120422
PARLARE E ASCOLTARE
Erano ossa e basta, ossa dentro una bara, ma le loro ossa erano le sue ossa, e lui andò a mettersi più vicino che poteva a quelle ossa, come se la vicinanza potesse unirlo a loro e ricollegarlo a tutto quello che se n'era andato. Per i novanta minuti successivi quelle ossa furono la cosa che contava di più. [...] Una vola riunito a quelle ossa, non poteva più lasciarle, non poteva non parlare con loro, non poteva che ascoltare quello che dicevano.
(Piliph Roth | Everyman)
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VITALITÀ E CONSERVAZIONE
Questo era l'inesorabile trionfio della vitalità di lei sull'istinto di conservazione di lui, una forza, questa, di per sé non trascurabile. Era l'avventura più rischiosa della sua vita, quella, come cominciava solo confusamente a capire, che poteva distruggere ogni cosa. Solo di sfuggita gli sovvenne he poteva essere illusorio pensare, a cinquant'anni, di poter trovare un buco che sostituisse tutto il resto.
(Piliph Roth | Everyman)
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07:56
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MADRE E PADRE
Non era mai stato difficile capire i suoi genitori. Erano stati una madre e un padre. Non avevano molti altri desideri. Ma lo spazio occupato dai loro corpi adesso eera vuoto. La concretezza della loro vita non esisteva più.
(Piliph Roth | Everyman)
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VITA E MORTE
Esisteva solo il nostro corpo, venuto al mondo per vivere e morire alle condizioni decise dai corpi vissuti e morti prima di noi. Se si fosse potuto dire che aveva individuato una nicchia filosofica in cui collocarsi, eccola. l'aveva trovata presto e intuitivamete, e per quanto elementare, era tutta lì. Se avesse mai scritto un'autobiografia, l'avrebbe intitolata Vita e morte diun corpo maschile.
(Piliph Roth | Everyman)
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07:49
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20120410
MONDO APERTO
Seduce la discesa
come già l'ascesa.
Non vi è sconfitta che sia fatta solo di sconfitte giacché
il mondo da lei aperto è sempre una terra
prima
insospettata.
(William Carlos Williams | La Discesa)
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PIÙ NIENTE
Non so se ho paura della morte,
non so più niente da quando sono arrivata al mare.
(Marguerite Duras | C'est Tout)
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