20111015

IL POSTO DELLE FREGOLE

Per lui era finita e lo sapeva, il sangue gli pulsava rovente alle tempie nella piena consapevolezza di ognuna delle cose brutte e inconsolabili che lo aspettavano, il male, il treno dai capelli gialli, Chicago, l'isola, il ritorno sull'isola con la coda tra le gambe come un cane bastonato, e la colpa di chi era? Di chi? Di Gertude. Di quella stronza. Quell'idiota. Come avesse fatto a mettersi con una così era un mistero, così ignorante, insulsa, le scempiaggini da contadinotta pezzente che le uscivano di bocca, ma un po' di colpa ce l'aveva anche lui, lo sapeva, e tutto per la sua fregola, la sua fregola da cane. Dentro di sé vedeva i seni nudi e il ventre sodo e piatto, e quel punto lì tra le gambe, quel modo di ancheggiare quando, l'orcio di maubey in bilico sulla testa, scuoteva il sedere nel mercato di Bridgetown ripetendo Maubey, maubey, ti va anche qualcos'altro, signorino? Aveva diciassette anni ed era troppo debole per negarsi. D'accordo. E adesso era finita. Tutto rovinato. [...] Donne. Ti spremevano, oh, se ti spremevano. Ti spremevano. Ti spremevano. Finché non ti rimaneva nemmeno una goccia.
(T.C. Boyle | Le Donne)

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