20110429

UN ALTR'UOMO

Tutte quelle tracce del passato sembravano dirgli: "No, tu non ci lascerai, tu non diventerai un altr'uomo, tu resterai ciò che sei, coi tuoi dubbi, col tuo eterno malcontento, coi tuoi vani tentativi di perfezione, con le tue cadute, con la perpetua attesa di una felicità alla quale non sei destinato e che costituisce per te l'impossibile".
(Lev Tolstoj | Anna Karenina)

STATO PRESENTE

Si sentì a suo agio, e risolvette di accontentarsi del suo stato presente. Una sola cosa avrebbe ancora desiderato: diventar moigliore di quello che era stato finora.
(Lev Tolstoj | Anna Karenina)

20110428

DUNQUE

Seguendo il viale che conduceva al pattinaggio, Levin parlava tra sé: "Non bisogna turbarsi, bisogna esser calmo. Che vuoi? Che hai? Taci, dunque, imbecille!" diceva al suo cuore.
(Lev Tolstoj | Anna Karenina)

IL PRIMO ANTENATO

Inoltre Stepan Arkadevič, che amava la facezia allegra, si divertiva talvolta a far restare a bocca aperta un uomo pacifico qualunque, col dire che se ci s'inorgogliosisce della stirpe, non bisogna mai fermarsi al principe Rurik e rinnegare il primo antenato: la scimmia.
(Lev Tolstoj | Anna Karenina)

20110426

STRINGI STRINGI

Come sempre la considerazione della propria morte lo rasserenava tanto quanto lo aveva turbato quella degli altri; forse perché, stringi stringi, la sua morte era in primo luogo quella di tutto il mondo?
(Giuseppe Tomasi Di Lampedusa | Il Gattopardo)

NÉ L'UNO NÉ L'ALTRA

Né l'uno né l'altra erano buoni, ciascuno pieno di calcoli, gonfio di mire segrete; ma entrambi erano cari e commoventi mentre le loro non limpide ma ingenue ambizioni erano obliterate dalle parole di giocosa tenerezza che lui le mormorava all'orecchio, dal profumo dei capelli di lei, dalla reciproca stretta di quei loro corpi destinati a morire.
(Giuseppe Tomasi Di Lampedusa | Il Gattopardo)

PITTSBURGH, PENN.

Nel soffitto gli Dei, reclini su scanni dorati, guardavano in giù sorridenti e inesorabili come il cielo d'estate. Si credevano eterni; una bomba fabbricata a Pittsburgh, Penn. doveva nel 1943 provar loro il contrario.
(Giuseppe Tomasi Di Lampedusa | Il Gattopardo)

REQUISITO ESSENZIALE

"[...] Appartengo a una generaazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d'illusioni; e che cosa se ne farebbe il Senato di me, di un legislatore inesperto cui manca la facoltà di ingannare se stesso, questo requisito essenziale per chi voglia guidare gli altri?"
(Giuseppe Tomasi Di Lampedusa | Il Gattopardo)

LA VERA CAUSA

Queste fantasie del primo mattino erano quanto di peggio potesse capitare a un uomo di mezza età; e benché don Fabrizio sapesse che erano destinate a svanire con l'attività del giorno ne soffriva acutamente perché era ormai abbastanza esperto per sapere che esse lasciavano in fondo all'anima un sedimento di lutto che, accumulatosi ogni giorno avrebbe finito per essere la vera causa della morte.
(Giuseppe Tomasi Di Lampedusa | Il Gattopardo)

IN FONDO ALLA BOTTE

La ricchezza, nei molti secoli di esistenza si era mutata in ornamento, in lusso, in piaceri; soltanto in questo; l'abolizione dei diritti feudali aveva decapitato gli obblighi insieme ai privilegi, la richezza come un vino vecchio aveva lasciato cadere in fondo alla botte le fecce della cupidiga, delle cure, anche quelle della prudenza, per conservare soltanto l'ardore e il colore. Ed a questo modo finiva con l'annullare se stessa: questa ricchezza che aveva realizzato il proprio fine era composta solo di oli essenziali e come gli oli essenziali evaporava in fretta.
(Giuseppe Tomasi Di Lampedusa | Il Gattopardo)

DOVE DIO VOLEVA

Sul terreno rossiccio le piante crescevano in fitto disordine, i fiori spuntavano dove Dio voleva e le siepi di mortella sembravano disposte per impedire più che per dirigere i passi. [...] Da ogni zolla emanava la sensazione di un desiderio di bellezza presto fiaccato dalla pigrizia.
Ma il giardino, costretto e macerato fra le sue barriere, esalava profumi untuosi, carnali e lievemente putridi come i liquami aromatici distillati dalle reliquie di certe sante; i garofanini sovrapponevano il loro odore pepato a quello protocollare delle rose ed a quello oleoso delle magnolie che si appesantivano negli angoli; e sotto sotto si avvertiva anche il profumo della menta misto a quello infantile della gaggìa ed a quello confetturiero della mortella, e da oltre il muro l'agrumeto faceva straripare il sentore di alcova delle prime zàgare.
Era un giardino per ciechi [...]
(Giuseppe Tomasi Di Lampedusa | Il Gattopardo)

20110424

SOPRA OGNI ALTRA COSA

"Signore, se pensassi che mi stai ascoltando, pregherei per questo sopra ogni altra cosa: che ogni chiesa creata in tuo nome rimanga povera, priva di potere, modesta. Che non eserciti nessuna autorità se non quella dell'amore. Che non ripudi mai nessuno. Che non possieda beni materiali e non promulghi leggi. Che non condanni ma perdoni solo. Che non sia come un palazzo con i muri di marmo e i pavimenti lucenti, ma come un albero con le radici che affondano nel terreno, che protegge ogni specie di uccello e di animale e che fiorisca a primavera e offra ombra con il sole rovente e dia frutti quando è stagione, e che quando sarà il momento dia il suo ottimo e sano legno al falegname; ma che sparga molte migliaia di semi affinché nascano dei nuovi alberi al posto suo.
(Philip Pullman | Il Buon Gesù E Il Cattivo Cristo)

20110423

PERSUASO

Così parlava sgridando in petto il suo cuore.
E il cuore rimaneva persuaso, pazientando tenacemente; ma lui, Odisseo, si rivoltava di quà e di là.
(Omero | Odissa)

COSE GIÀ DETTE

Ma perché narrarati questo? Già ieri lo contavo in casa a te e alla tua forte sposa. Ed è odioso per me raccontare un'altra volta cose già dette.
(Omero | Odissa)

VENTRE CANE

Niente c'è di più cane del ventre odioso, che obbliga a ricordarsi di lui per forza, anche se uno è sfinito ed ha dentro il cuore l'angoscia, come me.
(Omero | Odissa)

PER TUTTO L'ANNO

Qui crescono alberi alti, lussureggianti: peri e melograni e meli dagli splendidi pomi e fichi dolci e ulivi rigogliosi. Mai il loro frutto muore e viene a mancare né d'invenro né d'estate, per tutto l'anno: ma sempre il soffio di Zefiro spirando fa nascere gli uni e maturare gli altri. La pera invecchia sopra la pera, la mela sopra la mela, grappolo sopra grappolo e fico sopra fico.
E là è piantata una vigna dai molti frutti. E di essa, una zona aprica in luogo piano si cuoce al sole; e intanto vendemmiano altre uve, e altre ancora ne pigiano. Sul davanti i grappoli sono acerbi, e altri cominciano ad annerire.
E là presso l'ultimo filare germogliano aiuole di erbaggi di ogni sorta: sono ben curate e verdeggiano lustre per tutto l'anno.
E ci sono due fonti: l'una si spande per l'intero orto, l'altra riversa le sue acque dalla parte opposta, sotto la soglia del cortile, davanti all'alta casa.
(Omero | Odissa)

20110402

PROMEMORIA

Inciampò in altre macerie e le aggirò, e poi di colpo si ritrovò sul margine del piazzale tra le Twin Towers - paesaggio di un altro pianeta, elettrico di lampi, acceso da luci caustiche, ostile. Indietreggiò. La cenere aveva formato un tappeto di qualche centimetro e continuava a cadere a fiocchi, coprendo le orme in fuga. [...] Promemoria, relazioni, taabulati, estratti conto e Post-it turbinavano intorno a loro come spiriti che dipartivano. Uomini e donne uscivano di corsa dall'edificio, alcuni gridando, con la ventiquattrore sulla testa, anche se quello che cadeva sul piazzale era molto più grosso delle loro ventiquattrore. L'acciaio fuso colava come fosse caramello dai piani più alti delle torri, frammentandosi in meravogliose scintille di scheggie incandescenti quando toccava il terreno freddo.
(Ken Kalfus | Uno Stato Particolare Di Disordine)