20141219

L'UNA DI FRONE ALL'ALTRA

Vedevo colonne in marcia di queste anime senza redenzione affollarsi lontano sui ponti che conducevano all'altra sponda, o venirmi incontro nelle gallerie, lo sguardo fisso, freddo e spento. Talvolta le scorgevo anche in disparte, in una di quelle catacombe dove, con indosso piumaggi frusti e polverosi, stavano accucciate in silenzio l'una di fronte all'altra, sul pavimento di pietra, nell'atto di rasparlo con le mani.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

QUASI AL DI LÀ DEL TEMPO

Tutti i momenti della nostra vita mi sembrano allora raccolti in un unico spazio, proprio come se ciò che accadrà in futuro esistesse già e aspettasse soltanto il nostro arrivo, così come noi, a seguito di un invito accettato in precedenza, arriviamo in una certa casa a una certa ora. E non potremmo immaginare, proseguì Austerlitz, di avere appuntamenti anche nel passato, in ciò che è già avvenuto e in gran parte è scomparso, e di dover cercare proprio nel passato luoghi e persone che, quasi al di là del tempo, hanno con noi un rapporto?
(W. G. Sebald | Austerlitz)

PARTI DEL MIO CORPO

Sentivo di dover gridare, e dalle labbra non mi usciva alcun suono, volevo scendere in strada, ed ero incapace di muovermi; anzi una volta, dopo una lunga e tormentosa contrazione, vidi me stesso letteralmente schiantare di dentro e parti del mio corpo finire sparse in una zona buia e remota.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

LA PREISTORIA DELLA MIA PERSONA

Non leggevo i giornali perché, come oggi so, temevo le cattive notizie, accendevo la radio solo a determinate ore, perfezionavo sempre più i miei meccanismi di difesa creando attorno a me una specie di cordone sanitario, in grado da immunizzarmi da qualsiasi cosa avesse un pur remoto legame con la preistoria della mia persona, che si era adeguata a vivere in uno spazio sempre più ristretto.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

PROPRIO COME I VIVI

Proprio come i vivi, anche i morti, se sono allo stretto, si spingono verso la periferia in zone meno densamente popolate, dove possono trovare la pace a una giusta distanza l'uno dall'altro.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

DOPO UNA LUNGA ASSENZA

A voler considerare la lingua come una vecchia città con il suo intrico di vicoli e piazze, con quartieri dalla genesi remota, con rioni demoliti, risanati e di nuova costruzione, e con sobborghi che sempre più si estendono all'intorno, io potevo paragomarmi a un uomo che, dopo una lunga assenza, non si ritrova più in tale agglomerato, non sa più a cosa serva una fermata, né cosa siano un cortile, un incrocio, un boulevard o un ponte.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

STANCO PER AVER TANTO PENSATO E RICORDATO

Austerlitz mi disse che a volte se ne stava seduto lì per ore e disponeva quelle fotografie [...] con il tergo rivolto verso l'alto, come per un solitario, e poi, tornando sempre a meravigliarsi di ciò che vedeva, le girava una dopo l'altra, disponeva le immagini qua e là e le sovrapponeva in un ordine risultante da somiglianze specifiche, oppure le toglieva dal gioco finchè restava soltanto la grigia siuperficie del tavolo e lui, stanco per aver tanto pensato e ricordato, era costretto a sdraiarsi sull'ottomana.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

IL PRESENTIMENTO DELLE IMMANI DISTANZE

A tutt'oggi nessuno sa come riescano a far rotta verso il luogo di origine questi animali destinati ai viaggi in un vuoto tanto minaccioso e ai quali il presentimento delle immani distanze da superare deve certo quasi spezzare il cuore nel petto.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

PREDA DI UN MUTO ORRORE

[...] quando ci fermammo sull'ampio scalone di pietra, colonizzato da felci di lingua cervina e altre erbacce, e guardammo su verso le finestre cieche, ci parve che la casa fosse preda di un muto orrore per la fine ignominiosa che presto le sarebbe toccata.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

OLTRE LA FINE DELLA VITA

Nei mesi più caldi non è raro che uno o l'altro di questi insetti notturni si smarrisca e mi capiti in casa per sbaglio [...]. Se l'indomani mi sveglio di buon'ora, li vedo posati, immobili, in un qualche punto sulla parete. Sanno, credo, disse Austerlitz, di essere smarriti perché, se non vengono fatti di nuovo uscire usando tutta la delicatezza possibile, rimangono lì fermi finché non esalano l'ultimo respiro, anzi, con i minuscoli artigli irrigiditi nello spasmo dell'agonia, restano aggrappati al luogo della loro sventura oltre la fine della vita, sino a quando un soffio di vento non li stacca e li disperde in un angolo polveroso.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

UNA FORMA PRELIMINARE DI TERRORE

Nel migliore dei casi si guarda [il Palazzo di giustizia di Bruxelles] meravigliati, e questa meraviglia è una forma preliminare di terrore, perché naturalmente qualcosa ci dice che gli edifici sovradimensionati gettano già in anticipo l'ombra della loro distruzione e, sin dall'inizio, sono concepiti in vista della loro futura esistenza di rovine.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

DISTANTI GLI UNI DAGLI ALTRI

Il luccichio d'oro e d'argento sulle gigantesche specchiere semicieche dirimpetto al lato delle finestre non si era ancora spento del tutto che già un crepuscolo d'oltretomba pervase la sala in cui, distanti gli uni dagli altri, erano seduti, immobili e silenziosi, alcuni viaggiatori.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

20141115

NOT SPLINTER OR SHATTER

To write something which was of enduring beauty, this was the ambition of every writer: as it was the ambition of the joiner and architect and constructor of any kind. It was not the beauty but the endurance, for endurance was beautiful. It was also all that we could do. It was a consolation, even a high and positive joy, to make something true: some table, which, sat on, when it was ment only to be eaten off, would not splinter or shatter. It was not for the constructor that the beauty was made, but for the thing itself. 
(T. H. White | The Goshawk)

MUCH OR EVEN

It was like death in a way, something too vast to hurt much or even to upset you.
(T. H. White | The Goshawk)

MY PRESENT ME

I had gone half bird myself, transferring my love and interest and livelihood into its future, giving hostages to fortune as madly as in marriage and family cares. If the hawk were to die, almost all of my present me would die with it.
(T. H. White | The Goshawk)

STATE OF CONFUSION

In this state of confusion I thought it better to remain unacquainted with any law, while attempting to be as humane as possible.
(T. H. White | The Goshawk)

STILL LESS

To divest oneself on unecessary possessions, and mainly of other people: that was the business of life.
One had to find out what things were not necessary, what things one really needed. A little music and liquor, still less food, a warm and beautiful but not to big roof of one's own, a channel for one's creative energy and love, the sun and the moon.
(T. H. White | The Goshawk)

NEXT PICTURE

This brings in the next picture, not that of endurance by night nor of the ceaseless daily hardihood implicit in this kind of colonist's existence, but the picture of the weather and the season.
(T. H. White | The Goshawk)

20141111

IN QUANTO TALE

La verità resiste in quanto tale soltanto se non la si tormenta.
(Friedrich Dürrenmatt | La Morte Della Pizia)

QUIETO VIVERE, PERFETTA SINTONIA

Mi interessava sapere come mai gli uomini si lasciano opprimere: per amore del quieto vivere, ho concluso, che spesso li induce adirittura a inventarsi le teorie più assurde per sentirsi in perfetta sintonia con i loro oppressori, come del resto gli oppressori escogitano teorie non meno assurde pur di riuscire a illudersi di non opprimere gli individui su cui esercitano il loro dominio.
(Friedrich Dürrenmatt | La Morte Della Pizia)

CONOSCERE IL FUTURO

Mi sono sempre stupito e continuo a stupirmi immensamente che gli uomini siano tanto ansiosi di conoscere il futuro. Sembra quasi che preferiscano l'infelicità alla felicità.
(Friedrich Dürrenmatt | La Morte Della Pizia)

PIETRE E COLONNE

La Pizia abbracciò con lo sguardo i cantieri che avava davanti: era notte, pietre e colonne giacevano dapperutto [...]; un giorno, pensò, in quel luogo ci sarebbero state soltanto rovine.
(Friedrich Dürrenmatt | La Morte Della Pizia)

TANTO PER CAMBIARE

Da tempo ormai quel che accadeva in Grecia non le importava più: che il matrimonio di Agamennone scricchiolasse o meno, e con chi se la facesse Elena, tanto per cambiare, era privo per lei di qualsiasi interesse.
(Friedrich Dürrenmatt | La Morte Della Pizia)

20141110

COME SUONAVA

"Hai ancora intenzione di partire?" mi chiese Ahmad con voce triste.
Questo mi piacque. Mi piacque come suonava.
(Samir El-Youssef | Gaza Blues)

20141109

LA PROVA FALLISCE

Le otto e mezzo. Helbling estrae il suo orologio da tasca per confrontare i tratti di quello con i tratti del grande orologio dell'ufficio. Sospira, sono trascorsi solamente dieci piccoli, minuscoli, sottili, delicati e appuntiti minuti, e ha davanti a sé grasse e comode ore. Si studia di provare se gli è possibile concepire l'idea che adesso deve lavorare. La prova fallisce, ma ha tuttavia modificato un po' i tratti dell'orologio. Si solo dileguati altri cinque, graziosi, cari minuti. Helbling ama i minuti che sono trascorsi, ma in compenso odia quelli che stanno per arrivare e quelli che gli danno l'impressione di non voler proprio andare avanti. Gli verrebbe da prenderli a botte ogni volta, quei pigri minuti. Mentalmente ammazza di colpi le lancette dei minuti. Le lancette delle ore non osa neppure guardarle, altrimenti ha motivo di temere che cadrebbe svenuto.
(Robert Walser | Storie)

DI TUTTE LE MATTINE

Ci sono mattine nelle botteghe dei calzolai, mattine nelle strade e mattine sui monti, e le ultime potrebbero essere, quasi con certezza, ciò che vi è di più bello al mondo, ma decisamente una mattina in banca dà ancora più da pensare. Supponiamo dunque che sia lunedì mattina, giacché di tutte le mattine della settimana è la più mattinale, e l'odore del lunedì mattina si distribuisce alla perfezione negli uffici di contabilità dei grandi istituti bancari.
(Robert Walser | Storie)

FATICOSO

Una grande azione non cancella il susseguirsi faticoso dei giorni.
(Robert Walser | Storie)

PADRONI IN PATRIA

Che importava ora che si fosse padroni in patria, da qualche parte in Argovia o in Svezia, di un castello e gente, e avere una bella moglie, servi, serve, frutteti, campi e boschi e gabelle e i più squisiti privilegi? Tutto ciò faceva ancora più amaro e penoso il morire in queste pozzanghere, stretti tra il ginocchio saldamente puntato d'un folle pastore e una zolla di terra.
(Robert Walser | Storie)

SOFFRO, DUNQUE DEVE

Il mio amore per l'arte è palese, ma io non so quanto sia grande, e neppure lo misuro; io ne soffro, dunque dev'essere grande.
(Robert Walser | Storie)

TEMERARIE, OMICIDE

Nubi sporche, mostruose, scivolano sulle teste dei monti come grandi, temerarie mani omicide intorno alle fronti.
(Robert Walser | Storie)

NIENTE DA FARE

Fa una passeggiata. Perché, si chiede sorridendo, proprio lui non deve avere niente da fare, niente da colpire e da sovvertire? Sente come la linfa e le forze in lui gemono sommesse. La sua anima intera spasima per uno sforzo fisico.
(Robert Walser | Storie)

ULTIMA, INTANGIBILE

I volti delle montagne innevate sono tanto pallidi, in ogni cosa regna una bellezza ultima, intangibile. I cigni che nuotano avanti e indietro tra le canne sembrano stregati di bellezza e di luce vespertina. L'aria è malata.
(Robert Walser | Storie)

UN'IDEA CARINA

Naturalmente scrive versi. Di tanto in tanto si reca in carrozza a Berna da amici letterati e vi legge quel che gli è capitato di scrivere. Lo colmano di lodi, certo, ma nel complesso trovano che l'uomo è un po' inquietante. Scrive «La borocca rotta». Ma a che vale tutto questo? È arrivata la primavera. I prati intorno a Thun sono pieni zeppi di fiori, tutto profuma, ronza, s'affaccenda, risuona e poltrisce, al sole c'è da impazzire dal caldo. [...] Maledice il suo mestiere. Voleva fare il contadino quando è venuto in Svizzera. Un'idea carina, quella. A Potsdam è facile averne del genere. Per i poeti, in generale, è facile escogitare una cosa. Spesso sta seduto alla finestra.
(Robert Walser | Storie)

IL PIÙ MINUSCOLO DEI REQUISITI

Tutto in lei è nascosto, mascherato, sommerso, arido, legnoso. In cuor suo potrebbe essere il più ardente degli uomini, travagliato, che so, da fervide passioni, ma in lei niente affiora alla superficie, niente trova espressione. Lei parla con buona proprietà di linguaggio, così da far sentire quanto sono giusti i suoi giudizi, quanto oneste le sue considerazioni sulle cose, ma questo, ragazzo mio, è il più minuscolo dei requisiti che si pretendono da un artista esordiente.
(Robert Walser | Storie)

20141107

I PARTICOLARI

Era una strana epoca, quella. È meglio tacere i particolari dell'ordine sociale del mondo di allora poiché ci si dovrebbe troppo arrabbiare.
(Robert Walser | Storie)

SE NON ALTRO

Possedevo se non altro una carta geografica, era appesa alla parete del mio studio, e lì, finché ne avevo voglia, io potevo correre per il vasto mondo con la punta del naso o del dito. La grande, sterminata Russia mi incantava già come massa. Nel cuore di questa massa possente, proprio come il punto centrale in un centro, saldo, bello, integro, era la città di Mosca che la neve inargentava.
(Robert Walser | Storie)

CHE COSA È AVVENUTO

Come sembra adesso abbandonato e negletto il vecchio edificio! Grazie a dio nessuno ci fa caso, perché se l'architetto venisse a restaurarlo con l'ausilio di un paio di occhiali da erudito... mi si conceda, quest'idea, di mandarla giù senza pensarci oltre. Che cosa è avvenuto di noi popolo se ci è dato di possedere il bello ormai solo nei sogni.
(Robert Walser | Storie)

DOMENICA/2

È curioso come in una simile mattina di domenica ci si guarda negli occhi quasi si avesse qualcosa da dirsi, e invece, ci si dice, non si ha proprio niente da dire.
(Robert Walser | Storie)

DOMENICA/1

Per di più, in un parco è come se fosse sempre domenica, perché è sempre un po' malinconico e quel che è malinconico suscita un acuto ricordo di casa: in fondo le domeniche le abbiamo avute soltanto a casa, dove siamo stati bambini. C'è, nelle domeniche, un gusto di genitori e bambini.
(Robert Walser | Storie)

SPIRITO E LINGUA

L'indossare calzoni presentava il vantaggio che le donne ponevano spirito e lingua nel proprio passo, il quale, nascosto sotto la gonna, si sente meno osservato e giudicato.
(Robert Walser | Storie)

NULLA PIÙ

Il momento (fortuna che fosse solo un momento) fu terrificante. A un tratto l'aria si fece dura come un sasso o anche di più. [...] e lo stesso spazio finì per liquefarsi in una massa giallognola, fredda, indefinibile, che non aveva principio né fine, né misura, né qualcosa, bensì era il nulla più. Del nulla neppure noi siamo più in grado di scrivere nulla.
(Robert Walser | Storie)

DI POCA IMPORTANZA

Emmanuel si era scovato un angolo nel bosco al riparo da tutto il mondo, e dov'egli era solito poetare con molto piacere. A tale intento scriveva versettini garbati e di poca importanza in un taccuino che aveva ereditato da suo nonno, e sembrava assai soddisfatto di questa sua occupazione. E in verità, perché non doveva esserlo? Il posto nel bosco era così quieto e gradevole, il cielo al di sopra così sereno e azzurro, le nuvole così divertenti, gli alberi di fronte, al margine del bosco, così svariati e di colore così squisito, il prato così morbido, il ruscello che irrigava quel prato solitario così rinfrescante, che il signor Emmanuel sarebbe dovuto essere un pazzo se si fosse sentito altrimenti che felice.
(Robert Walser | Storie)

20141106

URLA E GFRIDA

Sono io quell'uomo, ne sono il risultato, ne sono il compendio, sono il bipede implume che venne su dal fango, creando l'amore e la legge dall'anarchia di quella feconda esistenza che nella giungla lanciava le sue grida e le sue urla. Sono io tutto ciò che quell'uomo era e quanto divenne in seguito.
(Jack London | Il Vagabondo Delle Stelle)

ALLA FINE DI TUTTO

Ahimé, pensavamo che i cieli su cui noi scrivevamo tutti i nostri umili aneliti e tutte le umili cose che facevamo o sognavamo di fare non mutassero mai. [...] E qui dentro, ora che siamo giunti alla fine di tutto, studiando libri di astronomia attinti alla biblioteca del carcere, apprendo che anche i cieli sono in continuo mutamento, e subiscono la deriva delle stelle, così come la terra subisce le derive degli uomini.
(Jack London | Il Vagabondo Delle Stelle)

AI MIEI OCCHI

Erano pazzi, pazzi da legare, ma ai miei occhi, che non conoscevano altro, quella era la vita.
(Jack London | Il Vagabondo Delle Stelle)

IN MANIERA SPAVENTOSA

Ero addirittura estasiato dalle costole, che sporgevano in fuori in maniera spaventosa. La sola vista dei vuoti tra l'una e l'altra mi trasmetteva un senso di esaltazione o, per usare un termine più adatto, di santità.
(Jack London | Il Vagabondo Delle Stelle)

C'È POCO DA DIRE

Tutta questa gente assumeva ai mie occhi l'aspetto di escrescenze fetide e malsane che dovevo strappare via dal mio cammino e dal mondo. Avevo, di fronte a loro, la stessa rabbia che il leone catturato ha nei confronti delle reti che lo imprigionano. Mi circondavano da ogni parte, ero in trappola, c'è poco da dire. Non mi restava altra via di scampo che abbatterli, schiacciarli e poi calpestarli sotto i piedi.
(Jack London | Il Vagabondo Delle Stelle)

UN QUID IN PIÙ

Nella definizione inventata da un bambino, secondo cui la memoria è quella cosa con cui si dimentica, c'è un quid in più di quel granello di verità che s'annida anche nelle cose sbagliate. Se riuscire a dimenticare è segno di sanità mentale, il ricordare senza posa è ossessione e follia.
(Jack London | Il Vagabondo Delle Stelle)

RABBIOSI E CATTIVI

"Non sono morti del tutto, caro mio, prima devono marcire, devono sparire nella terra, il più presto possibile, andarsene, buttar via tutto. Credimi, non è facile dimenticare; noi li dimentichiamo, ma loro, poveretti, restano oltre il nostro ricordo. La terra, serve poco; sai, ci vogliono anni per marcire, per liberarsi della carne; e poi le ossa, dure come pietre, che si sciolgono un poco, un poco alla volta, caro mio: dopo dieci anni si spellano un pochino; dopo altri dieci, se la terra è buona e l'acqua vien giù a diluvi, allora cominciano a marcire, ma poco, soltanto alla superficie. Così passa il tempo e loro stanno lì fermi senza muovere un dito, rabbiosi e cattivi, ad aspettare i temporali per fare più presto. Poi, poi c'è la cosa più brutta di tutte."
(Goffredo Parise | Il Ragazzo Morto E Le Comete)

LUNGO LE TEMPIE, DENTRO GLI ORECCHI

Lacrime gli scorrono lungo le tempie e qualcosa gli scivola affettuosamente dentro gli orecchi come per attutire la sua sventura.
(Goffredo Parise | Il Ragazzo Morto E Le Comete)

A QUESTO MONDO

Tutti a questo mondo stanno dimenticando la grande festa; tutti ritornano scontenti, calmi, il loro cuore diventa quotidiano.
(Goffredo Parise | Il Ragazzo Morto E Le Comete)

ATTRAVERSO LA LORO PUPILLA

Edera! Prima di sposarsi era una stracciona e non aveva neppure da mangiare, ora che ne ha sembra ancora una stracciona; ma solo il ragazzo lo comprende. Lei gli regala tutto, lì, in quella barchetta tremolante a pelo d'acqua: dà gli occhi azzurri, le mani, le gambe lisce e pulite, i denti bianchi, dà a lui il suo odore di stracciona vergine; per sentirlo bisogna andare nei giardini botanici intricati di verde, guardare i piccoli pesci che guizzano lungo la pietra spugnosa in fondo alla vasca e penetrare con un salto attraverso la loro pupilla nell'orto di Alì, il vecchio persiano bonario.
(Goffredo Parise | Il Ragazzo Morto E Le Comete)

MENTRE NOI ERAVAMO FUORI

Quella in campagna fu una bella giornata. Peccato che proprio quella notte bombardassero la città mentre noi eravamo fuori; non avevamo mai perso un bombardamento, e lo spettacolo degli scoppi e delle colonne di fumo che salivano nel cielo arroventato ci diede la malinconia e ci giastò il sonno.
(Goffredo Parise | Il Ragazzo Morto E Le Comete)

20141031

DETTO TRA NOI

"Detto tra noi, le vere Scritture sono proprio le pergamene non scritte come queste. Ma capisco benissimo che il popolo [...] è troppo sciocco e ignorante per crederci, e quindi non ci resta che consegnare ai pellegrini delle copie sulle quali ci sia scritto qualcosa".

(Wu Ch'êng-ên | Lo Scimmiotto)

TUTTO COSTERNATO

Tutt'a un tratto videro in acqua un corpo che la corrente veloce trascinava. Tripitaka lo guardava tutto costernato, ma Scimmiotto si mise a ridere. "Non aver paura, Maestro," disse. "Quello sei tu."

(Wu Ch'êng-ên | Lo Scimmiotto)

A GIUDICARE DALL'ODORE

"Quando siamo entrati, ho visto una portinica sulla destra," disse Scimmiotto. "A giudicare dall'odore he ne usciva, direi che dev'essere un posto di trasmigrazione metabolica. [...]"

(Wu Ch'êng-ên | Lo Scimmiotto)

VINO E POESIA

Bastano vino e poesia a far dell'oggi un girno felice,
Le grandi imprese avranno il loro giorno, e la grloria si degni
          di aspettare.

(Wu Ch'êng-ên | Lo Scimmiotto)

OSCURE VERITÀ

Chi affida a orecchie indegne le oscure verità,
Senza scopo affatica le mascelle e gli si secca la lingua.

(Wu Ch'êng-ên | Lo Scimmiotto)

20141028

DIMENTICO D'OGNI SVENTURA

Eleonora vide gli occhi di Mattia e pensò: "Forse è capace di poesia al modo dei provenzali o dei siciliani". Mattia vide il taglio delle labbra, armonioso, i denti bianchi, piccoli, incantevoli anche se disordinati. Vide l'ombra dei falchi proteggere Eleonora dal sole. Eleonora vide paura, pena, disillusione nel volto di Mattia. Mattia imparò a inanellare parole in filastrocche: «Donna che dolce il labbro muovi, rosa che danzi ai venti cantando, sogni nuovi nemici di lacrime e lamenti, dimmi: che sarà di noi?». Eleonora si divertì a rotolare sull'erba vincendo alla lotta Mattia. Mattia incantato sentì Eleonora parlare con sapienza di grifoni, coltelli, mufloni, dell'alba, delle stelle e di galli sultani. Eleonora rise alle smorfie di Mattia che provava a cavalcare senza sella. Mattia con stupore scoprì che ogni muschio rivela messaggi. Eleonora scoprì con stupore che Mattia trovava un fiore nascosto dall'erba, distante un tiro di pietra, seguendo il profumo. Mattia vedendo Eleonora bagnarsi alla fonte ebbe paura di morire. Eleonora vedendogli occhi di voglia di Mattia sentì nuova grazia governare i movimenti del corpo nell'acqua. Mattia pensò che una delusione l'avrebbe uccuso.
Il profumo nei capelli di Eleonora,  erba fresca, arance mature, vento del mese di fiore d'asfodelo.

«Hai gambe di cerva giovane alla fonte, seno bello come i colli del Mandrolisai.»
«Hai gli occhi di velluto, braccia forti, denti sani.»

I petali che Mattia usò per rendere gloria al corpo di Eleonora. I canti di Eleonora per mascherare gridi di piacere. Il bianco degli occhi di Mattia dimentico d'ogni sventura.

«Una volta da bambino entrando in una camera buia del castello...»
«Quando Martina mi ha insegnato a chiamare il falco sulla mano...»

Parlare. Ascoltare. Trovare racconti mai narrati, dirli con gioia. Scoprire l'altro nelle storie che racconta.

«Barnaba aveva un'anima, non tutto il male...»
«Il cavallo si è azzoppato sul monte, il ritorno...»

Carezze d'occhi. Labbra, lingua, pelle, nell'acqua fredda del torrente, sull'erba umida schiacciata dai corpi e morbida, sulle foglie cadute pungenti e calde di sole, sotto il leccio, sotto la sughera, sotto l'arancio.

(Sergio Atzeni | Passavamo Sulla Terra Leggeri)

20140910

I'M

I'm glad I've got skin, I'm glad I've got eyes
I'm glad I got hips, I'm glad I've got thighs
I'm glad I'm allowed to say the things I feel
I'm glad I got hair, glad I got ears
I'm glad I got lungs, I'm glad I got tears
Glad that I never ever know what's real
I'm glad I got lost
I'm glad I'm confused
I'm glad I don't know what I like
I'm glad I got stoned
I'm glad I got high
I'm glad I found out I'm alright
I'm glad when the sex is not so great
I'm glad that I doubt, I know what they say
I'm glad when I get my girlfriends names confused
I'm glad I know how my life will end
I'm glad I don't have no common sense
I'm glad the things are wrong I thought I knew
I'm glad I'm a mess
I'm glad you don't mind
I'm glad you're better than me
I'm glad that I changed
I'm glad I'm not nice
I'm glad it's the way, it must be
I'm glad I can't see beyond myself
I'm glad when the conversation ends
It's good when it's bad, I'm glad it's not worrin' me

(David Byrne | Glad)

20140726

VUOTO STUPEFACENTE

Non c'era niente da vedere. Potevo solo ascoltare. Era solo ascolto. Mi ascoltavo spegnermi nella gabbia di legno nascosta sotto quasi due metri di terra. Mi ascoltavo morire. Quel che mi restava di esistenza era incastrato nella cecità assoluta della mia abitazione sotterranea. Per un misfatto che non ho commesso, hanno permesso che la mia vita finisse in un luogo senza legami di tempo o di spazio con l'esterno. Ero perduta nel vuoto stupefacente che ad Haiti chiamano zombie.
(René Depestre | Hadriana In Tutti I Miei Sogni)

MOLTO CALDO

Nella mia vita di ragazza felice, vi erano allora tre stagioni: lato giardino, lato cortile, lato mar dei Caraibi. Faceva molto caldo ovunque.
(René Depestre | Hadriana In Tutti I Miei Sogni)

LA MORT, L'AMOUR, LA VIE

Tu es venue le feu s'est alors ranimé
L'ombre a cédé le froid d'en bas s'est étoilé
Et la terre s'est recouverte de la ta chair claire.
(Paul Elouard in René Depestre | Hadriana In Tutti I Miei Sogni)

QUARTO EPISODIO

Al punto più basso della fossa di reificazione degli uomini, ai confini della morte e della frantumazione delle passioni, la limite delle difficoltà di esistere, ci sarebbero il tempo e lo spazio esistenziale dello zombie. Senza vita personale, senza stato civile, immatricolato al cimitero, strappato alla famiglia, al tempio, al gioco, alla danza, al coito, all'amicizia, alla vita; costretto giorno e notte nelle sole componenti fisiologiche e fisiche della forza lavoro, lo zombie aggiungerebbe un quarto episodio ai tre scenari classici della storia dei negri: bruti idioti da tenere curvi sulla gleba; bambini cresciuto da evangelizzare; negri in collera orgogliosi della negritudine, da recuperare con botte da orbi.
(René Depestre | Hadriana In Tutti I Miei Sogni)

ALLA CONFLUENZA DELLE CORRENTI

Il fenomeno zombie si situerebbe alla confluenza delle correnti di magia che, nelle diverse culture del pianeta, hanno deposto uova fantastiche nei nidi dei culti agrari ai quali il vodù e la sua singolare "voderia" sono imparentati. Lo stregone rurale, fabbricante di zombie haitiani, come il suo omologo del Medio Evo e dell'inizio dell'età barocca, è un dispensatore sia di beneche di male.
(René Depestre | Hadriana In Tutti I Miei Sogni)

EFFETTI UGUALMENTE DEVASTANTI

[La terra di Jacmel] pareva soggetta a un cupo destino, sballottata da onde di vicessitudini maligne in cui intervenivano, con effetti ugualmente devastanti, fautori insaziabili di desolazione e di rovine, quali il fuoco, il ciclone, la siccità, la frambolesia, la presidenza a vita, il paludismo, lo Stato, l'erosione, i papadocus, collegati tra loro nei moti di una specie di osmosi ineluttabile.
(René Depestre | Hadriana In Tutti I Miei Sogni)

LE ANTENNE SPEZZATE

Era nuda dalla punta dei piedi ai capelli, meravigliosamente, nuda dappertutto. Tuttavia, al di sotto dell'ombelico la sua carne vergne aveva del prodigioso! Fun un capogiro per la farfalla. Ne ebbe le antenne spezzate! Nelle sue sfarfallate per le isole non aveva mai visto tra le cosce di una ragazza una conca così regalmente fiorita.
(René Depestre | Hadriana In Tutti I Miei Sogni)

20140718

O.K.

I'm okay with my decay
I have no choice I have no voice
I have no say on my decay
I have no choice so I'll rejoice

(Grandaddy | O.K. With My Decay)

20140611

NON SOLO LECITO MA ANZI NECESSARIO

Coloro che di professione attendono alle arti e agli studi sono sempre lacerati dallo stesso conflitto: vedono con maggiore chiarezza la follia della propria epoca, sono quindi portati a intervenire, e in un momento di entusiasmo si gettano con passione nella lotta politica. D'altra parte, però, esitano a rispondere con violenza alla violenza. Il senso di responsabilità che è dentro di loro rifugge da qualsiasi spargimento di sangue e dall'uso del terrore, e questa titubanza e rispettosa pietà paralizzano le loro energie in quell'unica ora in cui è non solo lecito ma anzi necessario essere spietati.
(Stefan Zweig | Cicerone)

INVIOLABILE, INTANGIBILE

Ma a un uomo di pensiero non può capitare fortuna maggiore dell'esclusione dalla vita pubblica e politica. Allontanandosi da un ambiente indegno di lui, dove contano solo brutalità e scaltrezza, l'artista o il filosofo fa ritorno alla sfera che gli è congeniale, alla sua inviolabile, intangibile vita interiore.
(Stefan Zweig | Cicerone)

RIVOLUZIONARE IL MONDO

Ma gli agenti dei servizi di informazione si interessano solo delle persone molto loquaci, e ignorano che i più percolosi, se si tratta di rivoluzionare il mondo, sono gli uomini solitari dediti alla lettura e allo studio [...]
(Stefan Zweig | Il Vagone Piombato — Lenin, 9 Aprile 1917)

TUTTA QUI

"Qui non c'è niente da vedere, nulla che si differenzi dalla terribile monotonia dei giorni scorsi": tutta qui la descrizione del Polo Sud fatta da Robert F. Scott.
(Stefan Zweig | La Gara Per Il Polo Sud — Il Capitano Scott,
Novanta Gradi Di Latitudine, 16 Gennaio 1912)

NORD E SUD

Barriere di ghiaccio si ergono a difesa di questi luoghi segreti, e un perpetuo inverno monta la guardia impedendo l'accesso alla voracità umana. Il gelo e le tempeste sbarrano con prepotenza le vie d'entrata, pericoli mortali smorzano l'ardire anche ai più temerari. Persino il sole ha diritto di affacciarsi soltanto di sfuggita su quel mondo chiuso, mentre k'occhio umano non vi si può mai posare.
(Stefan Zweig | La Gara Per Il Polo Sud — Il Capitano Scott,
Novanta Gradi Di Latitudine, 16 Gennaio 1912)

20140609

I PARTENTI

E di nuovo trova qui conferma l'antica verità che le imprese più importanti riescono quasi sempre quando sono compiute in segreto. Questa volta la partenza della spedizione passa del tutto inosservata: nessuna barca viene a porgere auguri, nessuna folla si raduna sulla spiaggia, non si organizza alcun solenne banchetto di commiato né si tengono discorsi, nessun sacerdote invoca sui partenti la misericordia divina.
(Stefan Zweig | La Prima Parola Che Valica L'Oceano —
Cyrus W. Field, 28 Luglio 1858)

UNA VITA DI FORME

E già
si avvicina rapido un cosacco,
e gli benda gli occhi
davanti alle bocche dei fucili.
Allora — e lo sa bene: è l'ultima volta! —
cerca con sguardi assetati
prima della grande tenebra
quel frammento di mondo
che il cielo gli offre ancora
[...]
Ma nelle vene
scorre in tumulto il sangue.
A ondate luminose
monta dal sangue
una vita di forme,
ed egli sente
questo istante, già consacrato alla morte,
evocargli nell'anima
il passato ormai svanito.
La vita intera si ridesta,
un affiorare di immagini nel petto:
l'infanzia squallida, perduta e spenta,
la madre e il padre, il fratello, la moglie,
tre tozzi d'amicizia, due coppe di piacere,
un sogno di gloria, un fardello di oltraggi.

(Stefan Zweig | Momento Eroico — Dostoevskij,
Pietroburgo, Piazza Semënov 22 Dicembre 1849)

20140605

PUNTO E VIRGOLA

Si rialzarono e si scagliarono contro le rocce. Ma le più basse, sotto il peso delle altre, erano inamovibili. Tentarono di aggrapparvisi per raggiungere la sommità; la forma arrotondata dei massi impediva la presa. Cercarono di spaccare il terreno ai due lati della gola; gli attrezzi si spezzarono. Con i pali delle tende fecero un grande fuoco; il fuoco non poteva bruciare la montagna.
(Gustave Flaubert | Salambò)

UNA PERIFRASI TRADIZIONALE

Allora gli Anziani decretarono il sacrifico con una perifrasi tradizionale – perché ci sono cose più imbarazzanti a dirsi che a farsi.
(Gustave Flaubert | Salambò)

LE CREPE CHE SOLCAVANO LA TERRA

La strada seguiva le ondulazioni delle colline. Si sentiva solo lo stridere delle cicale. Il sole riscaldava l'erba ingiallita; le crepe che solcavano la terra parevano disegnare mostruosi lastroni. A volte si vedeva strisciare una vipera, volare un'aquila; lo schiavo continuava a correre.
(Gustave Flaubert | Salambò)

20140522

SULLA GAMBA SINISTRA

Se ne stava quasi sempre rannicchiata in fondo alle sue stanze, le mani strette sulla gamba sinistra piegata, la bocca socchiusa, il mento abbassato, lo sguardo fisso. [...] Alla fine, stanca dei suoi pensieri, si alzava, e trascinando i piccoli sandali che a ogni passo sbattevano contro i talloni, si aggirava per la grande stanza silenziosa.
(Gustave Flaubert | Salambò)

FIGURE PALLIDE

Dal fondo delle viuzze più strette, dai tuguri più bui, uscivano figure pallide, uomini dal profilo di vipera che digrignavano i denti.
(Gustave Flaubert | Salambò)

SCOMPARSI

Scese la notte. I Cartaginesi, i Barbari erano scomparsi.
(Gustave Flaubert | Salambò)

QUALCOSA DI ENORME

A causa delle corna sugli elmi c'era chi credeva di vedere una mandria di buoi; altri, tratti in inganno dallo svolazzare dei mantelli, assicuravano che erano ali, e quelli che avevano viaggiato molto, alzando le spalle spiegavano tutto con le illusioni dei miraggi. Intanto qualcosa di enorme seguitava ad avanzare.
(Gustave Flaubert | Salambò)

IN MARCIA

Scrutava l'orizzonte; si sdraiava bocconi, e nel pulsare delle arterie credeva di sentire un esercito in marcia.
(Gustave Flaubert | Salambò)

TUTTA LA LORO PERSONA

Gli occhi fiammeggianti avavano uno sguardo diffidente, e l'abitudine ai viaggi e alla menzogna, ai traffici e al comando conferiva a tutta la loro persona un che di astuto e di violento, una specie di brutalità discreta e covulsa.
(Gustave Flaubert | Salambò)

SENZA POSA

Ritrivandosi nei luoghi dove l'aveva vista, nella sua mente si abolì l'intervallo dei giorni trascorsi. Solo poco prima ella cantava fra i tavoli; poi era scomparsa, e da allora lui saliva senza posa quella scala.
(Gustave Flaubert | Salambò)

PERDENDOSI NEI LABIRINTI

Nel locale in cui entrarono c'era soltanto un dipinto nero che rappresentava un'altra donna. Le gambe arrivavano fino in cima alla parete. Il corpo occupava l'intero soffitto. Dall'ombelico pendeva un filo cui era appeso un uovo enorme, e la donna ricadeva a testa in giù sull'altra parete, toccando il pavimento con le dita appuntite.
Per andare oltre, sollevarono una tenda, ma un soffio di vento spense la lampada.
Allore procedettero a caso, perdendosi nei labirinti del tempio. All'improvviso sentirono sotto i piedi qualcosa di stranamente soffice. Delle scintille crepitavano, sprizzavano; camminavano nel fuoco. [...] Poi ebbero l'impressione di sentirsi scivolare tra le gambe una corda bagnata, fredda e viscida. Da alcune fessure del muro piovevano sottili raggi bianchi. Avanzavano in quell'incerto chiarore.
(Gustave Flaubert | Salambò)

PIÙ CHE I MURI

Simili profanazioni erano fuori del comune. L'insufficienza dei mezzi per impedirle dimostrava a che punto fossero considerate impossibili. Più che i muri, era il terrore a difendere il santuario.
(Gustave Flaubert | Salambò)

ROLLING STONES

I'm a country boy I got no Soul
Don't sleep at night, the worlds growing old
I lost my girl to the Rolling Stones
I lost my girl to the Rolling Stones

(Blur | Trailerpark)

20140512

DISFATTE

Tra i servi e i venditori ambulanti circolavano donne di tutti i paesi, scure come datteri maturi, verdastre come olive, gialle come arance, vendute dai marinai, prelevate nei postriboli, rapite alle carovane, prese nel saccheggio delle città, sfiancate dall'amore finché erano giovani, riempite di botte quando erano vecchie, e che nelle disfatte morivano sul ciglio delle strade, tra le salmerie, con le bestie da soma abbandonate.
(Gustave Flaubert | Salambò)

20140510

CHIAROSCURO

La luna sorgeva a fior d'acqua, e sulla città ancora immersa nelle tenebra brillavano chiarori luminosi: il timone di un carro in un cortile, uno straccio appeso, lo spigolo di un muro, una collana d'oro sul petto di una divinità. Qua e là, sui tetti dei templi, i globi di vetro splendevano come grossi diamanti.
Ma confuse rovine, mucchi di terra nera, giardini punteggiavano l'oscurità di masse più cupe, e in fondo a Malqua le reti da pesca erano stese da una casa all'altra come giganteschi pipistrelli con le ali spiegate.
(Gustave Flaubert | Salambò)

20140502

NON SI PUÒ DIRE

Non si può quindi mai dire: non c'è niente da vedere, non c'è più niente da vedere. Per saper dubitare di quello che si vede bisogna saper vedere ancora, vedere nonostante tutto.
(Georges Didi-Huberman | Scorze)

DOPO CHE SARÒ MORTO

Tre brandelli la cui superficie e grigia, quasi bianca. Già vecchia. Caratteristica della betulla. Si sfilaccia arricciandosi, come resti di un libro bruciato. L'altra faccia è ancora — nel momento in cui scrivo — rosa come la carne. Aderiva così bene al tronco. Ha resistito al morso delle mie unghie. Anche gli albri tengono alla loro pelle. Immagino che, col passare del tempo, questi tre brandelli di scorza diventreanno grigi, quasi bianchi, su tutti e due i lati. Li conserverò, li metterò da parte, li dimenticherò? Se sì, in quale busta della mia corrispondenza? In quale scaffale della libreria? Che penserà di mio figlio quando si imbatterà in questi resti, dopo che sarò morto?
(Georges Didi-Huberman | Scorze)

20140429

LA TENTAZIONE DI DIVENTARE

Si scrive in mancanza di meglio, il meglio è l'amaca. L'amaca deve essere stata immaginata da un saggio contro la tentazione di diventare. [...] Ti ispira tutti i progetti immaginabili e ti dispensa dal realizzarli.
(Daniel Pennac | Ecco La Storia)

TENERE UN DIARIO

Scriviamo per farla finita con noi stessi, ma con il desiderio di essere letti, non c'è modo di sfuggire a questa contraddizione. È come se anegassimo urlando: "Guarda, mamma, so nuotare!". [...] Quanto a sostenere di scrivere senza voler essere letti (tenere un diario, per esempio), significa spingere fino al ridicolo il sogno di essere contemporaneamente l'autore e il lettore.
(Daniel Pennac | Ecco La Storia)

QUALSIASI ALTRO POSTO

Da tanti anni, la delizia di viaggiare insieme... Com'è che in un treno, in un aereo, in un'auto, su una nave, sull'autobus, nella metropolitana o in ascensore, ci sentiamo tra di noi più che in qualsiasi altro posto?
(Daniel Pennac | Ecco La Storia)

PER SEMPRE PRIGIONIERO

La questione del tono...
Le parole sono soltanto parole, quasi nulla senza il loro intento, che affidiamo al tono e che trascende il significato per sempre prigioniero dei dizionari.
(Daniel Pennac | Ecco La Storia)

CONTRO IL CIELO

Giurerà e spergiurerà di aver attraversato altopiani così aridi che per proteggersi dal sole gli alberi crescono alla rovescia, sotterrando i rami nel terreno, e piante che non hanno tra loro nulla in comune si alleano in segreto contro il cielo intrecciando le radici nelle profondità della terra per spartirsi l'acuqa.
(Daniel Pennac | Ecco La Storia)

L'IMMAGINAZIONE AFFAMATA

Pessima memoria, quindi, presenza titubante nel mondo che mi impedisce di testimoniare. Da cui, probabilmente, la mia avidità di romanziere: l'immaginazione affamata di ricordi si ostina a ricomporre la vita a partire da un abbozzo.
(Daniel Pennac | Ecco La Storia)

ALLA FIN FINE

Il fatto che un antropologo potesse prestar fede alle superstizioni che era incaricato di studiare non lo scandalizzava più della scoperta di una convinzione politica nel cervello di uno storico. Forse reputava che questa dualità costituisse alla fin fine l'unico oggetto di studio valido.
(Daniel Pennac | Ecco La Storia)

IL PUNTO DI SOMIGLIANZA

Pereira non avrebbe saputo dire se fosse un grossolano abbozzo di se stesso o invece un ritratto troppo perfetto, che avesse sorpassato il punto di somiglianza per precipitare nell'incontrollabile germogliare di tutti i possibili.
(Daniel Pennac | Ecco La Storia)

DOPO TUTTO, IN FONDO

Non aveva paura della morte. Se l'era spesso figurata sotto gli auspici di un unico proiettile ben piazzato, o anche di una dozzina, sparati al cuore dal plotone di un rivale. Ma dopo tutto, il linciaggio, perché no? Era nato e cresciuto in una terra di rivoluzioni. In fondo, era una morte meno infamante delle dita di un vecchio aggrappate a una trapunta.
(Daniel Pennac | Ecco La Storia)

20140427

NON SEMBRAVA

Ma dunque [il tempo] non è senza cambiamento; infatti quando la nostra coscienza non subisce cambiamenti, o non li averte, non ci sembra che il tempo passi, così come non sembrava, al loro risveglio, a coloro che, secondo il mito, giacciono in Sardegna accanto agli eroi: essi collagano infatti il momento di prima al momento di dopo e ne fanno uno solo, abolendo l'intervallo che non hanno percepito.
(Aristotele | Fisica)

UNO ZERO

La vita, lo sento, esige effervescenza, non riflessione. [...] E se io andrò in pezzi e in malora, che cosa si perderà? Uno zero. Io, come singolo individuo, sono uno zero. Ma finiamola ormai con la penna, finiamola con la vita dei pensieri.
(Robert Walser | Jacob Von Gunten)

UN TEMPO ASSAI LUNGO

Era come se fossimo fuggiti per sempre, o almeno per un tempo assai lungo, da ciò che si usa chiamare civiltà europea. "Ah," pensavo senza volerlo e — così mi semvrava —alquanto scioccamente "era questo, dunque!".
(Robert Walser | Jacob Von Gunten)

I MIEI PENSIERI

Poi uscì in silenzio, abbandonandomi ai mie pensieri. Pensieri? Un corno. Mi tornò in mente che ero a corto di soldi. Questi erano i mie pensieri. Sono fatto così, rozzo e sconsiderato. E poi, la verità è che le grosse commozioni mi producono nell'anima un effetto come di freddo glaciale. Sollecitato alla tristezza, ecco che ogni sensazione di tristezza m'abbandona.
(Robert Walser | Jacob Von Gunten)

TUTTO, TUTTO

Un bel giorno mi toccherà un colpo, uno di quelli che annientano una persona: finirà questo intrico, questo struggimento, quest'ignoranza, tutto, tutto, gratitudine e ingratitudine, menzogna e miraggi, questo credere di sapere e invece non saper mai niente. Però desidero vivere, non importa come.
(Robert Walser | Jacob Von Gunten)

20140418

DIGNITÀ PIEGHEVOLE

Consciamente o inconsciamente prestiamo un po' d'attenzione a una quantità d'oggetti, siamo un po' dappertutto con lo spirito, e scagliamo le nostre sensazioni a tutti i venti, mietendo esperienze e osservazioni. Molte cose riescono a consolarci perché inn generale siamo gente assai smaniosa di ricerca, e perché facciamo poco conto di noi stessi. Chi presume molto di sé è sempre esposto allo scoraggiamento, alle umiliazioni, perché sempre l'uomo che ha coscienza di sé si scontra con qualcosa di ostile alla coscienza. E tuttavia non si può affatto dire [...] che siamo privi di dignità, ma si tratta di una piccola dignità estremamente manovrabile, pieghevole, duttile; tanto è vero che l'indossiamo e la smettiamo a seconda dei casi. Siamo prodotti di una civiltà superiore, oppure siamo figli di natura? [...] Una cosa sola so di preciso: noi aspettiamo! Questo è il nostro valore. Sì, aspettiamo, e nello stesso tempo tendiamo l'orecchiuo verso la vita, verso quella pianura che si chiama mondo, verso il mare con le sue tempeste.
(Robert Walser | Jacob Von Gunten)

VEDERE PIÙ NULLA

[...] chiudo gli occhi, benché non sia stanco, per non vedere più nulla. Gli occhi fanno da tramite ai pensieri, e perciò li chiudo ogni tanto, per non essere costretto a pensare.
(Robert Walser | Jacob Von Gunten)

SPRECARE TEMPO

"Dorme, signor pastore? E va be', dorma pure. Se dorme, non fa male a nessuno. Con le sue lezioni di religione non fa che sprecar tempo. Oggi, capisce, la religione non vale più nulla. Il sonno è più religioso di tutta la sua religione. È forse quando si dorme che si è più vicini a Dio. Che ne pensa?"
(Robert Walser | Jacob Von Gunten)

STARE ATTENTI

Ad ogni modo, voglio tenere gli occhi ben aperti. Per me è un divertimento stare in ascolto di qualcosa che non si vuol far sentire. Sto attento, e così la vita diventa bella, perché se non si è costretti a stare attenti, si può dire che non si sia neanche vita.
(Robert Walser | Jacon Von Gunten)

20140322

TO GIVE

I'd give you a dream and you'd only wake from it
Now I'll never go to sleep again
I'd give you a treasure and you'd only take from it
Look at the hole where jewelry had been
[...]
I gave you my body and you ate aplenty
I gave you ten lives and you wasted twenty
Now I'm standing empty, helpless and bare
Without a morsel left of me to give

(Bonnie Prince Billy | I Gave You)

NON PER MOLTO

Io, io sarò qualcosa di molto umile, di molto piccolo. Il sentimento che mi assicura di questo ha la natura di un intagibile fatto compiuto. Dio mio, e con tutto ciò ho ancora tanto, tanto coraggio di vivere? Spesso mi faccio un po' paura, ma non per molto tempo. No, no, ho fiducia in me. Ma non è una cosa davvero buffa?
(Rober Walser | Jacob Von Gunten)

A TARDA NOTTE

A volte me ne sto seduto da solo fino a tarda notte su una panchina nel parco pubblico. I lampioni sono accesi, la luce elettrica piove abbagliante tra le foglie degli alberi, come un liquido che bruci.
(Rober Walser | Jacob Von Gunten)

FALSA IMMAGINE

Nulla mi fa più piacere del dare una falsa immagine di me a coloro che ho rinchiusi nel mio cuore.
(Rober Walser | Jacob Von Gunten)

I PENSIERI E LE IDEE

A che servono a un uomo i pensieri e le idee se ha, come me, la sensazione di non sapere cosa farsene?
(Rober Walser | Jacob Von Gunten)

NIENT'ALTRO

Una cosa è vera: qui manca la natura. Beh, quello che c'è qui è nient'altro che la grande città.
(Rober Walser | Jacob Von Gunten)

DI COLPO

All'improvviso mi sentii chiedere come mi chiamavo e da dove venivo. A quel punto capii di essere perduto, poiché ebbi di colpo la certezza che non sarei più uscito di lì.
(Rober Walser | Jacob Von Gunten)

IN OGNI CASO

Chissà se ho ragione. Ma in ogni caso mi piace moltissimo fare queste osservazioni.
(Rober Walser | Jacob Von Gunten)

20140315

DESIDERI DI DESIDERI

Risposta: diventavano ricordi, soltanto ricordi, di cose che avevano cessato di esistere, come i ricordi di accoppiamenti consumati, di festini dimenticati, di desideri che erano ombre di desideri, sfavillanti, fiammeggianti, brucianti, senza però trovare soddisfazione e appagamento.
(Jack London | Il Dio Rosso)

NELLA MORTE E DALLA MORTE

[...] era la giungla mucida e mefitica. Immersa in un crepuscolo perenne, esalava un tanfo malefico. Di rado un raggio di sole penetrava la matassa della volta, alta trenta metri. E sotto quella volta era uno scintillio aereo di vegetazione, uno sgocciolio mostruoso, parassitario, di forme di vita decadenti che avevano radici nella morte e dalla morte traevano alimento.
(Jack London | Il Dio Rosso)

PERSONE CIVILI

Non era un vigliacco, ma neanche più coraggioso della media delle persone civili, e mirava a vivere, non a morire.
(Jack London | Guerra)

IN MIA PRESENZA

Si fa sempre più invadente. Oggi, mentre consultavo un libro sullo scaffale, mi sono girato e l'ho trovato di nuovo sulla sedia. È la prima volta che osa farlo in mia presenza. Comunque, a forza di guardarlo fisso e accigliato per vari minuti, l'ho costretto a dileguarsi.
(Jack London | L'Eternità Delle Forme)

20140309

IN CERCA DI SÉ

Si raffigurò i ragazzi che trovavano il suo corpo il giorno dopo: D'un tratto si trovava con loro a risalire la pista alla ricerca di se stesso.
(Jack London | Allestire Un Fuoco)

PAURA ALLA SECONDA

Cercò di tenere a freno quell'idea, di dimenticarla, di pensare a qualcos'altro; consapevole che gli provocava una sensazione di panico, e lui aveva paura del panico.
(Jack London | Allestire Un Fuoco)

ESTREMITÀ INDIFESE

Il freddo circostante si abbatteva sull'estremità indifesa del pianeta e lui, trovandosi in quell'estremità indifesa, riceveva in pieno il colpo. Sotto quell'assalto, il sangue del suo corpo si ritraeva.
(Jack London | Allestire Un Fuoco)

SENZ' OMBRA

A mezzogiorno la luce era al massimo. Ma il sole era ancora troppo a sud, nella sua traettoria invernale, per rischiarare l'orizzonte. Fra il sole e Henderson Creek, dove l'uomo a mezzogiorno camminava sotto il cielo limpido senza proiettare ombra, si frapponeva la rotondità terrestre.
(Jack London | Allestire Un Fuoco)

20140301

ESPERIMENTI DELIZIOSI

Un'altra serie di esperimenti deliziosi fu con l'elettricità. Verificammo l'affermazione di Tesla sull'assoluta innocuità dell'alta tensione scaricandomi 100.000 volt attraverso il corpo. Dato che non subii danni, riducemmo la corrente a 2500 volt, e rimasi subito fulminato. In quella circostanza mio padre si azzardò a lasciarmi morto, o in uno stato di vitalità sospesa, per tre giorni. Ci vollero quattro ore per riportarmi indietro.
(Jack London | Le Mille E Una Morte)

20140227

UNO

È sempre stata mia opinione, disse lui, che uno non dovrebbe mai perdersi d'animo finché vive, anche se gli hanno portato via tutto. Uno possiede sempre il respiro che gli alita dentro, o per lo meno ce l'ha in prestito.
(Halldór Laxness | Gente Indipendente)

QUALCUNO

Qualcuno si stanca della casa prima che sia finita; è strano che certe persone debbano abitare in una casa invece di accontentarsi della casa dei desideri.
(Halldór Laxness | Gente Indipendente)

NIENTE IN COMUNE

Ci sono momenti in cui il mondo stesso non sembra avere niente in comune col mondo, e l'uomo non capisce più se stesso, non più che se fosse immortale.
(Halldór Laxness | Gente Indipendente)

DOMENICA

Ma non sapeva che piangesse, finché un giorno, era di domenica.
(Halldór Laxness | Gente Indipendente)

ERTE PENDICI

Sì, sì, il mio piede ha camminato per terre lontane, si è arrampicato per le erte pendici del disaccordo nel mondo gremito dell'amor di sé, dove il batter d'ali dello spirito umano non ha tregua; dove il freddo glaciale della solitudine scorre sopra la quotidianità rivestita di muschi, privo di innocenza o riposo; senza amore.
(Halldór Laxness | Gente Indipendente)

I CALORIFERI DELLA CIVILTÀ

[...] sono le fiamme dei caloriferi della civiltà, le fiamme che non solo alimentano gli inestinguibili bisogni del cuore, ma istillano anche il dubbio che il corpo non si trovi magari meglio in un ambiente più freddo di quello che creano le fiamme incostanti dei caloriferi della civiltà.
(Halldór Laxness | Gente Indipendente)

DUE ESSERI UMANI

Lei lo guarda col batticuore e sa che sta parlando di questioni serie anche se fa fatica a capirlo, due esseri umani fanno così fatica a capirsi l'un l'altro, non c'è nulla di più tragico di due esseri umani.
(Halldór Laxness | Gente Indipendente)

DIETRO AI GIORNI

[...] è il popolo nascosto, diceva, vive dietro il brutto tempo, dietro tutti i tempi; dietro la luce del sole, nella luce di un altro sole. Dietro ai giorni.
(Halldór Laxness | Gente Indipendente)

UNICO NOCCIOLO

Questa oppressione del genere umano era per lei una tale spina nel fianco che sveglia o dormiente indirizzava ogni suo discorso verso quest'unico nocciolo, e sia che parlasse tra sé, o con qualcun altro, o con la cagna, o con le pecore che per caso si trovavano a passare tra il fieno, o con gli ignari uccelli canori del cielo; viveva in una ribellione costante e totalmente senza speranza verso questa oppressione invisibile [...].
(Halldór Laxness | Gente Indipendente)

NELLA NEBBIA

Il libraio stava cucinando del pesce fresco su una cucina a olio e il vapore della bollitura si spandeva per tutta la stanza, così che i numerosi scaffali, piegati sotto il peso della letteratura, si smarrivano come crinali nella nebbia.
(Halldór Laxness | Gente Indipendente)

20140226

DI LÀ

Era come se questa nuova gradazione di blu sotto il cielo riunisse tutto il mistero della lontananza e lei rimase sbalordita di fronte a quella vastità. Era come se fosse arrivata alla fine del mondo.
   Papà, disse esitando nel suo smarrimento, dove siamo?
   Siamo sul Margine orientale, disse lui, quello è l'oceano.
   L'oceano, sussurrò lei impietrita e continuò a fissare verso est, e fu percorsa da un brivido freddo di soddisfazione per aver avuto la fortuna di starsene sul margine orientale della brughiera a vedere dove la terra finisce e subentra l'oceano, il mare del mondo.
   Allora non c'è niente, di là? chiede infine.
   Di là ci sono i paesi stranieri, disse lui trionfante per saperle spiegare una visione del genere, i paesi di cui si parla nella letteratura, i regni.
   Sì, sussurrò lei rapita.
(Halldór Laxness | Gente Indipendente)


NIENT'ALTRO

Erano delle belle giornate. Erano davvero senza sofisticazioni, come i giorni migliori della vita, non sarebbero mai scomparse dai ricordi del bambino. Non accade niente, si vive e basta e non si desidera nient'altro, e nient'altro.
(Halldór Laxness | Gente Indipendente)

ALLA FIN FINE

Poi il caffè cominciava a impregnare di profumo la stanza: quello era il momento più sacro del mattino. In una fragranza del genere si dimenticano le sventure del mondo e l'anima si rischiara di fiducia per i tempi a venire: alla fin fine probabilmente è vero che esistono luoghi lontani, perfino altri paesi.
(Halldór Laxness | Gente Indipendente)

20140223

SEMPRE AL MONDO

Ólafur era il tipo che si meravigliava davanti a queste piccole creature umane, se creature si possono chiamare, che vengono al mondo al posto di coloro che se ne vanno via. È davvero meraviglioso quando uno si mette a pensarci: ecco che a un tratto è arrivato un nuovo corpo e una nuova anima, e da dove arriva e a quale fine arriverà mai? Come se non sarebbe stato più naturale che le stesse persone continuassero a stare sempre al mondo, ci sarebbe almeno una possibilità che la gente comune trovasse la via per il benessere, alla fine.
(Halldór Laxness | Gente Indipendente) 

SENZA ECCEZIONI

Gli uomini sedettero, estrassero le tabacchiere e cominciarono a discutere del tempo con la profonda gravità, la scientifica compostezza e la ponderata fermezza di stile con cui viene affrontato questo argomento, senza eccezioni.
(Halldór Laxness | Gente Indipendente) 

SAREBBE STATO BELLO

Cari piccoli uccelli, così beati nel luccichio della luna, come sarebbe stato bello mangiarseli.
(Halldór Laxness | Gente Indipendente) 

20140217

LARGHE E IRRESOLUTE

La donna si sedette sul materasso vegetale del letto, gli occhi rossi e i gomiti fangosi, e si fissava le mani larghe e irresolute in grembo.
(Halldór Laxness | Gente Indipendente)

LUOGHI REMOTI

Erano in sette e finirono dispersi in luoghi remoti. Due figli annegarono in un lontano oceano, un figlio e una figlia sparirono in un paese ancora più lontano, l'America, che è molto pià lontano della morte. Ma forse non c'è distanza più grande di quella che separa una famiglia povera nello stesso paese: due figlie si erano sposate in villaggi della costa, e una di loro era adesso una vedova con una schiera di figli, mentre l'altra, che aveva sposato un tisico, viveva a carico della comunità – cos'è la vita?
(Halldór Laxness | Gente Indipendente)

PARTE DELLA NATURA

Le pietre sono state disposte, le falde di terra assolate, la torba tagliata, il legname raccolto, le mura innalzate, l'intelaiatura assemblata, le travi issate, incastrate le assi del tetto, coperti d'erba gli spioventi, murata la stufa, fissata la canna fumaria – ed ecco il casale ergersi come fosse parte della natura.
(Halldór Laxness | Gente Indipendente)

PIÙ DI UNA CASA

Te l'assicuro, la libertà vale molto di più di una casa a due piani [...]. Chi vive sulla propria terra è un uomo indipendente in questo paese.
(Halldór Laxness | Gente Indipendente)

REMOTI, TRASCORSI

Il sole splende sulle criniere altere di cavalli remoti e nel vento si ode lo scalpitio di zoccoli da tempo trascorsi: sono i cavalli del passato sui sentieri lungo il fiume, secolo dopo secolo, generazione dopo generazione, la strada è tuttora percorsa – ed ecco che ora la percorre lui, col suo cane, intrepido, l'ultimo proprietario terriero, il colonozzatore d'Islanda di trentesima generazione.
(Halldór Laxness | Gente Indipendente)

STESSO SPETTRO, STESSO UOMO

La storia dei secoli in questa valle è la storia di un uomo indipendente che lotta a mani nude contro uno spettro che cambia costantemente nome. A volte lo spettro è un demone semidivino che maledice la sua terra. A volte gli rompe le ossa, in forma di norna. A volte fa impazzire la sua gente, in forma di fantasma. A volte gli distrugge la dimore, in forma di mostro. Eppure è in eterno lo stesso spettro, che tormenta lo stesso uomo, secolo dopo secolo.
(Halldór Laxness | Gente Indipendente)

20140206

POTERE ORIZZONTALE

Se mi accorgessi di essere sola, capirei di aver sbagliato. La mia idea non è singolare, non vedo il potere in termini sottrattivi: non penso che per averlo devi toglierlo a qualcun altro. Esiste un modo per essere potenti insieme ed è così che il potere si moltiplica, lo sforzo democratico è l'equilibrio fra gerarchia e orizzontalità.
(Michela Murgia | Il Venerdì Di Repubblica N.1350, 31 Gennaio 2014)

20140127

MINUSCOLE

fitto supplicare – tra oceani di salino piombo che s'inanella – per sapor dolce di casa

all'ultimo respiro, tra tenaglie d'onde

lei stringeva germoglio di mirto, svagata, e cara rosa in fiore

capelli di profumo,
e seni, da far spasimare un vecchio, anche

contro muro, stretti in pugno d'ombra

ladro che percorri vie, notturno

irto su lama di onda, di vento

mastro di fiocina, e timoniere navigato

ti vengo dietro, per un mio presagio

su vago scoglio dorsuto, sgusciando

sporgo mano, ed elemosino

sette – dico sette – morti stesi: presi da noialtri
corridori. Mille siamo noi, massacratori

spero: molti di essi canicola calcinerà
acre incandescenza

dipende dai tuoi se ti senti soffocare, tu

e mi piacerebbe prenderla, Nebula, per la mano

ho peccato, ma questa perdizione invase altri, credo

l'impensato non esiste nelle cose: tantomeno il sacro

ventre di puttana è scolo, pozzo per i soldi

vedi dove s'erge quell'aereo poggio
ruvido, ostico?
Là mi annido, e non do peso a guerra tua

assolutamente non avevo idee

acqua portava in una mano,
la truffaldina, e nell'altra fiamma

da me, quello, non avrà lo sconto

si sono rotti
i tendini del pene

"cosa"
cresciuta tra le cosce

solchi, di vecchiaia maligna ti devasta

mille cieche anguille hai preso dentro

trasparente danno, trarla in casa

contorto, su tappeto di spasimo,
fiato mozzo, dure contratture
mi chiodano, osso per osso

sentieri alpini frantumati: come io in fiore ero

lenzuolesche donne

vagina che s'imperla

lancia di faggio s'impennava

due mezzi

bastarda strada

In fiori alti
l'affondavo. Con l'onda
del mantello la velavo. Stringevo le sue spalle
col mio braccio... Intimidita
pareva una cerbiatta.
I suoi seni: in mano, piano, piano, li racchiusi.
Scopriva pelle in fiore
adolescente sortilegio:
io la percorrevo – bella – l'avvolgevo
e qui il mio bianco spruzzo vivo
con le carezze su peluria accesa.

(Archiloco | Frammenti)




ALTRO PADRONE

Provò un'immensa compassione per quelle povere creature poste sotto il potere dei predatori, quando non avrebbero dovuto avere altro padrone che l'uomo.
(Selma Lagerlöf |Il Capodanno Degli Animali)

UNA SPECIE DI ASSEMBLEA

La nuda cresta della montagna gli si apriva davanti, ma non era vuota e deserta come si era aspettato. In mezzo allo spiazzo c'era una grossa roccia, e intorno erano radunati molti animali selvatici. Sembrava quasi, pensò il prete, che si fossero riuniti lì per una specie di assemblea. I più vicini al grande masso erano gli orsi, così ponderosi e compatti che sembravano blocchi di pietra coperti di pelliccia. Si erano coricati a terra e sbattevano impazientemente le palpebre con i loro piccoli occhietti. Si vedeva che si erano svegliati dal letargo invernale per venire all'assemblea e facevano fatica a non riaddormentarsi.
(Selma Lagerlöf | Il Capodanno Degli Animali)

L'ULTIMA ESTATE

E l'ultima estate accadde qualcosa di imperdonabile; cominciai ad avere paura del mare.
(Tove Jansson | Congedo)

QUANTO A ME

Adoro gli odori. L'odore delle pellicole che bruciano e del calore e l'odore di Anna e della cassetta d'argilla e dei capelli della mamma e l'odore di baldoria e di ciliegio selvatico. Quanto a me non ho ancora un odore, credo.
(Tove Jansson | Anna)

GUARDARE ANNA

Era così bello guardare Anna!
I suoi capelli crescevano come succosa erba selvatica, erano tagliati un po' come capita ma così pieni di vita che crepitavano. Le sopracciglia erano nere e folte quanto i capelli e si univano in mezzo, il naso era piatto e le guance rosse come mele. Le braccia s'infilavano nell'acqua dei piatti come pilastri. Era bella.
(Tove Jansson | Anna)

UN'ISOLA DOPO L'ALTRA

Non appena cala il crepuscolo, una grande creatura grigia striscia sopra il porto. Non ha volto ma ha mani molto evidenti che coprono un'isola dopo l'altra mentre procede strisciando. Quando le isole finiscono, stende il braccio sul mare, un braccio lungo che trema leggermente e avanza a tentoni verso Skatudden. Le dita arrivano fino alla cattedrale ortodossa e lambiscono la roccia... Ah! Un'enorme mano grigia!
(Tove Jansson | Il Buio)

COSE CHE SI RIPETONO

Erano canzoni dolci e malinconiche su cose che si ripetono e si ripetono e nessuno può farci niente. Poi diventavano scatenate e turbolente e Marcus rompeva il suo bicchiere. Però non ne rompeva mai più di uno, e papà faceva sempre in modo che gli venisse dato uno di quelli da poco prezzo. Aleggiava una perenne nebbia grigia di fumo e tabacco sotto al soffitto sopra la mia alcova, che rendeva ancora più intenso il senso di irrealtà. Eravamo in mare aperto o forse in mezzo ad alte montagne e io sentivo loro che gridavano l'uno all'altro attraverso alla nebbia e cose che cadevano e dietro a quei rumori violenti ondate più forti o più deboli di balalaika e di chitarra.
Adoro le baldorie di papà. Possono durare parecchie notti di risvegli e ricadute nel sonno cullati dal fumo e dalla musica e poi all'improvviso un ruggito che fa correre il gelo attraverso il tepore fino alla punta dei piedi.
(Tove Jansson | Baldorie)

20140115

THE KING OF THE BEASTS

Love is the king of the beasts
And when it gets hungry it must kill to eat
Love is the king of the beasts
A lion walking down city streets

(Bill Callahan | Eid Ma Clack Shaw)