20151204

LA RAGIONE

La ragione se la litigano gli uomini, non è affare della montagna.
(Elena Fiorini | Su Ettore Moni in No Borders Magazine)

20151124

FEW AND FEWER

So, it would seem, few and fewer thoughts visit each growing mano from year to year, for the grove in our minds is laid waste, – sold to feed unnecessary fires of ambition, or sent to mill, and there s scarcely a twig left for them to perch on.
(Henry David Thoreau | Walking)

SEVEN KNOWLEDGES, FOUR IGNORANCES

We have heard of a Society for the Diffusion of Useful Knowledge. It is said that knowledge is power; and the like. Methinks there is equal need of a Society for the Diffusion of the Useful Ingnorance, what we will call Beautiful Knowledge, a knowledge useful in a higher sense: for what is most of our boasted so called knowledge but a conceit that we know something, which robs us of the advantage of our actual ignorance? What we call knowledge is often our positive ignorance, ignorance our negative knowledge.
(Henry David Thoreau | Walking)

INTO THE POT

Partridge loves peas, but not those that go with her into the pot.
(Henry David Thoreau | Walking)

AS THE PHRASE IS

It is not every truth that recommends itself to the common sense. Nature has a place for the wild clematis as well as for the cabbage. Some expressions of truth are reminiscent, others merely sensible, as the phrase is others profetic. Some forms of disease even may prophesy forms of health.
(Henry David Thoreau | Walking)

FROM THIS SIDE

I do not know of any poetry to quote which adequately express this yearning for the wild. Approched from this side, the best poetry is tame. I do not know ehere to find in any literature, ancient or nodern, any account which contents me of that Nature with which even I am aquinted. [...] Mythology comes nearer to it than anything.
(Henry David Thoreau | Walking)

ONLY THE WILD

In literature, it is only the wild that attract us. Dullness in but another name for tameness.
(Henry David Thoreau | Walking)

SUCH A TOWN

A township where one primitive forest waves above, while another primitive forest rots below, such a town is fitted to raise not only corn and potatoes, but poets and philosophers for the coming ages.
(Henry David Thoreau | Walking)

HALF THE WALK

Our expeditions are but tours and come round again at evening to the old hearth-side from whch we set out. Half the walk is but retracting our steps.
(Henry David Thoreau | Walking)

20151123

ALL'ORIGINE DEL MONDO

Gli inuit, dei quali sono noti i poteri iperacustici nell'aria gelata, mi hanno detto che riescono a percepire l'energia del vuoto col bel tempo. Una nota sostenuta, come trattenuta. L'acuto di una nota di violoncello o d'arpa tesa in una vibrazione perpetua, l'utlo gutturale di un atleta con un'eco infinitamente riflessa da ogni punto dell'orizzonte. All'origine del mondo c'è il suono, l'ordinatore del caos."
(Jean Malaurie | L'Appel Du Nord - in Chloé Cruchaudet | Groenlandia Manhattan)

20151113

DA SOLO

Lo guardai scendere dalla montagna, uscendo da solo dalla guerra.
(Ernest Hemingway | Sotto Il Crinale)

GIN/3

Era un'osservazione così profonda che capii che avevamo ordinato troppe bottiglie.
(Ernest Hemingway | La Sera Prima Della Battaglia)

GIN/2

Quando le cose vanno bene e sei tu a sentirti giù di corda, un bicchiere può farti sentir meglio. Ma quando sono le cose ad andar male, e tu bene, un bicchiere non può far altro che chiarirti ulteriormente il concetto.
(Ernest Hemingway | La Sera Prima Della Battaglia)

GIN/1

"Che ne diresti di un gin and tonic? È una bibita meravigliosa, sai?"
(Ernest Hemingway | La Denuncia)

20150918

AL DI FUORI DI NOI

"Tutte queste cose," pensai, "sono figlie della nostra inquietudine, e nel sonno vestono la splendida uniforme del simbolo. Siamo noi stessi a crearle; non partono da lontano per raggiungerci; non sono messaggi che ci giungono da regioni oscure e potenti: sono emissioni nostre, senza alcun valore al di fuori di noi. E il nostro spirito non è il destinatario, è quello che le invia; non dobbiamo avere paura."
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

UN'IDEA ASTRATTA

Mi sdraiai sul letto, spensi la lampada e cominciai di nuovo, secondo la mia miserabile e disumana abitudine, a rimuovere la realtà, a toglierle il sangue, la carne, le ossa, a ridurla a un'idea astratta e a collehgarla a leggi generali, fino a trarne l'atroce conclusione che quanto era accaduto doveva accadere.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

NON IMPORTA

"[...] Su, mettiti il colletto e la cravatta! Indossa la maschera seria! Non importa se non hai cervello; basta che porti il cappello... [...]"
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

UNA LACRIMA DI DONNA

Non era capace di sentire una donna che lo supplicava senza andare in subbuglio; in una lacrima di donna era capace di annegare.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

ALTRE VOLTE

Dio cambia volto, e fortunato colui che riesce a distinguerlo dietro ogni maschera. A volte è un bicchiere di acqua fresca, a volgte un figlio che balla sulle nostre ginocchia, a volte una donna vezzosa e altre volte una breve passeggiata mattutina.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

SETTANTOTTO

"Ho sentiro che ci sono settantasette specie di follia," disse, " ma con questa fanno settantotto."
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

SUONO ARMONICO

I selvaggi credono che quando uno strumento musicale perde la sua funzione religiosa e il suo fervore mistico, comincia a emettere un suono armonico. A una simile gioia estetica si era ridotta dentro di me la religione.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

DESIDERIO O RICORDO

In quei giorni opprimenti, quando gli alberi so gonfiavano si linfa, ero preda anch'io del malessere primaverile. Una spossatezza, un turbamento nel petto, un formicolio in tutto il corpo, un desiderio ardente – desiderio o ricordo? – di una diverdsa, semplice, grande felicità.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

SOSPESA IN ARIA

"Per la vedova..."
La voce si perse nel coro dei lamenti. La parola rimase sospesa in aria, e il vento oscuro si riempì del corpo palpitante e pericoloso della vedova.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

VICINO A ME

E nel letto, vicino a me, caldo, profumato, scarmigliato, il genere femminile.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

TUTTO È LO STESSO

Io non credo a niente. Tutto è lo stesso; se sono sposato o se non lo sono, se sono onesto o disonesto, se sono un pascià o un facchino; soltanto se sono vivo o morto fa la differenza. Se mi prende il diavolo o Dio (che cosa dirti, padrone: credo che sia lo stesso) crepo, divento un cadavere puzzolente, impuzzolentisco la gente, e la gente è costretta a sotterrarmi per non restare asfissiata.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

UNA FIERA UCCISA

Mentre procedevamo sulla battigia, la notte sembrava una fiera uccisa, distesa sul bordo del mare.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

LA STATURA DELL'UOMO

"Confucio dice: 'Molti cercano la felicità più in alto dell'uomo; altri più in basso; ma la felicità ha la statura dell'uomo.' Giusto. Esistono tante forme di felicità, dunque, quante sono le stature dell'uomo. Questa è, mio caro allievo e maestro, la mia felicità attuale; la misuro più volte, con ansia, per capire quale sia adesso la mia statura. Perché tu lo sai bene, la statura dell'uomo non rimase sempre la stessa. [...]"
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

COME L'UOMO E LA DONNA

Non pensavo a niente. Il mio cervello, avvolto come una talpa nella terra bagnata, si riposava. Sentivo rari movimenti, il ronzio e il rosichio della terra, la pioggia che cadeva e i semi che si gonfiavano. Sentivo il cielo e la terra congiungersi come nelle epoche primordiali, quando si univano come l'uomo e la donna e generavano figli; e davanti a me, sulla battigia, ascoltavo il mare che muggiva e si leccava, come una belva che protende la lingua per bere.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

QUESTO MOMENTO

Si aprì la porta; il rumore del mare entrò di nuovo nella taverna, avevamo le mani e i piedi gelati. Mi si stemai meglio nel mio angolo, mi avvolsi nel cappotto e provai un improvviso benessere. "Ma dove vado?", pensai, "io sti bene qua. Potese durare anni questo momento."
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

UNA RETE FITTA

Guardavo, guardavo, e una rete intessuta di mare, di pioggia e di migrazione, una rete fitta, mi avviluppava il cuore.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

ALTRA RISURREZIONE

Certamente il cuore dell'uomo è una fossa chiusa colma di sangue, e quando si apre corrono ad abbeversarsi e a riprendere vita tutte le inconoscibili ombre assetate, che sempre si affollano intorno a noi e oscurano l'aria. Corrono a bere il sangue dal nostro cuore, poiché sanno che altra risurrezione non esiste.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

UNA SPECIE DI NOTTE

Ma ad un tratto, mentre vogavano
veloci sul grande abisso del mare Cretese, furono
atterriti da una specie di notte, quella che chiamano
sepolcrale, notte funesta che né le stelle né il chiarore
della luna potevano penetrare, nera voragine precipitata
dal cielo, o tenebra liberatasi dai baratri più profondi.
Alla deriva, non sapevano neppure loro se navigavano
nell'acqua o nell'Ade: impotenti riguardo alla rotta,
affidarono al mare il ritorno.

(Apollonio Rodio | Argonautiche)

SPIRITO MALEFICO

Poi,  creatasi uno spirito malefico, fascinò gli occhi
del bronzeo Talos col suo sguardo nemico
e dignrignò la sua furia contro di lui, allucinandolo
con immagini tremende, nel suo odio esasperato.

(Apollonio Rodio | Argonautiche)

ASPRO MAGGESE

Dapprima fu immensa la furia delle bestie: soffiando
scagliarono il fuoco micidiale, e il boato si levò
come l'urlo dei venti in tempesta, che atterriscono
i marinai e li costringono ad ammainare la vela grande.
Ma poco dopo, spronati dai colpi della lancia,
si avviarono. Dietro di essi l'aspro maggese si apriva,
squarciato dalla loro potenza e dalla forza dell'aratore:
con grande frastuono si spezzavano in massa, lungo
i solchi scavati dall'aratro, zolle pesanti come un uomo.

(Apollonio Rodio | Argonautiche)

MAI C'È SILENZIO

Dal suo orrido fondospira un vapore
freddo, incessante, che sempre genera splendenti
cristalli di brina destinati a dissolversi al sole
del mezzogiorno. Mai c'è silenzio su questo terribile
dirupo della costa, ma gemiti continui si levano
per il rimbombo del mare, che si mescola
al rumore delle foglie mosse dai venti sotterranei.

(Apollonio Rodio | Argonautiche)

PAURE E ANGOSCE

"[...] Ora mi prendono
infinite paure e angosce insopportabili: odio
percorrere le rotte marine che gelano il sangue,
così come odio i nostri sbarchi sulla terraferma,
dove non troviamo altro che nemici in agguato [...]"

(Apollonio Rodio | Argonautiche)

20150915

UN PO' DI ORDINE

Mi coricai senza togliermi l'abito bagnato. Avevo la vaga sensazione che quella notte sarei poturo morire. E raccolsi le ultime forze per rifarmi l letto: l'indomai mattina ci sarebbe stato almeno un po' di ordine. Giunsi le mani e cercai una bella posa.
(Knut Hamsun | Fame)

UN ISTANTE FELICE

Dio del cielo e della terra, un giorno di vita per un istante felice! Tutta la mia vita per un piatto di lenticchie! Esaudiscimi almeno questa volta!
(Knut Hamsun | Fame)

NEL REGNO DELLA BELVA

"A me piace la bestia selvaggia nella sua terribilità. I passi striscianti e silenziosi nel buio persto della notte, le corse nella foresta con tutti i suoi orrori, il grido di un uccello che passa svolazzando, il vento, l'odore di sangue, il tumulto sopra di noi nello spazio infinito: insomma, la belva nel regno della belva..."
(Knut Hamsun | Fame)

STRINGENDO I PUGNI

Quando mi ritrovai fuori, mi fermai in mezzo alla strada e stringendo i pugni dissi forte: "Caro Padre Eterno, ti voglio dire una cosa: sei un poco di buono!"
(Knut Hamsun | Fame)

NESSUN AMICO, NESSUN CONOSCENTE

 La fame si fece sentire nuovamente rodendomi lo stomaco, uggiolando e pungendomi come spilli sottili. Faceva male. Ma non avevo proprio nessun amico, nessun conoscente a cui rivolgermi? Pensa e ripensa cercai un uomo che potesse darmi dieci centesimi... Ma non trovai nessuno. Che magnifica giornata! Quanto sole, quanta luce intorno a me!
(Knut Hamsun | Fame)

LA PAROLA

Ma dopo qualche minuto divenni nervoso: la parola nuova mi dava fastidio, mi risonava in mente di continuo e finì per impadronirsi interamente dei miei pensieri. La cosa diventava seria. Avevo pensato bensì a quel che non doveva significare, ma non avevo preso ancora alcuna decisione sul suo vero significato.
(Knut Hamsun | Fame)

GLI OCCHI NEL BUIO

Aguzzavo gli occhi nel buio: un buio simile non l'avevo mai visto. Non c'era dubbio: mi trovavo in un genere speciale di oscurità, in un elemento disperato che nessuno aveva mai osservato fino ad allora.
(Knut Hamsun | Fame)

UN TEMPERINO, UN ANELLO

Rifeci l'inventario dei miei averi: un temperino, un anello da chiavi, ma non un centesimo.
(Knut Hamsun | Fame)

L'INIZIO DI VARIE COSE

Lentamente i mie pensieri si raccolsero. Aprofittai dell'occasione e scrissi piano e pondeeratamente alcune pagine come introduzione a qualche cosa: poteva essere l'inizio di varie cose, di una descrizione di viaggio, d'un articolo politico, a piacere. In ogni caso, era un inizio eccellente.
(Knut Hamsun | Fame)

UN'ESPRESSIONE, UNA FISIONOMIA

Quasi non avessi mai visto le mie scarpe mi accinsi a sturdiarne l'aspetto, la mimica al movimento del piede, la forma, la tomaia lacera, e feci la scoperta che le loro pieghe e le cuciture bianche avevano un'espressione, una fisionomia. Un po' della mia natura si era comunicata a quelle scarpe: esse mi impressionavano come fossero state un'ombra del mio io, una parte viva di me stesso...
(Knut Hamsun | Fame)

DI NERVI, DI RADICI

Dio aveva messo un dito nella rete dei miei nervi portando delicatamente un po' di disordine fra tutti quei fili. Poi aveva ritirato il dito e, guarda un po', vi erano rimaste attaccate alcune piccole fibre, pezzettini di nervi, di radici. E quel dito aveva anche lasciato il buco aperto, ed era il dito di Dio e aquel dito erano dovute anche le ferite del mio cervello. Ma dopo avermi toccato col dito Dio mi lasciò, non mi toccò più e non mi fece più alcun male; mi lasciò andare in pace col buco aperto. E nulla di male mi verrà da Lui, da Lui che è il Signore per tutta l'eternità...
(Knut Hamsun | Fame)

L' UNICA COSA

Quella mia soffitta nuda col pavimento che cedeva a ogni passo era come una bara tarlata, raccapricciante. Non aveva neanche una serratura decente né una stufa. [...] L'unica cosa che mi dava piacere era una piccola sedia a dondolo verniciata di rosso.
(Knut Hamsun | Fame)

20150717

7 FEBBRAIO

Mangiare costa poco. Ma qui non c'è lavoro.
(Roberto Bolaño | I Detective Selvaggi)

SONO SOLO NOMI

Punta Chueca-Tiburón, El Dólar-Patos, naturalmente sono solo nomi, ma mi riempiono l'animo di oscuri presagi [...]. Ma cosa c'è in questi nomi che riesce a turbarmi, intristirmi, rendermi fatalista, farmi guardare Lupe come se fosse l'ultima donna sulla terra? Poco prima di sera abbiamo ripreso a salire verso nord. Là sorge Desemboque. L'animo nerissimo. Credo addirittura di aver tremato.
(Roberto Bolaño | I Detective Selvaggi)

IL SEGRETO DELLA VITA

Mi sedetti e mi misi a guardare i fogli. Non capii nulla, naturalmente, ma non mi aspettavo nemmeno di capirci qualcosa. So che il segreto della vita non è nei libri. Ma so che è bene leggere, [...] è istruttivo o è una consolazione.
(Roberto Bolaño | I Detective Selvaggi)

A SUO TEMPO

A poco a poco cominciai a pormi vari interrogativi, ma decisi che non era il momento di mostrarsi sensato. Ogni cosa a suo tempo. Prima discutemmo del tipo di arma da utilizzare.
(Roberto Bolaño | I Detective Selvaggi)

SUL PUNTO DI MORIRE

[...] e mi passavano strane idee per la testa. Idee che sembravano pesci morti o sul punto di morire nelle profondità marine.
(Roberto Bolaño | I Detective Selvaggi)

DA QUANTO TEMPO

Le domandai da quanto tempo non andava in Messico. Troppo tempo, disse, non ho soldi per la nostalgia.
(Roberto Bolaño | I Detective Selvaggi)

FIN DOVE

Non scrivevamo per pubblicare ma per conoscere noi stessi e per vedere fin dove eravamo capaci di arrivare.
(Roberto Bolaño | I Detective Selvaggi)

20150704

PIETÀ DI NOI

Che Dio, se esiste, abbia pietà di noi. È a questo che si riduce tutto.
(Roberto Bolaño | I Detective Selvaggi)

TUTTI I LIBRI

[...] al generale piaceva scopare nella camera più appartata, una stanzetta non molto grande che però aveva il vantaggio di essere situata in fondo alla casa, lontano dal rumore, accanto a un cortile interno dove c'era una fontana. E al generale dopo aver scopato piaceva uscire in cortile a fumare il suo sigaro e a pensare alla tristezza post-coitum, alla maledetta tristezza della carne, a tutti i libri che non aveva letto.
(Roberto Bolaño | I Detective Selvaggi)

C'È E NON C'È

Poi facemmo l'amore ma fu come farlo con qualcuno che c'è e non c'è, qualcuno che se ne sta andando molto lentamente e di cui non sappiamo decifrare i gesti del saluto.
(Roberto Bolaño | I Detective Selvaggi)

TUTTO QUA

La vita va vissuta, tutto qua, niente di più. Me l'ha detto un barbone che ho incontrato l'altro giorno uscendo dal bar La Mala Senda. La letteratura non vale nulla.
(Roberto Bolaño | I Detective Selvaggi)

QUESTA È L'ORA

La solitudine rende forti. Sacrosanta verità. E magra consolazione, perché anche se vorrei stare in compagnia questa è l'ora in cui nessuno si avvicina alla mia ombra.
(Roberto Bolaño | I Detective Selvaggi)

VISITATORE INVOLONTARIO

Ed era così che mi sentivo, non come un morto, ma come un visitatore involontario nel mondo dei morti.
(Roberto Bolaño | I Detective Selvaggi)

IL TEMPO PER NIENTE

Con un po' più di tempo avrei finito per abituarmi a lui, cioé ad averne bisogno, e lui avrebbe finito per abituarsi a me. Ma non ci demmo il tempo per niente, eravamo solo amici.
(Roberto Bolaño | I Detective Selvaggi)

VENTI SECONDI DOPO

E io gli dissi: affari tuoi, sii felice, vivi e muori laggiù se vuoi, io viaggerò quando avrò i soldi. Allora ti mancherà il tempo, disse lui. Non mi mancherà il tempo, dissi io, al contrario, sarò padrona del mio tempo, farò del mio tempo quello che meglio credo. E lui disse: non sarai più giovane. Lo disse sull'orlo delle lacrime, e vederlo così, piano di amarezza, mi fece rabbia e gridai: a te che importa cosa faccio delal mia vita, dei miei viaggi o della mia giovinezza. E lui allora mi guardò e si lasciò cadere su una sedia, come se all'improvviso si fosse reso conto che stava morendo di stanchezza. Mormorò che mi amava, che non avrebbe mai potuto dimenticarmi. Poi si alzò in piedi (venti secondi dopo aver parlato, al massimo) e mi diede uno schiaffo sulla guancia. E il suono riecheggiò in tutta la casa, eravamo al pianoterra ma io sentii il suono della sua mano (quando il palmo della sua mano non era più sulla mia guancia) salire sulle scale ed entrare in ogni stanza del primo piano, scendere giù dai rampicanti, rotolare come tante biglie di vetro in giardino.
(Roberto Bolaño | I Detective Selvaggi)

ECCO COSA PENSAI

Poi mi svegliai. Pensai: il ricordo sono io. Ecco cosa pensai. Poi mi riaddormentai.
(Roberto Bolaño | I Detective Selvaggi)

UNA TALE SFORTUNA

Era come se mio padre si stesse sempre spognialndo, si stesse sempre togliendo cose di dosso, di buon grado o a malincuore, ma con una tale sfortuna (o una tale lentezza) che non riusciva mai ad arrivare all'anelata nudità.
(Roberto Bolaño | I Detective Selvaggi)

23 DICEMBRE

Oggi non è successo niente. E se è successo qualcosa è meglio non parlarne, perché non l'ho capito.
(Roberto Bolaño | I Detective Selvaggi)

COME NELLA VITA

Il problema nella letteratura come nella vita [...] è che uno finisce sempre per diventare uno stronzo.
(Roberto Bolaño | I Detective Selvaggi)

COME UN FIORE

Poi tutto si è trasformato in una serie di fatti concreti o di nomi propri o di verbi, o di capitoli di un manuale di anatomia sfogliato come un fiore, connessi caoticamente fra loro.
(Roberto Bolaño | I Detective Selvaggi)

20150626

IDEALE

Il suo ideale era vincere la gravitazione.
(W. G. Sebald | Soggiorno In Una Casa Di Campagna)

OGGETTI CREPUSCOLARI

A differenza del capitale che circola senza interruzione, questi oggetti crepuscolari sono usciti dal circuito del commercio, hanno perduto da tempi il loro carattere di merce e, in un certo senso, sono già entrati nell'eternità.
(W. G. Sebald | Soggiorno In Una Casa Di Campagna)

SOLTANTO SINTOMI

La sua ipocondria, le ubbie che lo afflissero di continuo, l'accidia e la tetraggine cui tanto spesso allude, la depressione latente, le paralisi improvvise e il repentino venir meno delle forze, le vertigini, le emicranie, l'orrore dell'ignoto che avverte in continuazione, tutti questi non sono soltanto sintomi del suo temperamento melanconico, ma altresì gli effetti psicologici di una società sempre più improntata all'etica del lavoro e allo spirito della concorrenza.
(W. G. Sebald | Soggiorno In Una Casa Di Campagna)

COME LO SCRITTORE

In termini meno eroici, ma di certo altrettanto corretti, si potrebbe anche intendere lo scrivere alla stregua di un'azione compulsiva, che non si interrompe mai e che dimostra come lo scrittore, fra tutti i soggetto malati di pensiero, sia probabilmente il più inguaribile.
(W. G. Sebald | Soggiorno In Una Casa Di Campagna)

REGNO ANIMALE

Inquietante appare in genere a Hebel il regno animale: il minuscolo sorcetto dal dorso cilestrino, che gli saltella fra le gambe, non meno del leone africano che entra in camera sua e gli posa sulle spalle le zampe anteriori deturpate da un esantema, per tacere poi della coppia di angeli tenuta in un pollaio in mezzo ad altri volatili, e la cui femmina è gravida.
(W. G. Sebald | Soggiorno In Una Casa Di Campagna)

PARE

Macigni pesantissimi, che nessuno sarebbe stato in grado di sollevare tranne Bigfoot, si posavano tonfando attorno a lei nel cuore della notte. Nei torrenti nuotavano trote testargentea grosse come squali, fosforescenti più che luccicanti. Incontrava cantieri abbandonati, caldaie e fumaioli e forge che spuntavano tra i rovi... e poi la strana città 'perduta' di Shade Creek, evacuata — si riteneva — in seguito a un'inondazione di tanto tempo prima, e adesso inaspettatamente ripopolata da abitanti che non dormivano, pare, mai.
(Thomas Pynchon | Vineland)

PICCOLI ECHI

Bollettini meteorologici continuavano a interrompere i programmi per aggiornare i telespettatori sulla situazione. Le mappe mostravano varie perturbazioni temporalesche sul paesaggio circostante la città. Apparivano spettrali immagini radar, predigitali, di grige tempeste-madri che partorivano dal fianco destro piccoli echi a forma di uncino i quali si staccavano e crescevano per diventare micidiali giovani tornado. 
(Thomas Pynchon | Vineland)

PRIMO PIANO

Andavano in cerca di guai, di disordini, di torbidi, li trovavano, li filmavano e, poi, veloci, portavano in luogo sicuro quei documentari, quelle testomonianze. In particolare, credevano nei primi piani. Nella capacità di rivelare e sconvolgere mediante un primo piano. Allorquando corrompe, il potere tiene un diario-di-bordo, trascrive i suoi atti su quell'ultrasensibile aggeggio mnemonico che è il volto umano. Chi avrebbe potuto resistere alla luce? Quale spettatore avrebbe ancora poturo credere nella guerra, nel sistema, nelle innumerevoli bugie sulla libertà americana, dopo aver visto in primo piano le facce di quella gente comprata e venduta?
(Thomas Pynchon | Vineland)

FASCIA ORARIA PRIMARIA

Mancava poco alla fascia oraria primaria, la luce del giorno indugiava ancora, gli uccelli facevano baccano sugli alberi al di sopra di un remoto rumore d'autostrada, simile a una risacca d'asfalto.
(Thomas Pynchon | Vineland)

TRAFFICO CITTADINO

Fuori, il vento batteva su lastre di metallo, il traffico cittadino scorreva producendoumide fricative, i colori al neon, alcuni dei quali sconosciuti fuori Tokyo, trasformavano le strade in una patinata ostentazione di peccato e desiderio.
(Thomas Pynchon | Vineland)

TRAFFICO PEDONALE

Il traffico pedonale riprese, come dopo un temporale: un'altra veduta di Edo.
(Thomas Pynchon | Vineland)

NESSUN RAPPORTO

Precipiti mura dall'intonaco annoso tutto sudicio per le intemperie non tanto torreggiavano sopra le asperità del terreno ondulante quanto le riflettevano, quasi leggibilmente, come fossero enormi specchiere rozze, disposte a differenti angolature, sotto antichi tetti di tegole, scurite e corrose dagli elementi, con finestre incassate che non sembravano avere nessun rapporto con i vari piani all'interno dell'edificio.
(Thomas Pynchon | Vineland)

FONTE BEN PRECISA

Le ingiustizie a cui aveva assistito per le strade e sui campi, tante — troppo spesso rimaste impunite — lei cominciò a vederle in maniera più diretta, non come la Storia del mondo o alcunché di troppo teorico, bensì come esseri umani, di solito maschi, abitanti di questo pianeta, spesso a portata di mano, che commettono questi crimini, gravi o lievi, a uno a uno contro altri esseri umani viventi. Forse tutti dobbiamo sottostare alla Storia — ella pensava — forse no; ma se ci si rifiuta di credere alle palle propinate da questa o da quell'altra fonte ben precisa... be', la Storia potrebbe essere diversa.
(Thomas Pynchon | Vineland)

I VARI MOMENTI

Divenuta finalmente padrona di sé, con tutti i crismi della legalità, scambiò il proprio particolare servaggio per la libertà, accordata a pochi, di agire al di fuori di statuti e mandati, di ignorare la storia e i morti, di non immaginare alcun futuro né alcun nascituro, di essere semplicemente in grado di seguitare a definire i vari momenti soltanto, e puramente, mediante l'azione che li riempiva.
(Thomas Pynchon | Vineland)

QUALCOSA ACCADEVA

Correvano infatti dicerie incontrollate, relative a incidenti ad alta quota, di cui nessuno parlava se non usando cautissimi eufemismi. La lista dei passeggeri all'arrivo non era sempre identica a quella di partenza. Qualcosa accadeva, tra il decollo e l'atterraggio, lassù.
(Thomas Pynchon | Vineland)

NELLA SUA VITA

Frenesi era entrata nella sua vita come un'intera banda di fuorilegge.
(Thomas Pynchon | Vineland)

GRANDI MACCHIE

Io accompagno con serenità queste vicende, lascio andare quello che va ed esso se ne va sempre a mia insaputa. L'abito della domenica che questo mio personaggio indossa sarà ormai largo e cascnte, floscio in ogni parte, cosparso di grandi macchie incancellabili.
(Goffredo Parise | I Movimenti Remoti)

GROSSI RESTI

Quanta roba è attaccata al corniolo, accanto al mio tredicesimo anno.
Chissà quanti anni sono appesi qua e là, in montagna in collina, un mucchio di mesi di luglio, con gli oggetti adoperati, abbandonati accanto a un albero, ad una siepe, ad una fontana, e le vacche passano accanto, li pestano o li coprono di grossi resti. Poi i resti se ne vanno con la pioggia e la neve e il sole e lì restano ancora ancora, un pezzetto di vetro di un termos rotto, il rocchetto trasformato in carro armato, una voce.
(Goffredo Parise | I Movimenti Remoti)

UMIDA E ODOROSA

Poiché dietro a quello spiazzo erboso c'è una grotta, il fatto di essere solo e di sentirmi dietro la schiena quel buco oscuro dal quale usciva aria umida e odorosa, m'impressionava.
(Goffredo Parise | I Movimenti Remoti)

QUALCOSA D'ALTRO

Il vento ulula all'esterno, si scatena, impaziente di vedere gli uomini uscire da quella grotta per potersi distrarre con qualcosa d'altro che non sia la neve, qui del resto non ci sono che le montagne e ci vogliono molte migliaia di anni per spostarle, forse ogni tanto passa una volpe, e più raramente un corvo, ma le bestie non si lasciano malmenare dal vento come gli esseri umani, che sono vulnerabili non appena escono di casa.
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

ALMENO QUATTRO

[...] è faticoso spingere la cassa su per il pendio, ci vogliono almeno quattro vivi per trasportare la morte.
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

UN DIO DEL GENERE

Può essere estenuante e perfino avvilente avere un Dio del genere sopra di sé, lo sostituiremo di sicuro non appena ci si offre qualcosa di meglio.
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

CHI NON PIANGE

Soffiano, si affaticano, gli occhi bruciano e lacrimano. Il fumo permette loro di piangere. Fa bene piangere, qui. I bambini muoiono, i sogni muoiono, la scintilla vitale si affievolisce e si spegne e chi non piange si trasforma in pietra. Soffiano sulle braci e piangono, perché possiamo rianimare un fuoco ma non un essere umano.
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

BELLA RISPOSTA

Non lo so, risponde lei, che è una bella risposta, perché che cosa vogliamo, che cosa ci spaventa, da dove vengono queste aspirazioni celate e crudeli, dove ci porterà la vita? Non lo so, rispose lei, parole vere, procediamo a tentoni nella vita e poi moriamo nell'incertezza.
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

ALMENO UN LIBRO

Gísli si sporge in avanti sulal sedia, s'intravede un libro rilegato di blu nella tasca interna della giacca del direttore della scuola, che non esce mai di casa se non ha almeno un libro con sé per preservarsi dai fastidi del mondo.
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

UN PAIO DI CALZE

Lottano contro le forze superiori, indifesi a bordo delle loro barche scoperte, lottano per se stessi, lottano per chi li attende a terra, mogli che non osano dormire per la paura di vederli comparire in sogno, fradici di mare; ah, ecco, allora è andata così, prega per la mia anima perché desidero uscirmene da questi flutti e salire in cielo; sono morto, adesso, e non hai più bisogno di maledirmi, sei libera ormai, congratulazioni; amore mio, cuore mio, darei la vita per un paio di calze asciutte, ma non ho più una vita da offrire.
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

LA SOLA COMPAGNIA

Chi ha viaggiato da solo per la brughiera nelle quieti notti d'estate, con la sola compagnia del cielo e degli uccelli, probabilmente non è vissuto in vano.
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

COSÌ INCORROTTA

Certo, da quest'attività ricava poco potere e poco denaro, il potere e la ricchezza non si accompagnano mai alla letteratura e forse è per questo che rimane così incorrotta, a volte l'unica resistenza degna di questo nome.
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

BUIA E GIGANTESCA

Erano scesi in cabina, così fosca e fredda che sembrava quasi che Brynjólfur avesse aperto un varco nell'esistenza stessa e che fossero discesi verso l'assoluta disperazione, ma la luce del mattino era fluita attraverso l'apertura e si era infilata come un arpione nel fianco di quella creatura buia e gigantesca.
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

CHE VITA OCCORRE

Lei trasalisce a sentire il suo nome pronunciato a voce così alta e risoluta, perché quale nome merita di essere chiamato a voce tanto alta da farlo sentire a tutti, che vita occorre per guadagnarselo?
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

TROPPA ATTENZIONE

Moriamo se non ascoltiamo quel che ci insegna l'esperienza, ma ammuffiamo dentro se vi prestriamo troppa attenzione.
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

20150614

NIDI DI BRILLANTI

Dietro le finestre Pietroburgo perseguitava gli uomini con  i suoi giuochi cerebrali e la sua vastità lamentosa; un freddo vento umido sferzava le strade; sotto il ponte brillavano nella nebbia enormi nidi di brillanti. E non si vedeva nessuno, nulla.  
(Andrej Belyj | Pietroburgo)

MISERO ADDOBBO

Come la luna brillava la sua coscienza: con due facce.
Fra le sue quattro pareti egli sembrava a se stesso nient'altro che un carcerato, un carcerato che sentisse la libertà più degli altri e per il quale quell'angusto abitacolo equivalesse allo spazio dell'universo.
Lo spazio dell'universo era deserto come la sua stanza!... Lo spazio dell'universo era il culmine delle ricchezze... Eppure l'abitazione di un povero sarebbe sembrata sfarzosa dinanzi al misero addobbo dello spazio universale.
(Andrej Belyj | Pietroburgo)

CONTRADA DEGLI SPIRITI

"[...] Sì: la nostra città capitale" insistette il nero contorno "appartiene alla contrada degli spiriti. Di questo non usa parlare nelle guide; ne tace anche il Baedeker; e così accade che un provinciale non informato tenga conto soltando dell'amministrazione visibile e non abbia il passaporto delle ombre." (Andrej Belyj | Pietroburgo)

È DETTO TUTTO

Le porte di tela cerata!
Questa, quella e quell'altra... Ad una s'era strappata la tela cerata; e dai buchi sporgevano ispidi crini; a un'altra era attaccato con uno spillo un biglietto; e sul biglietto era scritto. "Zakatalkin"... Chi fosse costui, quali fossero il suo nome, il suo patronimico, la sua professione lascio a voi immaginarlo: "Zakatalkin" – è detto tutto.  (Andrej Belyj | Pietroburgo)

KANTIANO

Egli negava il paradiso: il paradiso o giardino non coincideva per lui con l'idea del bene supremo (egli era un kantiano); era un uomo nirvanico.
E per Nirvana non intendeva il Nulla.  
(Andrej Belyj | Pietroburgo)

UN'ALTRO BICCHIERINO

"Confessate... Ehi, due bicchierini di vodka!... Confessate..." gridava Pavel Jakovlevič, assumendo un aspetto tumido e pingue; il suo piccolo volto, ingrassato, era tutto enfiagioni e papille... "Scommetto che per voi rappresento un enigma."
A un tavolo sedeva il marinaio quarantacinquenne (all'apparenza un Olandese).
"Con alcool?..."
Vicino all'Olandese s'era poasta una mole di pietra.
"Dunque, giovanotto..."
"Che c'è?"
"Che ne dite del mio comportamento in istrada?"
"Ah, parlate ancora di questo?"
"Un altro bicchierino?
"Un altro..."
Pavel Jakovlevič frugacciava smanioso con la forchetta tremante, sforzandosi di infilzare un viscido canterello:
"Non è vero che era strano là fuori?" 
"Dov'era strano?"
", presso quello steccato... No grazie, niente sardine." 
Ai tavoli gozzovigliava una genìa di bastardi: né uomini né ombre; erano tutti abitanti delle isole; e gli abitanti delle isola sono una strana genìa di bastardi: né uomini né ombre.
Pavel Jakovlevič veniva assumendo un aspetto tumido e pingue: tutto enfiagioni e papille e bianche verruche:
"Un altro bicchierino?"
"Un altro..." 
 
(Andrej Belyj | Pietroburgo)

20150610

STERILE IMPETO

E la freddezza si era impressa nel padrone di casa, nei domestici, persino nel bruno bulldog tigrato, che passava i suoi giorni in qualche luogo vicino alla cucina; in questa casa vivevano tutti in un clima di soggezione, ossequinati al parquet, alle tele, alle statue, sorridendo confusi e inghiottendo le parole; compiacevano e riverivano, torcendo le gelide dita in un impeto di sterile zelo servile.
(Andrej Belyj | Pietroburgo)

SENZA RUMORE

Nella casa laccata le tempeste della vita quotidiana passavano senza rumore; e tuttavia vi passavano in modo funesto.
(Andrej Belyj | Pietroburgo)

ILLUSTRE PROSAPIA

Apollon Apollonovič Ableuchov era di illustre prosapia: aveva Adamo per antenato.
(Andrej Belyj | Pietroburgo)

20150604

EROSION

Nothing means anything most of the time. Meaning is in a constant state of flux, and whenever you catch someone thinking they know what they mean, immediately they begin to look not so sure because like everything else, the mind is in a constant state of erosion. You’re not building up to live forever but you are gonna die forever as far as we think we know, but that single thought is already eroding so, not sure.
(Howe Gelb | Magnet Magazine)

20150509

UN PUNTO NERO NEL MEZZO

Se poi ci si ostina a convalidare l'assurda leggenda che Mosca abbia una popolazione d'un milione e mezzo di abitanti, bisognerà riconoscere che la capitale sia Mosca, perché solo le capitali hanno una popolazione d'un milione e mezzo di anime, mentre le città privinciali non hanno, non hanno avuto e non avranno mai una popolazione così numerosa.
Se Pietroburgo non è la capitale, allora non c'è Pietroburgo. La sua esistenza è soltanto illusoria.
Comunque sia, Pietroburgo non è soltanto illusoria, ma si trova anche sulle carte; in forma di due cerchi concentrici con un punto nero nel mezzo; e da questo punto matematico che non ha dimensione proclama energicamente la propria esistenza: di qui, da questo punto si diffonde come una fiumana lo sciame delle parole del nostro libro; da questo punto di diffondono con impeto le circolarii.
(Andrej Belyj | Pietroburgo)

20150422

EDUCAZIONE CONTRO NATURA

Nulla è più singolare, più imbarazzante che il rapporto tra persone che si conoscono solamente di vista... s'incontrano tutti i giorni a tutte le ore, si osservano, e tuttavia sono costrette dall'educazione o dal puntiglio a fingere l'indifferenza e a passarsi accanto senza una parola e senza un saluto. V'è fra loro una relazione d'inquietudine e di esasperata curiosità, l'isterismo prodotto dal bisogno insoddisfatto e innaturalmente represso di conoscersi e di comunicare l'uno con l'altro, e soprattutto una specie di ansioso rispetto. Giacché l'uomo ama e onora l'uomo finché non lo può giudicare, e il desiderio è frutto d'una conoscena imperfetta.
(Thomas Mann | La Morte A Venezia)

LA SOLA FORMA

Giacché la bellezza, mio Fedro, solo essa è amabile e visibile al tempo stesso; essa è, notalo bene, la sola forma dell'immateriale che noi possiamo percepire coi sensi e che i nostri sensi possono sopportare.
(Thomas Mann | La Morte A Venezia)

CIÒ CHE AVEVA VOLUTO

Troppo tardi. Adesso doveva continuare a volere ciò che aveva voluto ieri.
(Thomas Mann | La Morte A Venezia)

TENDENZA IRRESISTIBILE

Egli amava il mare per ragioni profonde: il bisogno di riposo dell'artista costretto a una dura fatica, che davanti all'esigente proteismo dei fenomeni cerca rifugio nel seno della semplicità, dell'immensità; la tendenza vietata, in netto contrasto con la sua missione e appunto per questo così irresistibile, all'inarticolato, l'incommensurabile, l'eterno, il nulla.
(Thomas Mann | La Morte A Venezia)

SCIPITE E INSERVIBILI

Stanco e tuttavia spiritualmente desto egli si occupò durante il lungo pranzo di cose astratte e addirittura trascendenti, meditò sul misterioso legame che il regolare deve contrarre con l'individuale perchè ne risulti la bellezza umana, di lì passò a problemi generali della forma e dell'arte e alla fine trovò che i suoi pensieri e le sue conclusioni somigliavano a certe ispirazioni del sogno, apparentemente felici, che poi a mente desta si rivelano del tutto scipite e inservibili.
(Thomas Mann | La Morte A Venezia)

ANCHE IL CONTRARIO

Le osservazioni e gli incontri di chi va attorno in silente solitudine sono al tempo stesso più sfumati e più netti di quelli dell'uomo socievole, i suoi pensieri sono più gravi, più bizzarri, e mai esenti da un'ombra di tristezza. Impressioni e immagini, che si potrebbero facilmente scrollar via con un'occhiata, un sorriso, uno scambio d'opinioni, lo preoccupano oltremisura, s'approfondiscono nel silenzio, diventano importanti, si trasformano in avventura, episodio, sentimento. La solitdine fa maturare l'originalità, la bellezza strana e inquietante, la poesia. Ma genera anche il contrario, lo sproporzionato, l'assurdo e l'illecito.
(Thomas Mann | La Morte A Venezia)

INTORNO DI NUOVO

Gli sembrava che tutto incominciasse in modo alquanto inconsueto, che avesse inizio un trasognato allontanamento, una strana deformazione del mondo che forse si poteva arrestare se egli velava per un poco la sua vista e poi si guardava intorno di nuovo.
(Thomas Mann | La Morte A Venezia)

NEL VOLTO DEL SUO SERVO

Anche sotto l'aspetto individuale l'arte è una vita più intensa. Essa dona felicità più profonda, e divora più in fretta. Scava nel volto del suo servo le tracce di avventure spirituali e immaginarie, e anche nella pace claustrale della vita esteriore porta a lungo andare un'ipersensibilità, un raffinamento, una stanchezza e una curiosità di nervi che nemmeno la vita più piena di sfrenati godimenti e passioni saprebbe suscitare.
(Thomas Mann | La Morte A Venezia)

AFFINITÀ SEGRETA

Affinché un importante prodotto dello spirito possa esercitare immediatamente un influsso vasto e profondo, dev'esserci un'affinità segreta, anzi una concordanza, fra il destino personale del suo autore e quello generale dei contemporanei.
(Thomas Mann | La Morte A Venezia)

TUTT'ALTRO CHE ROBUSTA

[...] e la coscenziosa moralità di tale atteggiamento stava in questo, che, di costituzione tutt'altro che robusta, a compiere quello sforzo costante egli non era fatto, ma soltanto chiamato.
(Thomas Mann | La Morte A Venezia)

IMPULSI PIÙ OSCURI

Il connubio della rigida coscenziosità burocratica con impulsi più oscuri e focosi aveva preodotto un artista, questo artista singolare.
(Thomas Mann | La Morte A Venezia)

20150316

ETERNI E UNIVERSALI

Diffidavo, e ancora diffido, delle unioni sacre – anche quelle che non oltrepassano la cerchia limitata delle persone che frequento. Se mi considero incapace di ogni violenza gratuita, riesco pure a immaginare facilmente – forse troppo – le ragioni o le concatenazioni di eventi che in altre epoche avrebbero potuto spingermi al collaborazionismo, allo stalinismo o alla rivoluzione culturale. Forse tendo anche troppo a chiedermi se fra i valori accettati senza discutere dal mio ambiente – i valori che le persone del mio tempo, del mio paese e della mia classe sociale giudicano irrinunciabili, eterni e universali – non possa esserecene qualcuno che un giorno risulterà grottesco, scandaloso o semplicemente sbagliato.
(Emmanuel Carrére | Limonov)

TETRA E RAGIONEVOLE

In due ore di guerra, pensa Eduard, si impara sulla vita e sugli uomini più che in quattro decenni di pace. La guerra è sporca, è vero, la guerra non ha senso, ma, cazzo!, neanche la vita reale a senso, per quanto è tetra e ragionevole a forza di frenare gli istinti.
(Emmanuel Carrére | Limonov)

FORSE

Un cattivo figlio? Forse, ma intelligente, e quindi senza pietà.
(Emmanuel Carrére | Limonov)

CANDORE IDEALE

Intanto loro facevano gruppo, e il mio riuniva persone per le quali il non uscire in gruppo era un punto d'onore. Noi volevamo essere solitari, appartati, incuranti della luce dei riflettori e dell'apparire. I nostri eroi erano Flaubert, il Bartleby di Melville che a qualsiasi domanda rispondeva: «I would porefer not to», Robert Walser, morto nel candore ideale della neve svizzera dopo essersi chiuso per vent'anni nel silenzio, tra i muri di un ospedale psichiatrico. Molti di noi erano in analisi.
(Emmanuel Carrére | Limonov)

VEDERE E AGIRE

[...] penso che quest'idea – ripeto: «L'uomo che si ritiene superiore, inferiore o anche uguale a un altro non capisce la realtà» – rappresenti il vertice della saggezza e non basti una vita a farsene permeare, ad assimilarla, a interiorizzarla in modo che cessi di essere un'idea e plasmi invece il nostro modo di vedere e agire in ogni situazione.
(Emmanuel Carrére | Limonov)

NON CI RIESCO

Mi secca mostrarmi così poco indulgente con l'adolescente e il ventenne che sono stato. Vorrei amarlo, riconciliarmi con lui, ma non ci riesco. Mi sembra di poter dire che ero terrorizzato: dalla vita, dagli altri, da me stesso – e che l'unico modo per impedire al terrore di ridurmi alla paralisi totale fosse di ripiegarmi su me stesso in un atteggiamento ironico e disincantato, e considerare ogni tipo di entusiasmo o impegno con il ghigno del tipo a cui non la si fa, uno che sa come va il mondo senza essere mai andato da nessuna parte.
(Emmanuel Carrére | Limonov)

PICCOLA ENCLAVE

Passavamo ore intere a confrontare diverse esecuzioni di un quintetto di Mozart o di un'opera di Wagner, scimmiottando la leggendaria trasmissione di France Music «La Tribune des critiques de disques» i cui ospiti ci affascinavano per l'erudizione, la malafede e l'evidente piacere di costituire una piccola enclave di civiltà ironica e brontolona in un mondo di barbari votati ai ritmi binari.
(Emmanuel Carrére | Limonov)

VORREI SAPERLO FARE

Il modo migliore per descrivere il party dei Liberman sarebbe raccontarlo come il ballo della Vaubyessard in Madame Bovary, senza tralasciare un cucchiaino, né una fonte di luce. Vorrei saperlo fare, ma non ne sono capace.
(Emmanuel Carrére | Limonov)

IL GRANDE ADAGIO

Il grande agadio dell'epoca, equivalente al nostro "lavorare di più per guadagnare di più" era: "Noi facciamo finta di lavorare e loro fanno finta di pagarci."
(Emmanuel Carrére | Limonov)

VITA DA MULO

[...] e per quanto Anna sia, come dice lei stessa, una hooligan, una schizoide e una degenerata, Eduard vede in lei una principessa orientale, una principessa grazie alla quale lui, che era programmato per una vita da mulo a Saltov, si è innalzato a un ambiente familiare variopinto, poetico e stravagante come un quadro di Chagall.
(Emmanuel Carrére | Limonov)

COSÌ COME IN ITALIANO

Reggevano i cartelloni e le candele orfani, vedovi e vedove, genitori che avevano perso un figlio – per i quali, in russo non meno che in francese – manca un termine.
(Emmanuel Carrére | Limonov)

DI TRADIZIONI E DI CITTÀ

Ricordo il primo albatro che vidi. Fu durante un lungo colpo di vento in acque remote nei mari antartici. Dopo la mia guardia franca del mattino, ero salito sul ponte coperto di nubi e là vidi, gettato sulle boccaporte di maestro, un essere regale, pennuto, di immacolata bianchezza e dal sublime romano rostro adunco. A intervalli esso allargava le ali immense da arcangelo, come per abbracciare qualche arca santa. Stupefacenti palpitazioni e sussulti lo scuotevano. Quantunque incolume materialmente, esso cacciava strida come il fantasma di un re in preda a una soprannaturale disperazione. [...] l'essere bianco era tanto bianco, la sue ali tanto immense, e in quelle acque del perpetuo esilio io avevo perduto le meschine memorie di tradizioni e di città, che ci distraggono. 
(Herman Melville | Moby Dick)

20150306

QUESTO PEZZO

Ma quello che chiedo a un fotoreporter è un'altra cosa, [...] voglio che mi dica "Guarda qui, io ho visto questo, l'ho trovato lì, ho scelto per te questo pezzo che mi sembrava importante, penso che voglia dire questo, tu cosa ne pensi?".
(Michele Smargiassi | Fotocrazia, 4 Marzo 2015)

20150224

CONTRO OGNI ASPETTATIVA

A quali circostanze debbo dire grazie – quand'anche in casi del genere abbia un senso parlare di riconoscenza – se, contro ogni aspettativa, riuscii a scampare alla morte e a ritrovarmi guarita all'inizio della primavera successiva, lo ignoro, così come in generale non so in che modo si riesca a reggere la vita.
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

I FATTI DI QUALSIASI GENERE

Durante il giorno il signor Mandel sedeva per lo più in qualche luogo ombreggiato [...] immerso nelle sue cogitazioni. Laura diceva che lavorava da tempo al progetto di uno Stato in cui non accadesse mai alcunché; nulla, infatti, gli risultava tanto ostico quanto le imprese, gli sviluppi, gli avvenimenti, le trasformazioni e i fatti di qualsiasi genere. Laura invece era per la rivoluzione.
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

IL CUORE DEL MONDO

A me interessano soprattutto i cervi volanti neri e lucidi, assai numerosi nel bosco di Windheim. Con gli occhi li seguo pazientemente nelle loro vie traverse. Talvolta sembrano percorsi da un moto di spavento in tutte le membra. Cadono allora in una specie di deliquio. Restano lì inerti, e io ho come l'impressione che il cuore del mondo abbia cessato di battere. Solo quando trattengo anch'io il respiro, i cervi volanti dalla morte ritornano in vita e il tempo riprende il suo corso. Il tempo. In che tempo è accaduto tutto questo?
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

A PIEDI NUDI SUL PAVIMENTO IMMACOLATO

Adesso, prosegue Luisa, sono dinuovo nel soggiorno. Ho attraversato il vestibolo in penombra dal pavimento in lastre di pietra, ho posato con cautela la mano sullla maniglia – come facevo allora quasi ogni mattina –, l'ho abbassata, ho aperto la porta e dentro, lì a piedi nudi sul pavimento immacolato, mi sono guardata attorno tutta stupita perché in questa stanza ci sono cose bellissime.
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

A UN CERTO STADIO

A poco poco, contemplando la carne trafitta e i corpi dei testimoni del supplizio, piegati per l'afflizione come canne, compresi che a un certo stadio il dolere cancella il proprio presupposto: la coscienza, e quindi anche se stesso, forse – ne sappiamo così poco. È certo invece che la sofferenza psichica è di fatto infinita.
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

DA ALLORA IN POI

Si rivedeva ancora oggi con assoluta chiarezza, dopo la camminata primaverile tra lampi e acquazzoni, scendere dalle propaggini di una torbiera e, da una delle ultime alture, scorgere per la prima volta savanti a sé, a volo d'uccello, la città nella quale da allora in poi avrebbe trascorso la propria vita.
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

20150223

TUTTI I DESERTI

Anzi una volta, mentre esaminava i bagliori di grafite sul dorso delle proprie mani, Ferber stesso osservò che nei suoi sogni, sia diurni sia notturni, lui aveva già attraversato tutti i deserti della terra – di sabbia o di pietra che fossero.
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

CRITERIO IDENTIFICATIVO

Poiché erano tutti egualmente alti e slanciati, e coi loro bei volti regolari si guardavano attorno rivelando identico spregio della morte, era difficile distinguerli l'uno dall'altro, tanto più che non si davano il cambio a intervalli regolari, e la composizione della squadra continuava quindi a variare. Ciò nonostante, sulla scorta di precise osservazioni e di un possibile criterio identificativo basato sulla differenza anagrafica, Ferber riteneva di poter concludere che i camerieri erano in tutto una decina, non di più e non di meno, mentre io per parte mia non riuscivo a ricordare neanche in modo approssimativo che aspetto avessero quelli di volta i volta assenti.
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

20150214

DISCENDENZA DI VOLTI

Se alla fine Ferber, dopo essersi sbarazzato di una quarantina di varianti, o meglio dopo aver cancellato sul foglio uno schizzo via l'altro sostituendolo ogni volta con uno nuovo, si risolveva a consegnare il quadro, non tanto perché convinto di averlo ultimato quanto piuttosto per un senso di spossatezza, l'osservatore aveva la sensazione che esso fosse nato da una lunga discendenza di volti grigi, inceneriti, i quali continuavano ad aggirarsi come spettri su quella carta ormai scorticata.
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

COME PRIMA, COME ADESSO

Tutto doveva rimanere come prima, come lo aveva sistemato lui, come era adesso, e niente doveva aggiungersi tranne gli scarti prodotti mentre dipingeva i suoi quadri, tranne la polvere che si posava senza sosta e che – così ebbe modo di capire a poco a poco – era forse quanto di più caro avesse al mondo. La polvere, diceva, gli era molto più familiare della luce, dell'aria, dell'acqua. Nulla gli risultava più insopportabile di una casa dove si spolvera, e non c'era luogo dove si trovasse così bene come là dove le cose possono restarsene indisturbate e ovattate sotto il sedimento di velluto grigio che si produce quando la materia, alito dopo alito, si dissolve nel nulla.
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

PLACIDA FOSFORESCENZA

Era, mi spiegò, una cosiddeta teas-maid, nel contempo sveglia e bollitore per il té. Il dispositivo di luccicante acciaio inossidabile, montato su uno zoccolo di lamiera color avorio, assomigliava, quando si faceva bollire l'acqua e ne usciva il vapore, a una centrale elettrica in miniatura, mentre il quadrante della sveglia – come risultò di lì a poco al calar del crepuscolo – emanava una placida fosforescenza verde tenero, che mi era familiare sin dall'infanzia e dalla quale di notte mi sentivo inspiegabilmente protetto.
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

A POCHISSIMA DISTANZA

Siamo seduti su un'altana aperta, sopra un leggero rialzo – messi in mostra come sue santi. Grandi velieri ci passano accanto, a pochissima distanza. Avvertiamo l'aria umida che li avvolge e li sospinge. Quando c'è burrasca, dice l'oste, può capitare che con il pennone sfondino una finestra o rovescino una pianta sul davanzale.
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

A CIELO APERTO

Sul far del mattino ci sorprende un rumore inquietante, mai udito prima. Come il brusio di una folla remota, convenuta a cielo aperto in una landa o su una montagna. Saliamo sul tetto e vediamo inarcarsi sopra di noi, a perdita d'occhio, un baldacchino mobile dai disegni bianchi e neri. Sono cicogne, un'infinità di cicogne in migrazione verso sud.
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

CONDIZIONE ESTERIORE

Come solitamente accade quando compaiono nei nostri sogni, i morti erano muti e avevano un'aria un po' mesta e abbattuta. In generale si comportavano come se la loro condizione per così dire esteriore fosse un terribile segreto di famiglia che non doveva essere divulgato in nessun caso. Se mi avvicinavo, si dissolvevano davanti ai miei occhi e, di sé, lasciavano soltanto il posto vuoto che avevano occupato fino a quel momento. Perciò, quando entravano nel mio campo visivo, mi accontentavo di osservarli da lontano. Ebbi ben presto la sensazione che, ovunque li incontrassi, essi rappresentassero un punto fosso in mezzo all'incessante andirivieni che li circondava.
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

INOSSIDABILI SIGNORE

Quasi tutti gli alloggi sono da tempo vuoti, i loro proprietari hanno preso congedo da questo mondo. Solo alcune inossidabili signore continuano a venire ogni estate e si aggirano come fantasmi nell'immane edificio. Per qualche settimana tolgono i teli bianchi degli arredi, la notte giacciono immobili come composte nella bara in mezzo al vuoto che le circonda, vagano per gli ampi corridoi, attraversano gli immensi saloni, fanno risuonare dei loro passi il vano delle scale, mentre salgono e scendono i gradini mettendo con cautela una scarpa avanti all'altra, e la mattina presto portano a spasso sulla promenade i loro ulcerosi barboncini e pechinesi.
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

SMANIA NICHILISTA

[...] quali che fossero le mie aspttative, fu subito chiaro che al pari di ogni altra meta di viaggio non importa in quale paese o in quale parte del globo, quella località balneare un tempo leggendaria era irrimediabilmente decaduta e compromessa dal traffico automobilistico, dal moltiplicarsi delle bottegucce e da una smania nichilista che in tutti i modi va affermandosi e sempre più si estende.
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

QUESTIONE DI PROSPETTIVA

Non c'è dubbio che, in un certo senso, adesso il pazzo sono io; ma, come forse lei sa, è una pura questione di prospettiva.
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

OUT HERE

I often come out here, disse zio Kasimir, it makes me feel that I am a long way away, though I never quite know from where.
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

LE TENEBRE LÌ SOTTO

C'era da tremare di paura, dichiarò, alla vista delle onde che si sollevavano dagli abissi e si riavvolgevano su se stesse. Fin da bambino ero atterrito quando, giocando a curling sullo stagno delle rane ghiacciato e fermandomi a guardare in basso, d'un tratto la mente andava alle tenebre, lì sotto ai mie piedi.
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

APPENA FUORI

Appena fuori dal perimetro aeroportuale, ci mancò poco che uscissi di strada quando, al di sopra di una gigantesca montagna di immondizia accumulatasi in quel luogo, vidi levarsi pesantemente in volo un Jumbo simile a un mostruoso essere preistorico.
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

A METÀ DE SOGGIORNO

A ogni suo viaggio, tre settimane dopo l'arrivo piangeva ancora per la gioia di averci rivisto e tre settimane prima della partenza piangeva già per il dolore della separazione. Quando restava da noi più di sei settimane, a metà del suo soggiorno godeva di un periodo abbastanza tranquillo.
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

DALLO SFONDO

Tassello dopo tassello la vita di Paul Bereyter si staccava dunque dal suo sfondo.
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

CERTI PENNUTI

Il solino della camicia gli era diventato troppo largo intorno al collo rugoso che, come quello di certi pennuti o di una tartaruga, poteva allungarsi e ritrarsi a fisarmonica, la testa era piccola, faceva pensare a qualcosa di non ancora evoluto o già regredito [...].
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

LE OMBRE DELLA SERVITÙ

Spesso ho cercato di immaginarmi come fosse, dentro, la testa di quelle persone capaci di vivere ben sapendo che, dietro le pareti delle stanze in cui si intrattenevano, guizzavano di continuo le ombre della servitù, e mi figuravo che dovessero temere la natura fantomatica di quegli individui i quali, per quattro soldi, sbrigavano solerti le numerose incombenze quotidiane.
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

ABITARE IL GIARDINO

I suoi movimenti erano goffi e insieme composti – e di una cortesia ormai da tempo inusuale fu anche quel suo presentarsi come dottor Henry Selwyn. Eravamo di certo venuti per l'appartamento, soggiunse. A quanto ne sapeva, non lo avevano ancora affittato, ma in ogni caso dovevamo pazientare fino al ritorno di Mrs. Selwyn, perchè la proprietaria di casa era lei, mentre lui si limitava ad abitare il giardino, ad essere a kind of ornamental hermit.
(W. G. Sebald | Gli Emigrati)

20150128

CIÒ CHE NON POSSIAMO MAI DIRE

In teoria comprendiamo gli esseri umani, ma in pratica non li sopportiamo, pensai, il più delle volte stiamo con loro di malavoglia e sempre li trattiamo in base al nostro personale punto di vista. Eppure gli esseri umani, anziché basandoci sul nostro personale punto di vista, dovremmo trattarli e valutarli in base a ogni possibile punto di vista, pensai, i nostri rapporti con loro dovrebbero essere tali da permetterci di dire che il modo in cui li abbiamo trattati non è stato per così dire inficiato da alcun tipo di prevenzione, ciò che non possiamo mai dire perché in realtà siamo sempre prevenuti nei confronti di ogni essere umano.
(Thomas Bernhard | Il Soccombente)

MAI IN QUESTA ZONA

Non è una zona vivificante, mi dissi. Non è un paesaggio riposante. Non sono persone gradevoli. Mi aspettano al varco, pensai. Mi fanno stare in ansia. Tentano di abbindolarmi. Mai in questa zona mi sono sentito al sicuro, pensai. Afflitto da continue malattie, e infine quasi ucciso dall'insonnia.
(Thomas Bernhard | Il Soccombente)

QUALSIASI PERSONA

Voleva essere artista, a lui non bastava essere l'artista della propria vita, benché questo concetto racchiuda tutto ciò che può rendere felice qualsiasi persona lungimirante, pensai.
(Thomas Bernhard | Il Soccombente)

TUTTE LE PREMESSE

Quanto a me [...] posso dire che mi è capitato molte volte di avere tutte le premesse per fare le cose più svariate, ma perlopiù, del tutto consapevolmente, ho preferito non sfruttare queste premesse per indolenza o arroganza o tedio o pigrizia.
(Thomas Bernhard | Il Soccombente)

OGNI ESSERE UMANO

[...] in effetti è così che ciascuno di noi può e deve concedersi di vedere se stesso se non vuole cadere in balia della disperazione, ogni essere umano, comunque sia fatto, è un essere unico al mondo, io stesso me lo dico di continuo e con questo son salvo.
(Thomas Bernhard | Il Soccombente)

ABBIAMO IL PERMESSO

Se una cosa ci ostacola dobbiamo eliminarla, aveva detto Glenn, anche se si tratta solamente di un frassino. E non dobbiamo prima domandare se quel frassino abbiamo il permesso di abbatterlo, poiché già questa domanda ci indebolisce. Se prima domandiamo una cosa simile, la debolezza che da ciò consegue ci danneggia, forse addirittura ci distrugge, così lui, pensai.
(Thomas Bernhard | Il Soccombente)

TUTTO È STATO PREDISPOSTO

Tutte le predisposizioni sono in me micidiali, mi ha detto una volta, pensai, tutto è stato predisposto in me in maniera micidiale da coloro che mi hanno generato.
(Thomas Bernhard | Il Soccombente)

20150127

ANCORA PIÙ A FONDO

Ma il fatto è che le persone semplici non capiscono le persone complicate e con più spietatezza di chiunque altro le inducono a ritirarsi in se stesse, pensai. L'errore più grande che possiamo fare è credere che le cosiddette persone semplici siano in grado di salvarci. Ci rivolgiamo a loro in uno stato di angoscia estrema, li imploriamo letteralmente di salvarci, e quelle invece ci spingono ancora più a fondo nella disperazione. E come potrebbero, pensai, salvare un individuo stravagante dalla sua stravaganza.
(Thomas Bernhard | Il Soccombente)

QUASI TUTTA

Detestava le persone che parlano senza aver finito di pensare, dunque detestava quasi tutta l'umanità.
(Thomas Bernhard | Il Soccombente)

20150126

NEL VASTO MONDO

Forse perché preso da stanchezza, o per altro motivo, pensai a una bella fanciulla, e a come io ero solo nel vasto mondo: e che era impossibile che fosse giusto così.
(Robert Walser | La Passeggiata)

QUALCOSA DI NUOVO

L'incessante esigenza di godere e gustare sempre qualcosa di affatto nuovo mi sembra, tutto sommato, denotare meschinità, carenza di vita interiore, alienazione dalla natura e mediocre o scarsa capacità d'intelligenza. È ai bambini che bisogna mostrare di continuo qualcosa di nuovo e di diverso, se si vuol farli contenti.
(Robert Walser | La Passeggiata)

FARE ESPERIENZA

“Un temporalone” pensai continuando a camminare “qui sarebbe certamente stupendo. Speriamo di poterne fare l'esperienza”.
(Robert Walser | La Passeggiata)

CERTO MALE

All'istante m'innamorai, oso dire, alla follia di quella deliziosa miniatura di casa, e non avrei chiesto di meglio che entrarvi subito [...] ma ahimè, proprio le abitazioni più belle sono quasi sempre occupate, e se uno va in cerca di una casa confacente ai suoi difficili gusti gli va certo male, perché quello che trova vuoto e disponibile è per lo più orrendo e tale da far davero paura.
(Robert Walser | La Passeggiata)

20150121

PIÙ GRANDE

La mia passeggiata si faceva sempre più bella, più grande.
(Robert Walser | La Passeggiata)

SI SA

La mia puntualità fu un capolavoro. Si sa quanto i capolavori siano rari.
(Robert Walser | La Passeggiata)

PASSATO, PRESENTE E FUTURO

Non partecipava a nulla, né v'era chi partecipasse alle sue vicende e alla sua esistenza. Passato, presente e futuro erano per lui come uno spopolato deserto [...]. Nulla aveva significato per lui; e per converso egli non significava nulla per nessuno.
(Robert Walser | La Passeggiata)

SOTTO QUEST'ASPETTO

Di osterie d'ogni specie discorrerò più avanti: ce ne sarà sempre tempo, credo. Con le osterie l'ora non è mai abbastanza tarda per cominciare, perché poi si verificano delle conseguenze che ciascuno, ahimè, conosce anche troppo. Anche il più virtuoso non può negare di non saper dominare completamente certi vizi. Comunque, per fortuna, sotto quest'aspetto siamo tutti uomini e, come tali, incredibilmente facili da scusare, dato che ciascuno si richiama con paurosa semplicità alle innate debolezze organiche.
(Robert Walser | La Passeggiata)

PER NON DIMENTICARE

Ma nelle capitali e nelle metropoli non c'è il morbido verde addobbo degli alberi, la magia benefica degli amici prati, l'ornamento delle tante care foglie, per non dimenticare il profumo dei fiori: e tutto ciò io qui l'avevo.
(Robert Walser | La Passeggiata)

SONO GIUNTO QUI

Da qualche tempo sono giunto qui, fuggendo una situazione di gelidà ostilità, senza aver certezza né credere in nulla, intimamente malato, privo di ogni fiducia.
(Robert Walser | La Passeggiata)

IL MIO DISPREZZO

Alle persone che siedono in una sbuffante automobile io mostro sempre la faccia feroce. [...] Io guardo accigliato le ruote, la macchina, ma mai quelli che vi stanno dentro: a costoro va il mio disprezzo, non certo a titolo personale ma in via di principio, giacché non potrò mai capire che gusto ci sia a passare velocissimi davanti a tutte le immagini e gli oggetti che la nostra bella terra ci offre, come se si fosse impazziti e si dovesse correre per non disperare.
(Robert Walser | La Passeggiata)

CATTIVO USO

A mio avviso non si deve far cattivo uso della professione di scrittore, e oso sperare che questa frase riscuota generale consenso, sia accolta da applausi convinti e desti viva soddisfazione.
(Robert Walser | La Passeggiata)

20150119

THE BATTLE'S NOT

But he doesn't shout about it
No, he doesn't shout about it
He's a one in a million
He's a one in a million

He's lucky and happy just because
The battle's not for him to fight
He doesn't have a cause
Perhaps he's wrong, perhaps he's right

(Giles, Giles And Fripp | One In A Million)

20150111

VERSO IL NORD

Camminando in riva
al Reno so che
verso il Nord agognato
io farò rotta foss'anche
più freddo del ghiaccio
nelle secanti
della geometria

(W. G. Sebald | Poesia Per Un Album - in Moments Musicaux)

UN GESTO DI DIFESA

Non penso di avero potuto intuire allora, con i miei dodici anni, ciò che più tardi avrei letto, se non vado errato, in uno degli studi di Sigmund Freud e che subito a me era parso evidente, ovvero che il più profondo segreto della musica risiede in un gesto di difesa dalla paranoia, e che noi facciamo musica per costruire un argine, così da non essere sommersi dagli orrori della realtà.
(W. G. Sebald | Moments Musicaux)

POLVEROSO ESILIO

Quando trovai quella cartolina, dal retro ancora in bianco e che di certo era reduce da lunghe peregrinazioni, fu proprio come se i dieci tirolesi di Oberstdorf, uomini e donne nei loro costumi regionali, mi avessero atteso lì, in quel polveroso esilio inglese, per ricordarmi che non sarei mai sfuggito alla mia storia prenatale, a quella storia patria in cui all'elemento folcloristico è toccato un ruolo non irrilevante.
(W. G. Sebald | Moments Musicaux)

20150107

PAESAGGIO STANCO

 Il paesaggio scorre indifferente. Come l'equipaggio, sembra annoiato, stanco di essere osservato.
(Tom McCarthy | C)

FERTILIZZATO E SOFFOCATO

L'acqua è torbida, piena del limo con il quale ha fertilizzato i campi e soffocato i sogni di trascendenza ellenistica, da tempo immemorabile.
(Tom McCarthy | C)

EPOCHE STORICHE

Intorno a loro passano auto e carretti, che si tagliano la strada come epoche storiche che si intersecano.
(Tom McCarthy | C)

MECCANISMO RONZANTE

E sullo sfondo di quelle iterazioni, come una reliquia di un vecchio ordinamento, ecco il sole: avvelenato, rigurgitante gas e zolfo, annerito dal fumo di cordite e dal catrame. Man mano che si avvicinano i mesi estivi, sembra che si ammali. Quando vi passano sotto nei voli di primo mattino, la sua luce è infetta dal pallore spettrale di nebbie salienti, e virata a un colore nauseabondo di lampi verdi e gialli. Si scurisce anziché schairirsi, man mano che ogni giorno avanza e aumentano gli sbuffi, le nuvole di vapore e i traccianti. Il suo transito nell'aria sembra affaticato, come se il meccanismo ronzante che lo trascina sui suoi binari fosse danneggiato e usurato. Mentre i pomeriggi sfumano nella sera, diventa così saturo delle tossine che lo circondano da non reggere più e, fattosi pesante e debole, affonda.
(Tom McCarthy | C)

TUTTE LE MANOVRE

Poi tutto rallenta e sembra che galleggi: i traccianti salgono verso di lui languidi, come bolle in un bicchiere; gli sbuffi della contraerea gli penzolano sopra il capo come ghirlande in una festa. Gli piace quando le pallottole si avvicinano, molto vicine, in modo quasi da sfiorare l'aereo: quando accade si sente come un matador trafitto dal corno del toro, i due oggetti che prima erano antagonisti riuniti in un'armonia di forza ed equilibrio in modo talmente perfetto e proporzionato che è fuori dal tempo, raccolto da un pantheon di immortali per decorare le loro pareti. Anche il cielo assume un aspetto senza tempo: le linee intersecate dell'artiglieria e dei gas di scarico formano una griglia in cui sono registrate tutte le manovre del passato e, per estensione, sembra che la storia stessa sia come sospesa.
(Tom McCarthy | C)

ATTRAVERSO, A TERRA

Lui alza gliocchi sul suo viso: sta fissando un punto oltre gli alberi e i cespugli. Lui si arrampica sulla panchina al suo fianco e le scuote le spalle. Lei lo guarda e ha gli occhi come il miele, caldi e torbidi. Il suo sorriso gli passa attraverso, diretto a terra, o a qualcosa lì sotto.
(Tom McCarthy | C)