20110615

COME UNA CASA

Si sentì triste come una casa dopo uno sgombero [...]
(Gustave Flaubert | La Signora Bovary)

20110614

CURA

Helga si è alzata, lentamente, poi ha preso un foglio e una penna li ha dati al ragazzo e gli ha detto: dobbiamo prenderci cura di chi ci è caro e di chi ci vuol bene, sforzandoci di non rimandare mai al domani, la vita è troppo breve e a volte si conclude in modo inatteso [...].
Dobbiamo prenderci cura di chi ci è caro e di chi ci vuole bene.
Dev'essere una delle leggi dell'esistenza e il diavolo tira calci in culo a chi non le osserva.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

MARE

Due marinai erano annegati, i loro corpi non erano mai stati ritrovati e si erano aggiunti alla folla che vaga sul fondo dl mare, lamentandosi del tempo che non passa, aspettando l'estrema chiamata che qualcuno aveva loro promesso da tempo immemore, aspettando che Dio li tiri su in superficie, li porti nel suo mare di stelle, li asciughi con un sospiro caldo e li faccia entrare coi piedi asciutti nel regno dei cieli, lassù non c'è mai pesce in tavola, dicono gli annegati ottimisti, si svagano a guardare la chiglia delle barche, si stupiscono davanti alle nuove attrezzature per la pesca, maledicono la sporcizia che l'uomo lascia dietro di sé e a volte piangono perché sentono la mancanza della vita, piangono come piangono gli annegati ed è per questo che il mare è salato.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

20110612

LUCE

Da qualche anno a quella parte aveva preso l'abitudine di partire per lunghi viaggi, spesso all'estero, del resto non c'è niente da vedere in Islanda se non le montagne, le cascate, i poggi erbosi e questa luce capace di entrarti dentro e trasformarti in un poeta.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

FORZA

Inquieto, infelice, gonfio d'alcol e di notti insonni, aveva comprato una rivoltella da un capitano di marina inglese, se l'era puntata alla tempia per tre volte in tre anni diversi, ma non aveva mai avuto il coraggio di premere il grilletto e introdursi con la forza nel regno dei morti.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

SPOSTAMENTO

Alcuni vivono in modi che non passano inosservati, la loro esistenza provoca uno spostamento nell'aria, altri invece restano appesi alla vita per molti anni, magari anche ottanta, senza muovere niente, il tempo gli scorre attraverso ed eccoli già morti, sepolti, dimenticati.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

CASA

Alcuni devono vivere a lungo prima di trovare un luogo che possa liberare questa parola grossa, «casa», dalle catene della lingua, e sono ancora di più coloro che muoiono prima di averlo trovato.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

20110609

CORPO

Un corpo vivo è qualcosa di eccezionale. Ma quando il cuore cessa di battere, non pompa più il sangue e i ricordi e i pensieri non guizzano più nella scatola cranica, allora non è più così mirabile e si trasforma in una cosa che preferiamo non dover descrivere a parole. Meglio che se ne occupi la scienza. E poi la terra.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

DOMANDA

Chi non ha neanche un sogno è in grave pericolo. [...] Bárður si batte con le mani. Impreca a voce alta e anche in silenzio. Sogna l'indipendenza da suo padre, sogna di andarsene, di vivere con Sigríður, con la sua risata e i suoi commenti che spesso ti cambiano il corso dell'esistenza, sogna di imparare di più, sogna Copenaghen, dove ci sono torri e tente strade in cui perdersi, sogna di fare qualcosa di gande perché altrimenti che senso ha la vita? Ecco una domanda con cui misurarsi. Ma eccone un'altra, più impellente: come si fa a proteggersi dal freddo?
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

ORIZZONTE

Il giorno si avvicina, il vento rinforza e si raffredda, è nato dal ghiaccio che riempie il mondo dall'altra parte dell'orizzonte, guardiamoci bene dal remare in quella direzione, l'inferno è gelido.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

BOCCHE

Jens si ferma in molte fattorie, ci sono tante bocche impazienti di raccontare qualcosa, pettegolezzi, storie di fantasmi, riflessioni sulla distanza che separa due stelle, che separa la vita dalla morte, noi siamo quello che diciamo, ma anche quello che tacciamo.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

20110608

IMPRESSIONE

Può essere doloroso allontanarsi dalla costa, si ha un po' l'impressione di avanzare verso la solitudine.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

BRACCIA

[...] sua madre era in piedi con lo sguardo perduto in un vago lontano, le mani penzolavano lungo i fianchi, come morte, che inferno avere delle braccia e nessuno da abbracciare.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

SALMO

Einar sospira di soddisfazione. Uscire in alto mare è come un salmo per le sue orecchie.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

ESSENZA

Vuole realizzare qualcosa in questa vita, imparare le lingue, vedere il mondo, leggere mille libri, vuole arrivare all'essenza delle cose, qualunque essa sia, vuole scoprire se c'è un'essenza, ma a volte è difficile riflettere e leggere dopo un'intera giornata estenuante passata a remare, fradici e infreddoliti dopo dodici ore a fare erba negli acquitrini, a quel punto i pensieri possono essere talmente pesanti che non riescono nemmeno a sollevarsi, e allora l'essenza è lontana miglia.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

NOCI

Le autorità e i commercianti regolano forse le nostre misere giornate, ma i monti e il mare regnano sulla nostra vita, sono il nostro destino, o per lo meno così la pensiamo qualche volta, e anche tu di sicuro ti sentiresti così se ti fossi svegliato e addormentato per decine di anni sotto le stesse montagne, e il tuo petto si fosse dilatato e contratto al respiro del mare sulle nostrre barchette fragili come noci.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

PROBABILMENTE

Era negli anni in cui probailmente eravamo ancora vivi.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

20110605

POSIZIONE MENTALE

Da quel momento – pur senza rendersene conto, e continuando a vivere come prima – Levin era continuamente sotto l'aculeo di questo sgomento della sua ignoranza. Percepiva vagamente, inoltre, come ciò che egli chiamava le sue convinzioni fosse non solo pura ignoranza, ma una tale posizione mentale che gli rendeva impossibile l'acquisto delle cognizioni a lui necessarie.
(Lev Tolstoj | Anna Karenina)

DUE VOLTE SOLO

"Perché poi legge continuamente tutta quella filosofia?" pensò. "Se tutta quella roba è scritta nei libri, può capirla anche lui; e se son tutte storie, che senso ha leggerle? Dice egli stesso che vorrebbe credere, e allora perché non crede? Probabilmente perché riflette troppo; e riflette troppo a causa del suo isolamento. Sempre solo, solo."
(Lev Tolstoj | Anna Karenina)