20120615

THE SAME SONG

Love is like jazz
the same song a million times
in different ways
(Magnetic Fields | Love Is Like Jazz)

20120612

MOTIVI DI SICUREZZA

Guidò piano finché non trovò un'altra macchina a cui accodarsi. Dopo un po' vide nello specchietto retrovisore che qualcun altro si accodava a lui. Si trovava in un convoglio di proporzioni ignote dove ciascuna macchina non perdeva di vista le luci di coda di quella che la precedeva, come una carovana in un deserto di percezioni, radunata provvisoriamente per motivi di sicurezza mentre attraversava un'area di cecità.
(Thomas Pynchon | Vizio Di Forma)

PIÙ PROFONDO DELL'OMBRA

Il Club Asiatique si trovava a San Pedro di fronte a Terminal Island, con una veduta filtrata sul Vincent Thomas Bridge. Di notte sembrava coperto, quasi protetto, da qualcosa di più profondo dell'ombra – un'espressione visiva della convergenza, da tutto il Pacific Rim, di innumerevoli bisogni di concludere affari lontano da occhi indiscreti.
(Thomas Pynchon | Vizio Di Forma)

E COSÌ VIA

Nel frattempo la gente avvistava Mickey ovunque. Nel reparto cani da Ralph's a Culver City, mentre sgraffignava filetti di manzo in quantità industriale. A Santa Anita, tutto preso a confabulare con un tipo che di nome faceva Shorty o Speedy. O secondo alcuni resoconti, il tipo aveva entrambi i nomi. In un bar di Los Mochis, mentre guardava un vecchio episodio de Gli Invasori doppiato in spagnolo e scriveva con foga promemoria per se stesso. Nelle sale Vip di vari aeroporti da Heathrow a Honolulu, mentre beveva improvvisati miscugli di uva e grano che non si vedervano dai tempi del Proibizionismo. Nella Bay Area, a manifestazioni contro la guerra, dove implorava un assortimento di autorità di abbatterlo e porre fiona ai suoi affanni. A Joshua Tree, a sballarsi col peyote. Ascendendo nel cielo cinconfuso di una radiosità quasi inguardabile verso un veicolo spaziale di origine non terrestre. E così via.
(Thomas Pynchon | Vizio Di Forma)

20120611

BRACCIA DI GENTE

La strada era invasa dalla nebbia, ma c'erano ancora spiragli e ondeggimenti. I valloni ai due lati ne erano invece colmi rasi, di un'ovatta assestata, immota. La nebbia aveva anche risalito i versanti, solo alcuni pinastri in cresta ne emergevano, sembravano braccia di gente in punto di annegare.
(Beppe Fenoglio | Una Questione Privata)

L'ULTIMA COSA IMMAGINABILE

Era salito da Tresio, in un'ora, incontrando innumerevoli banchi di nebbia, alti al suo ginocchio, che come greggi gli attraversavano la strada. Si era svegliato con la certezza della pioggia battente sul tetto rotto della stalla, ma non pioveva. C'era invece molta nebbia, intasava i valloni e si stendeva in lenzuola oscillanti sui fianchi marci delle colline. Per le colline mai aveva provato tanta nausea, mai le aveva viste così sinistre e fangose come ora, tra gli squarci della nebbia. Le aveva sempre pensate, le colline, come il naturale teatro del suo amore [...] e gli era invece toccato di farci l'ultima cosa immaginabile, la guerra.
(Beppe Fenoglio | Una Questione Privata)

DIFFERENTE DA SEMPRE

Arrivarono. Le sei batterono al campanile, per Milton era una tonalità differente da sempre. Arrivarono. In quella estrema umidità le stalle del paese puzzavano come non mai e sulla strada lo sterco dei buoi si dissolveva in rigagnoli giallastri. Arrivarono.
(Beppe Fenoglio | Una Questione Privata)

LO SAPEVANO

Lei sapeva che io ero e sono innamorato di Fulvia. Non poteva non saperlo, proprio lei. Lo sapevano il cane da guardia, i muri della villa, le foglie dei ciliegi che ero innamorato di Fulvia.
(Beppe Fenoglio | Una Questione Privata)

SOTTOTERRA, AL RIPARO

"Parlo dei miei due figli," rispose, accentuando il sorriso, "che mi son morti di tifo nel trentadue. Uno di ventuno e l'altro di vent'anni. Tanto che mi disperai, tanto che impazzii, che mi volevano ricoverare anche quelli che mi volevano veramente bene. Ma adesso sono contenta. Adesso, passato il dolore col tempo, sono contenta e tanto tranquilla. Oh come stanno bene i miei poveri due figli, come stanno bene sottoterra, al riparo dagli uomini..."
(Beppe Fenoglio | Una Questione Privata)

MORTO FUCILATO

Non erano ancora arrivati al passo della Torretta che era già notte nera, incarnita. Camminavano in cresta, pigliando di petto un vento forte, sinistro, di un freddo già invernale. Un vento, disse Meo, che senz'altro nasceva dalle tombe spalancate di uno di quei ciniteri d'alta collina dove lui non sarebbe rimasto nemmeno morto fucilato. Era un deserto completo, ma tutti i cani della mezzacosta latravano, annusandoli mentre passavano in cresta.
(Beppe Fenoglio | Una Questione Privata)

20120608

TANTE VOLTE

C'erano marito e moglie poveri, che stavano in campagna.

C'era una volta un Principe ricco come il mare.

Un ragazzo s'era messo in testa di andare a fare il ladro.

C'erano dodici fratelli che litigarono col padre tutti e dodici, e se ne andarono da casa.

C'era un Re e aveva una figlia.

Un contadino scendeva un giorno a Biella.

C'era tre sorelle, a lavorare in un paese.

C'era uno che era devoto a San Giuseppe e basta.

C'era una volta padre madre due bambini e una ragazza.

Una volta c'era marito e moglie, gran signori.

Una donna aspettava un bambino, e aveva voglia di prezzemolo.

Pierino Pierone era un bambino alto così, che andava a scuola.

Un Re s'ammalò.

Un uomo aveva un nipote che era stupido: non capiva niente ma non aveva paura di nulla.

Un Re era ficcanaso.

C'erano due gobbi, fratelli.

Questa Berta era una povera donna che non faceva altro che filare, perché era una brava filatrice.

C'erano tre figli di Re, ma il Re era morto e la Regina pure.

C'era un Re che faceva quattro passi.

Una volta alla Borea venne voglia di prender marito.

Un Re vedovo con un figlio si risposò e poi morì.

C'era una volta la madre d'un figlio.

Dice che una volta c'erano due fratelli.

Un re e una Regina non avevano figli.

Diavolozoppo stava a Casacalda.

C'era un Re; si credeva d'esser bello.

Una volta c'era un negoziante, e teneva un negozio di roba.

Una volta, al mondo, non c'era il fuoco.

(Italo Calvino | Fiabe Italiane)