20120127

UNICAMENTE

Sua unica consolazione sarebbe stato l'oblio, il grado zero dell'organizzazione.
(Ian McEwan | Solar)

SEMPLICEMENTE

E ora che si apprestava d affrontare gli ultimi stadi attivi dell'esistenza, Beard cominciava a rendersi conto di come, fatta eccezione per gli incidenti, la vita non cambiasse mai. Lo avevano ingannato. Aveva sempre creduto che un giorno o l'altro sarebbe sopraggiunta la maturità, una sorta di punto fermo a partire dal quale avrebbe imparato a gestirsi, a esitere, semplicemente. [...] In tutti quegli anni invece, quell'approdo, quel placido punto fermo, non era mai arrivato, eppure Beard aveva continuato a presumere, senza stare a rifletterci, che si trovasse appena dietro l'angolo, che bastasse un po' di buona volontà e avrebbe raggiunto il momento preciso in cui la sua vita gli sarebbe apparsa limpida, la sua mente libera, e finalmente avrebbe potuto dare inizio alla propria esistenza di uomo adulto.
(Ian McEwan | Solar)

MISERAMENTE

L'imperfezione umana era sconfinata. Bastava prendere in esame alcuni difetti tipici. Colonne vertebrali a S tendenti a deformarsi, respirazione e deglutizione incautamente programmate per utilizzare un unico canale di passaggio, prossimità infetta di genitali e apparato escretivo, lo strazio assoluto del parto, testicoli ingombranti e vulnerabili, diffusa debolezza della vista, un sistema immunitario capace di distruggere il proprio ospite. Tra tutti i fanatici principî a sostegno dell'esistenza di Dio, quello del progetto franava miseramente, di fronte all'Homo sapiens. Nessun dio degno di questo nome si sarebbe rivelato tanto sbadato al banco di lavoro.
(Ian McEwan | Solar)

FONDAMENTALMENTE

Era autosufficiente, concentrato su di sé, aveva la testa piena di appetiti e fantasticherie. Come molti uomini intelligenti innamorati dell'oggettività, era in fondo un solipsista e custodiva in cuore una pepita di ghiaccio [...]
(Ian McEwan | Solar)

20120120

DESCO

"Non saprei", dice la donna. "Ma da noi le regole sull'amore sono imposte o da maschi evirati, o da vecchi impotenti che hanno vissuto nelle grotte mangiando radici. Qualche volta anche da scapoli pervertiti che girano in gonnella, e c'è chi dice che sotto portino mutande da donna. Difficilmente una donna rispettabile avrebbe gradito avere al proprio desco uno dei Padri della Chiesa."
(Halldór Laxness | Sotto Il Ghiacciaio)

TIPICO

La filosofia e la teologia non hanno effetto su di lui, e ancor meno il buon senso. PErsuadere quest'uomo con la logica è impossibile. In compenso apprezza sempre le battute di spirito, anche quando sono di cattivo gusto. Un tipico Islandese, chissà.
(Halldór Laxness | Sotto Il Ghiacciaio)

FACTOTUM

"Comincio ad aver voglia di primavera con mesi d'anticipo, appena il primo gabbiamo vola sopra l'entroterra. In estate cresce questo fiorellino che muore. Con l'autunno comincio ad aver voglia dell'inverno, quando tutto tace tranne i marosi, e quando le serrature arruginite, le pentole inservibili e i coltelli spuntati si ammucchiano intorno al factotum del villaggio."
(Halldór Laxness | Sotto Il Ghiacciaio)

TEMPO

Il reverendo Jón ritiene che la cosa che tutti concordiamo nel definire sovrannaturale è il tempo. Perlomeno non è energia né materia. E neppure una dimensione (spazio); men che meno una funzione; eppure è l'inizio e la fine della creazione del mondo.
(Halldór Laxness | Sotto Il Ghiacciaio)

SENZA PADRONE

"Una volta avevo un cane che aveva vagato senza padrone tanto tempo da dimenticare come si chiamava. Non rispondeva quando lo chiamavo. Quando abbaiavo, invece, veniva da me, certo, ma non mi riconosceva. Io sono un po' come quel cane."
(Halldór Laxness | Sotto Il Ghiacciaio)

FAVOLA

"Quando ho scoperto che la storia è una favola, è anche brutta, mi sono messo a cercare una favola un po'migliore, e ho trovato la teologia."
(Halldór Laxness | Sotto Il Ghiacciaio)

BELLEZZA

Per la verità il ghiacciaio è uno spettacolo troppo semplice per poterne parlare in termini di bellezza, parola di cui nessuno conosce il significato, e a cui ognuno dà una definizione diversa; una di quelle parole che per prudenza è meglio non usare, né per un ghiacciaio, né per altre cose.
(Halldór Laxness | Sotto Il Ghiacciaio)

NOMEA

Gli islandesi sono gente poco ospitale nelle saghe antiche, e questa nomea è dura a morire, sebbene le cose siano migliorate molto dopo la scoperta del caffè.
(Halldór Laxness | Sotto Il Ghiacciaio)

LINGUA MADRE

Ecco quella che si dice una lingua madre. Pensa alla lingua fisica di tua madre. Pensa ai baci di tuo padre su quella lingua e a come quei baci precedono la tua venuta al mondo.
(Salvatore Scibona | La Fine)

METALLICA

La materialità metallica, scintillante, di quegli strumenti — un contegno fatto di autorità e maestria antiche — la loro mancanza di giunture, era nauseante.
(Salvatore Scibona | La Fine)

IL CUORE DEL GIOCO

La chiarezza era fuori gioco. L'utilità era fuori gioco [...]. Le affermazioni erano fuori gioco. Le domande erano in gioco. Confusione e paura. Il congiuntivo e il condizionale erano di sicuro in gioco. Erano il cuore pulsante del gioco.
(Salvatore Scibona | La Fine)

PERIODO IPOTETICO

Il mondo dei bambini è separato da quello degli adulti da una membrana invisibile. Il mondo dei bambini è ipotetico, quello degli adulti è concreto. Il mondo dei bambini è solo un'immagine. È privo dei meccanismi reali che fanno funzionare il mondo reale. Non sei obbligato a possedere denaro. Nessuno ti manderebbe in galera. Il tuo lavoro è andare a scuola. Non produci niente di concreto. Produci i test di fine semestre, il grafico di un'iperbole, tutte finzioni. Di qui la felicità di alcuni momenti passati a lavorare alla fattoria, in cui sentiva la gratificante tensione di una fatica autenticamente necessaria.
(Salvatore Scibona | La Fine)

RADICI PROFONDE

Sentiva di dover pulire casa, ma gli mancava il talento. [...] la trasandatezza nella vita casalinga è come il disprezzo tra i coniugi, mette radici profonde molto tempo prima di germogliare.
(Salvatore Scibona | La Fine)

MATERIA DIVERSA

E comunque, doveva essere nella natura di un artista considerare l'opera compiuta un fallimento, in quanto la sua idea originale guardava con amore alla prospettiva della propria realizzazione, senza ammettere che quella prospettiva era a sua volta solo un'idea che l'opera compiuta, composta di materia diversa, aveava dovuto consumare per arrivare a esistere. La delusione era il risultato del tentativo di un'idea di accoppiarsi con il mondo visibile.
(Salvatore Scibona | La Fine)

SUL DORSO

La sua mente non era un'aula di tribunale in cui una calca di avvocati faceva a gara per dirigere e ostacolare la sua volontà; era una foresta, e nel profondo, da sola, nella frescura di uno stagno, il suo io nuotava libero sul dorso e studiava l'intricata volta di pensiero sovrastante.
(Salvatore Scibona | La Fine)

PREDATORE ASSONNATO

Durante il suo matrimonio, assumeva nelle occasioni sociali un'espressione di regale indifferenza, la faccia di un predatore assonnato. In realtà, si imbarazzava e così lasciava parlare gli uomini, salvo congratularsi con se stesa per quanto la annoiavano. Era insensibile di fronte al dolore altrui e non piangeva a teatro né ai funerali. Non compativa i poveri, gli storpi o suo marito Nico, che cominciava il suo declino. "Sei fredda, fredda, fredda" le diceva. E forse era vero. Gli credeva sulla parola. Non poteva certo sentire l'assenza di qualcosa che non aveva mai davvero conosciuto.
(Salvatore Scibona | La Fine)

COME COMPLICARE LE COSE

In passato la consapevoleza aveva sabotatao i suoi sforzi di riforma con tale costanza che non si dava neenche più la pena di incolparla. Non poteva fare altrimenti. La chirurgia imponeva che il chirurgo fosse sveglio e il paziente anestetizzato; poiché operava sulla propria mente, lei non faceva altro che svegliarsi a metà del processo e complicare le cose.
(Salvatore Scibona | La Fine)

LE PICCOLE COSE

Ogni schizzo, ogni spruzzo d'acqua scelto a caso e seguito nel mezzo della nuvola che gli stava sotto, non dava l'impressione di cadere (giacché cosa mai avrebbe potuto impiegare tanto tempo a cadere?) ma di scendere galleggiando a proprio piacimento giù per la facciata del muro d'acqua. [...] E già ai piaedi delle cascate le nuvole erano così dense che gli impedivano di vedere dove l'acqua andava a scontrarsi con il fiume, dandogli l'impressione che non stesse affatto precipitando verso il fiume ma dentro una voragine colma di nebbia, in cui veniva ingoiata e annullata. Non ci si poteeva affidare solo ai sensi in questo luogo. Fu costretto a chiedersi se le immutabili leggi della fisica che governano le piccole cose subissero un radicale cambiamento di fronte a un fenomeno di quelle proporzioni. Come se un giornale gettato nel fiume quassù potesse trasformarsi in un fenicottero prima di arrivare in fondo alle cascate.
(Salvatore Scibona | La Fine)

IO PRIVATO

Chi era l'uomo che era diventato quando era emersso dalla solitudine per entare nella compagnia degli altri? Il corridoio odorava di naftalina ed era scuro, e lui sentì il suo io privato che si ritirava mentre si avvicinava al chiacchiariccio ddella cucina.
(Salvatore Scibona | La Fine)

GOCCIA

Tardo pomeriggio. Quattordico agosto. Ieri. Diciassette anni senza la sua sposa. I giorni della canicola. I giorni in cui la stella del Cane Minore sorge insieme al sole. Cercava di schiacciare un pisolino sul letto a scomparsa con addosso solo i pantaloni da lavoro. Fedeli e giusti sono i giudizi del Signore. Goccia, diceva il ghiaccio nella ghiacciaia sopra la bacinella.
(Salvatore Scibona | La Fine)