20150918

AL DI FUORI DI NOI

"Tutte queste cose," pensai, "sono figlie della nostra inquietudine, e nel sonno vestono la splendida uniforme del simbolo. Siamo noi stessi a crearle; non partono da lontano per raggiungerci; non sono messaggi che ci giungono da regioni oscure e potenti: sono emissioni nostre, senza alcun valore al di fuori di noi. E il nostro spirito non è il destinatario, è quello che le invia; non dobbiamo avere paura."
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

UN'IDEA ASTRATTA

Mi sdraiai sul letto, spensi la lampada e cominciai di nuovo, secondo la mia miserabile e disumana abitudine, a rimuovere la realtà, a toglierle il sangue, la carne, le ossa, a ridurla a un'idea astratta e a collehgarla a leggi generali, fino a trarne l'atroce conclusione che quanto era accaduto doveva accadere.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

NON IMPORTA

"[...] Su, mettiti il colletto e la cravatta! Indossa la maschera seria! Non importa se non hai cervello; basta che porti il cappello... [...]"
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

UNA LACRIMA DI DONNA

Non era capace di sentire una donna che lo supplicava senza andare in subbuglio; in una lacrima di donna era capace di annegare.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

ALTRE VOLTE

Dio cambia volto, e fortunato colui che riesce a distinguerlo dietro ogni maschera. A volte è un bicchiere di acqua fresca, a volgte un figlio che balla sulle nostre ginocchia, a volte una donna vezzosa e altre volte una breve passeggiata mattutina.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

SETTANTOTTO

"Ho sentiro che ci sono settantasette specie di follia," disse, " ma con questa fanno settantotto."
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

SUONO ARMONICO

I selvaggi credono che quando uno strumento musicale perde la sua funzione religiosa e il suo fervore mistico, comincia a emettere un suono armonico. A una simile gioia estetica si era ridotta dentro di me la religione.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

DESIDERIO O RICORDO

In quei giorni opprimenti, quando gli alberi so gonfiavano si linfa, ero preda anch'io del malessere primaverile. Una spossatezza, un turbamento nel petto, un formicolio in tutto il corpo, un desiderio ardente – desiderio o ricordo? – di una diverdsa, semplice, grande felicità.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

SOSPESA IN ARIA

"Per la vedova..."
La voce si perse nel coro dei lamenti. La parola rimase sospesa in aria, e il vento oscuro si riempì del corpo palpitante e pericoloso della vedova.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

VICINO A ME

E nel letto, vicino a me, caldo, profumato, scarmigliato, il genere femminile.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

TUTTO È LO STESSO

Io non credo a niente. Tutto è lo stesso; se sono sposato o se non lo sono, se sono onesto o disonesto, se sono un pascià o un facchino; soltanto se sono vivo o morto fa la differenza. Se mi prende il diavolo o Dio (che cosa dirti, padrone: credo che sia lo stesso) crepo, divento un cadavere puzzolente, impuzzolentisco la gente, e la gente è costretta a sotterrarmi per non restare asfissiata.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

UNA FIERA UCCISA

Mentre procedevamo sulla battigia, la notte sembrava una fiera uccisa, distesa sul bordo del mare.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

LA STATURA DELL'UOMO

"Confucio dice: 'Molti cercano la felicità più in alto dell'uomo; altri più in basso; ma la felicità ha la statura dell'uomo.' Giusto. Esistono tante forme di felicità, dunque, quante sono le stature dell'uomo. Questa è, mio caro allievo e maestro, la mia felicità attuale; la misuro più volte, con ansia, per capire quale sia adesso la mia statura. Perché tu lo sai bene, la statura dell'uomo non rimase sempre la stessa. [...]"
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

COME L'UOMO E LA DONNA

Non pensavo a niente. Il mio cervello, avvolto come una talpa nella terra bagnata, si riposava. Sentivo rari movimenti, il ronzio e il rosichio della terra, la pioggia che cadeva e i semi che si gonfiavano. Sentivo il cielo e la terra congiungersi come nelle epoche primordiali, quando si univano come l'uomo e la donna e generavano figli; e davanti a me, sulla battigia, ascoltavo il mare che muggiva e si leccava, come una belva che protende la lingua per bere.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

QUESTO MOMENTO

Si aprì la porta; il rumore del mare entrò di nuovo nella taverna, avevamo le mani e i piedi gelati. Mi si stemai meglio nel mio angolo, mi avvolsi nel cappotto e provai un improvviso benessere. "Ma dove vado?", pensai, "io sti bene qua. Potese durare anni questo momento."
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

UNA RETE FITTA

Guardavo, guardavo, e una rete intessuta di mare, di pioggia e di migrazione, una rete fitta, mi avviluppava il cuore.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

ALTRA RISURREZIONE

Certamente il cuore dell'uomo è una fossa chiusa colma di sangue, e quando si apre corrono ad abbeversarsi e a riprendere vita tutte le inconoscibili ombre assetate, che sempre si affollano intorno a noi e oscurano l'aria. Corrono a bere il sangue dal nostro cuore, poiché sanno che altra risurrezione non esiste.
(Nikos Kazantzakis | Zorba il grego)

UNA SPECIE DI NOTTE

Ma ad un tratto, mentre vogavano
veloci sul grande abisso del mare Cretese, furono
atterriti da una specie di notte, quella che chiamano
sepolcrale, notte funesta che né le stelle né il chiarore
della luna potevano penetrare, nera voragine precipitata
dal cielo, o tenebra liberatasi dai baratri più profondi.
Alla deriva, non sapevano neppure loro se navigavano
nell'acqua o nell'Ade: impotenti riguardo alla rotta,
affidarono al mare il ritorno.

(Apollonio Rodio | Argonautiche)

SPIRITO MALEFICO

Poi,  creatasi uno spirito malefico, fascinò gli occhi
del bronzeo Talos col suo sguardo nemico
e dignrignò la sua furia contro di lui, allucinandolo
con immagini tremende, nel suo odio esasperato.

(Apollonio Rodio | Argonautiche)

ASPRO MAGGESE

Dapprima fu immensa la furia delle bestie: soffiando
scagliarono il fuoco micidiale, e il boato si levò
come l'urlo dei venti in tempesta, che atterriscono
i marinai e li costringono ad ammainare la vela grande.
Ma poco dopo, spronati dai colpi della lancia,
si avviarono. Dietro di essi l'aspro maggese si apriva,
squarciato dalla loro potenza e dalla forza dell'aratore:
con grande frastuono si spezzavano in massa, lungo
i solchi scavati dall'aratro, zolle pesanti come un uomo.

(Apollonio Rodio | Argonautiche)

MAI C'È SILENZIO

Dal suo orrido fondospira un vapore
freddo, incessante, che sempre genera splendenti
cristalli di brina destinati a dissolversi al sole
del mezzogiorno. Mai c'è silenzio su questo terribile
dirupo della costa, ma gemiti continui si levano
per il rimbombo del mare, che si mescola
al rumore delle foglie mosse dai venti sotterranei.

(Apollonio Rodio | Argonautiche)

PAURE E ANGOSCE

"[...] Ora mi prendono
infinite paure e angosce insopportabili: odio
percorrere le rotte marine che gelano il sangue,
così come odio i nostri sbarchi sulla terraferma,
dove non troviamo altro che nemici in agguato [...]"

(Apollonio Rodio | Argonautiche)

20150915

UN PO' DI ORDINE

Mi coricai senza togliermi l'abito bagnato. Avevo la vaga sensazione che quella notte sarei poturo morire. E raccolsi le ultime forze per rifarmi l letto: l'indomai mattina ci sarebbe stato almeno un po' di ordine. Giunsi le mani e cercai una bella posa.
(Knut Hamsun | Fame)

UN ISTANTE FELICE

Dio del cielo e della terra, un giorno di vita per un istante felice! Tutta la mia vita per un piatto di lenticchie! Esaudiscimi almeno questa volta!
(Knut Hamsun | Fame)

NEL REGNO DELLA BELVA

"A me piace la bestia selvaggia nella sua terribilità. I passi striscianti e silenziosi nel buio persto della notte, le corse nella foresta con tutti i suoi orrori, il grido di un uccello che passa svolazzando, il vento, l'odore di sangue, il tumulto sopra di noi nello spazio infinito: insomma, la belva nel regno della belva..."
(Knut Hamsun | Fame)

STRINGENDO I PUGNI

Quando mi ritrovai fuori, mi fermai in mezzo alla strada e stringendo i pugni dissi forte: "Caro Padre Eterno, ti voglio dire una cosa: sei un poco di buono!"
(Knut Hamsun | Fame)

NESSUN AMICO, NESSUN CONOSCENTE

 La fame si fece sentire nuovamente rodendomi lo stomaco, uggiolando e pungendomi come spilli sottili. Faceva male. Ma non avevo proprio nessun amico, nessun conoscente a cui rivolgermi? Pensa e ripensa cercai un uomo che potesse darmi dieci centesimi... Ma non trovai nessuno. Che magnifica giornata! Quanto sole, quanta luce intorno a me!
(Knut Hamsun | Fame)

LA PAROLA

Ma dopo qualche minuto divenni nervoso: la parola nuova mi dava fastidio, mi risonava in mente di continuo e finì per impadronirsi interamente dei miei pensieri. La cosa diventava seria. Avevo pensato bensì a quel che non doveva significare, ma non avevo preso ancora alcuna decisione sul suo vero significato.
(Knut Hamsun | Fame)

GLI OCCHI NEL BUIO

Aguzzavo gli occhi nel buio: un buio simile non l'avevo mai visto. Non c'era dubbio: mi trovavo in un genere speciale di oscurità, in un elemento disperato che nessuno aveva mai osservato fino ad allora.
(Knut Hamsun | Fame)

UN TEMPERINO, UN ANELLO

Rifeci l'inventario dei miei averi: un temperino, un anello da chiavi, ma non un centesimo.
(Knut Hamsun | Fame)

L'INIZIO DI VARIE COSE

Lentamente i mie pensieri si raccolsero. Aprofittai dell'occasione e scrissi piano e pondeeratamente alcune pagine come introduzione a qualche cosa: poteva essere l'inizio di varie cose, di una descrizione di viaggio, d'un articolo politico, a piacere. In ogni caso, era un inizio eccellente.
(Knut Hamsun | Fame)

UN'ESPRESSIONE, UNA FISIONOMIA

Quasi non avessi mai visto le mie scarpe mi accinsi a sturdiarne l'aspetto, la mimica al movimento del piede, la forma, la tomaia lacera, e feci la scoperta che le loro pieghe e le cuciture bianche avevano un'espressione, una fisionomia. Un po' della mia natura si era comunicata a quelle scarpe: esse mi impressionavano come fossero state un'ombra del mio io, una parte viva di me stesso...
(Knut Hamsun | Fame)

DI NERVI, DI RADICI

Dio aveva messo un dito nella rete dei miei nervi portando delicatamente un po' di disordine fra tutti quei fili. Poi aveva ritirato il dito e, guarda un po', vi erano rimaste attaccate alcune piccole fibre, pezzettini di nervi, di radici. E quel dito aveva anche lasciato il buco aperto, ed era il dito di Dio e aquel dito erano dovute anche le ferite del mio cervello. Ma dopo avermi toccato col dito Dio mi lasciò, non mi toccò più e non mi fece più alcun male; mi lasciò andare in pace col buco aperto. E nulla di male mi verrà da Lui, da Lui che è il Signore per tutta l'eternità...
(Knut Hamsun | Fame)

L' UNICA COSA

Quella mia soffitta nuda col pavimento che cedeva a ogni passo era come una bara tarlata, raccapricciante. Non aveva neanche una serratura decente né una stufa. [...] L'unica cosa che mi dava piacere era una piccola sedia a dondolo verniciata di rosso.
(Knut Hamsun | Fame)