20150316

ETERNI E UNIVERSALI

Diffidavo, e ancora diffido, delle unioni sacre – anche quelle che non oltrepassano la cerchia limitata delle persone che frequento. Se mi considero incapace di ogni violenza gratuita, riesco pure a immaginare facilmente – forse troppo – le ragioni o le concatenazioni di eventi che in altre epoche avrebbero potuto spingermi al collaborazionismo, allo stalinismo o alla rivoluzione culturale. Forse tendo anche troppo a chiedermi se fra i valori accettati senza discutere dal mio ambiente – i valori che le persone del mio tempo, del mio paese e della mia classe sociale giudicano irrinunciabili, eterni e universali – non possa esserecene qualcuno che un giorno risulterà grottesco, scandaloso o semplicemente sbagliato.
(Emmanuel Carrére | Limonov)

TETRA E RAGIONEVOLE

In due ore di guerra, pensa Eduard, si impara sulla vita e sugli uomini più che in quattro decenni di pace. La guerra è sporca, è vero, la guerra non ha senso, ma, cazzo!, neanche la vita reale a senso, per quanto è tetra e ragionevole a forza di frenare gli istinti.
(Emmanuel Carrére | Limonov)

FORSE

Un cattivo figlio? Forse, ma intelligente, e quindi senza pietà.
(Emmanuel Carrére | Limonov)

CANDORE IDEALE

Intanto loro facevano gruppo, e il mio riuniva persone per le quali il non uscire in gruppo era un punto d'onore. Noi volevamo essere solitari, appartati, incuranti della luce dei riflettori e dell'apparire. I nostri eroi erano Flaubert, il Bartleby di Melville che a qualsiasi domanda rispondeva: «I would porefer not to», Robert Walser, morto nel candore ideale della neve svizzera dopo essersi chiuso per vent'anni nel silenzio, tra i muri di un ospedale psichiatrico. Molti di noi erano in analisi.
(Emmanuel Carrére | Limonov)

VEDERE E AGIRE

[...] penso che quest'idea – ripeto: «L'uomo che si ritiene superiore, inferiore o anche uguale a un altro non capisce la realtà» – rappresenti il vertice della saggezza e non basti una vita a farsene permeare, ad assimilarla, a interiorizzarla in modo che cessi di essere un'idea e plasmi invece il nostro modo di vedere e agire in ogni situazione.
(Emmanuel Carrére | Limonov)

NON CI RIESCO

Mi secca mostrarmi così poco indulgente con l'adolescente e il ventenne che sono stato. Vorrei amarlo, riconciliarmi con lui, ma non ci riesco. Mi sembra di poter dire che ero terrorizzato: dalla vita, dagli altri, da me stesso – e che l'unico modo per impedire al terrore di ridurmi alla paralisi totale fosse di ripiegarmi su me stesso in un atteggiamento ironico e disincantato, e considerare ogni tipo di entusiasmo o impegno con il ghigno del tipo a cui non la si fa, uno che sa come va il mondo senza essere mai andato da nessuna parte.
(Emmanuel Carrére | Limonov)

PICCOLA ENCLAVE

Passavamo ore intere a confrontare diverse esecuzioni di un quintetto di Mozart o di un'opera di Wagner, scimmiottando la leggendaria trasmissione di France Music «La Tribune des critiques de disques» i cui ospiti ci affascinavano per l'erudizione, la malafede e l'evidente piacere di costituire una piccola enclave di civiltà ironica e brontolona in un mondo di barbari votati ai ritmi binari.
(Emmanuel Carrére | Limonov)

VORREI SAPERLO FARE

Il modo migliore per descrivere il party dei Liberman sarebbe raccontarlo come il ballo della Vaubyessard in Madame Bovary, senza tralasciare un cucchiaino, né una fonte di luce. Vorrei saperlo fare, ma non ne sono capace.
(Emmanuel Carrére | Limonov)

IL GRANDE ADAGIO

Il grande agadio dell'epoca, equivalente al nostro "lavorare di più per guadagnare di più" era: "Noi facciamo finta di lavorare e loro fanno finta di pagarci."
(Emmanuel Carrére | Limonov)

VITA DA MULO

[...] e per quanto Anna sia, come dice lei stessa, una hooligan, una schizoide e una degenerata, Eduard vede in lei una principessa orientale, una principessa grazie alla quale lui, che era programmato per una vita da mulo a Saltov, si è innalzato a un ambiente familiare variopinto, poetico e stravagante come un quadro di Chagall.
(Emmanuel Carrére | Limonov)

COSÌ COME IN ITALIANO

Reggevano i cartelloni e le candele orfani, vedovi e vedove, genitori che avevano perso un figlio – per i quali, in russo non meno che in francese – manca un termine.
(Emmanuel Carrére | Limonov)

DI TRADIZIONI E DI CITTÀ

Ricordo il primo albatro che vidi. Fu durante un lungo colpo di vento in acque remote nei mari antartici. Dopo la mia guardia franca del mattino, ero salito sul ponte coperto di nubi e là vidi, gettato sulle boccaporte di maestro, un essere regale, pennuto, di immacolata bianchezza e dal sublime romano rostro adunco. A intervalli esso allargava le ali immense da arcangelo, come per abbracciare qualche arca santa. Stupefacenti palpitazioni e sussulti lo scuotevano. Quantunque incolume materialmente, esso cacciava strida come il fantasma di un re in preda a una soprannaturale disperazione. [...] l'essere bianco era tanto bianco, la sue ali tanto immense, e in quelle acque del perpetuo esilio io avevo perduto le meschine memorie di tradizioni e di città, che ci distraggono. 
(Herman Melville | Moby Dick)

20150306

QUESTO PEZZO

Ma quello che chiedo a un fotoreporter è un'altra cosa, [...] voglio che mi dica "Guarda qui, io ho visto questo, l'ho trovato lì, ho scelto per te questo pezzo che mi sembrava importante, penso che voglia dire questo, tu cosa ne pensi?".
(Michele Smargiassi | Fotocrazia, 4 Marzo 2015)