20140522

SULLA GAMBA SINISTRA

Se ne stava quasi sempre rannicchiata in fondo alle sue stanze, le mani strette sulla gamba sinistra piegata, la bocca socchiusa, il mento abbassato, lo sguardo fisso. [...] Alla fine, stanca dei suoi pensieri, si alzava, e trascinando i piccoli sandali che a ogni passo sbattevano contro i talloni, si aggirava per la grande stanza silenziosa.
(Gustave Flaubert | Salambò)

FIGURE PALLIDE

Dal fondo delle viuzze più strette, dai tuguri più bui, uscivano figure pallide, uomini dal profilo di vipera che digrignavano i denti.
(Gustave Flaubert | Salambò)

SCOMPARSI

Scese la notte. I Cartaginesi, i Barbari erano scomparsi.
(Gustave Flaubert | Salambò)

QUALCOSA DI ENORME

A causa delle corna sugli elmi c'era chi credeva di vedere una mandria di buoi; altri, tratti in inganno dallo svolazzare dei mantelli, assicuravano che erano ali, e quelli che avevano viaggiato molto, alzando le spalle spiegavano tutto con le illusioni dei miraggi. Intanto qualcosa di enorme seguitava ad avanzare.
(Gustave Flaubert | Salambò)

IN MARCIA

Scrutava l'orizzonte; si sdraiava bocconi, e nel pulsare delle arterie credeva di sentire un esercito in marcia.
(Gustave Flaubert | Salambò)

TUTTA LA LORO PERSONA

Gli occhi fiammeggianti avavano uno sguardo diffidente, e l'abitudine ai viaggi e alla menzogna, ai traffici e al comando conferiva a tutta la loro persona un che di astuto e di violento, una specie di brutalità discreta e covulsa.
(Gustave Flaubert | Salambò)

SENZA POSA

Ritrivandosi nei luoghi dove l'aveva vista, nella sua mente si abolì l'intervallo dei giorni trascorsi. Solo poco prima ella cantava fra i tavoli; poi era scomparsa, e da allora lui saliva senza posa quella scala.
(Gustave Flaubert | Salambò)

PERDENDOSI NEI LABIRINTI

Nel locale in cui entrarono c'era soltanto un dipinto nero che rappresentava un'altra donna. Le gambe arrivavano fino in cima alla parete. Il corpo occupava l'intero soffitto. Dall'ombelico pendeva un filo cui era appeso un uovo enorme, e la donna ricadeva a testa in giù sull'altra parete, toccando il pavimento con le dita appuntite.
Per andare oltre, sollevarono una tenda, ma un soffio di vento spense la lampada.
Allore procedettero a caso, perdendosi nei labirinti del tempio. All'improvviso sentirono sotto i piedi qualcosa di stranamente soffice. Delle scintille crepitavano, sprizzavano; camminavano nel fuoco. [...] Poi ebbero l'impressione di sentirsi scivolare tra le gambe una corda bagnata, fredda e viscida. Da alcune fessure del muro piovevano sottili raggi bianchi. Avanzavano in quell'incerto chiarore.
(Gustave Flaubert | Salambò)

PIÙ CHE I MURI

Simili profanazioni erano fuori del comune. L'insufficienza dei mezzi per impedirle dimostrava a che punto fossero considerate impossibili. Più che i muri, era il terrore a difendere il santuario.
(Gustave Flaubert | Salambò)

ROLLING STONES

I'm a country boy I got no Soul
Don't sleep at night, the worlds growing old
I lost my girl to the Rolling Stones
I lost my girl to the Rolling Stones

(Blur | Trailerpark)

20140512

DISFATTE

Tra i servi e i venditori ambulanti circolavano donne di tutti i paesi, scure come datteri maturi, verdastre come olive, gialle come arance, vendute dai marinai, prelevate nei postriboli, rapite alle carovane, prese nel saccheggio delle città, sfiancate dall'amore finché erano giovani, riempite di botte quando erano vecchie, e che nelle disfatte morivano sul ciglio delle strade, tra le salmerie, con le bestie da soma abbandonate.
(Gustave Flaubert | Salambò)

20140510

CHIAROSCURO

La luna sorgeva a fior d'acqua, e sulla città ancora immersa nelle tenebra brillavano chiarori luminosi: il timone di un carro in un cortile, uno straccio appeso, lo spigolo di un muro, una collana d'oro sul petto di una divinità. Qua e là, sui tetti dei templi, i globi di vetro splendevano come grossi diamanti.
Ma confuse rovine, mucchi di terra nera, giardini punteggiavano l'oscurità di masse più cupe, e in fondo a Malqua le reti da pesca erano stese da una casa all'altra come giganteschi pipistrelli con le ali spiegate.
(Gustave Flaubert | Salambò)

20140502

NON SI PUÒ DIRE

Non si può quindi mai dire: non c'è niente da vedere, non c'è più niente da vedere. Per saper dubitare di quello che si vede bisogna saper vedere ancora, vedere nonostante tutto.
(Georges Didi-Huberman | Scorze)

DOPO CHE SARÒ MORTO

Tre brandelli la cui superficie e grigia, quasi bianca. Già vecchia. Caratteristica della betulla. Si sfilaccia arricciandosi, come resti di un libro bruciato. L'altra faccia è ancora — nel momento in cui scrivo — rosa come la carne. Aderiva così bene al tronco. Ha resistito al morso delle mie unghie. Anche gli albri tengono alla loro pelle. Immagino che, col passare del tempo, questi tre brandelli di scorza diventreanno grigi, quasi bianchi, su tutti e due i lati. Li conserverò, li metterò da parte, li dimenticherò? Se sì, in quale busta della mia corrispondenza? In quale scaffale della libreria? Che penserà di mio figlio quando si imbatterà in questi resti, dopo che sarò morto?
(Georges Didi-Huberman | Scorze)