20141219

L'UNA DI FRONE ALL'ALTRA

Vedevo colonne in marcia di queste anime senza redenzione affollarsi lontano sui ponti che conducevano all'altra sponda, o venirmi incontro nelle gallerie, lo sguardo fisso, freddo e spento. Talvolta le scorgevo anche in disparte, in una di quelle catacombe dove, con indosso piumaggi frusti e polverosi, stavano accucciate in silenzio l'una di fronte all'altra, sul pavimento di pietra, nell'atto di rasparlo con le mani.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

QUASI AL DI LÀ DEL TEMPO

Tutti i momenti della nostra vita mi sembrano allora raccolti in un unico spazio, proprio come se ciò che accadrà in futuro esistesse già e aspettasse soltanto il nostro arrivo, così come noi, a seguito di un invito accettato in precedenza, arriviamo in una certa casa a una certa ora. E non potremmo immaginare, proseguì Austerlitz, di avere appuntamenti anche nel passato, in ciò che è già avvenuto e in gran parte è scomparso, e di dover cercare proprio nel passato luoghi e persone che, quasi al di là del tempo, hanno con noi un rapporto?
(W. G. Sebald | Austerlitz)

PARTI DEL MIO CORPO

Sentivo di dover gridare, e dalle labbra non mi usciva alcun suono, volevo scendere in strada, ed ero incapace di muovermi; anzi una volta, dopo una lunga e tormentosa contrazione, vidi me stesso letteralmente schiantare di dentro e parti del mio corpo finire sparse in una zona buia e remota.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

LA PREISTORIA DELLA MIA PERSONA

Non leggevo i giornali perché, come oggi so, temevo le cattive notizie, accendevo la radio solo a determinate ore, perfezionavo sempre più i miei meccanismi di difesa creando attorno a me una specie di cordone sanitario, in grado da immunizzarmi da qualsiasi cosa avesse un pur remoto legame con la preistoria della mia persona, che si era adeguata a vivere in uno spazio sempre più ristretto.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

PROPRIO COME I VIVI

Proprio come i vivi, anche i morti, se sono allo stretto, si spingono verso la periferia in zone meno densamente popolate, dove possono trovare la pace a una giusta distanza l'uno dall'altro.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

DOPO UNA LUNGA ASSENZA

A voler considerare la lingua come una vecchia città con il suo intrico di vicoli e piazze, con quartieri dalla genesi remota, con rioni demoliti, risanati e di nuova costruzione, e con sobborghi che sempre più si estendono all'intorno, io potevo paragomarmi a un uomo che, dopo una lunga assenza, non si ritrova più in tale agglomerato, non sa più a cosa serva una fermata, né cosa siano un cortile, un incrocio, un boulevard o un ponte.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

STANCO PER AVER TANTO PENSATO E RICORDATO

Austerlitz mi disse che a volte se ne stava seduto lì per ore e disponeva quelle fotografie [...] con il tergo rivolto verso l'alto, come per un solitario, e poi, tornando sempre a meravigliarsi di ciò che vedeva, le girava una dopo l'altra, disponeva le immagini qua e là e le sovrapponeva in un ordine risultante da somiglianze specifiche, oppure le toglieva dal gioco finchè restava soltanto la grigia siuperficie del tavolo e lui, stanco per aver tanto pensato e ricordato, era costretto a sdraiarsi sull'ottomana.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

IL PRESENTIMENTO DELLE IMMANI DISTANZE

A tutt'oggi nessuno sa come riescano a far rotta verso il luogo di origine questi animali destinati ai viaggi in un vuoto tanto minaccioso e ai quali il presentimento delle immani distanze da superare deve certo quasi spezzare il cuore nel petto.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

PREDA DI UN MUTO ORRORE

[...] quando ci fermammo sull'ampio scalone di pietra, colonizzato da felci di lingua cervina e altre erbacce, e guardammo su verso le finestre cieche, ci parve che la casa fosse preda di un muto orrore per la fine ignominiosa che presto le sarebbe toccata.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

OLTRE LA FINE DELLA VITA

Nei mesi più caldi non è raro che uno o l'altro di questi insetti notturni si smarrisca e mi capiti in casa per sbaglio [...]. Se l'indomani mi sveglio di buon'ora, li vedo posati, immobili, in un qualche punto sulla parete. Sanno, credo, disse Austerlitz, di essere smarriti perché, se non vengono fatti di nuovo uscire usando tutta la delicatezza possibile, rimangono lì fermi finché non esalano l'ultimo respiro, anzi, con i minuscoli artigli irrigiditi nello spasmo dell'agonia, restano aggrappati al luogo della loro sventura oltre la fine della vita, sino a quando un soffio di vento non li stacca e li disperde in un angolo polveroso.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

UNA FORMA PRELIMINARE DI TERRORE

Nel migliore dei casi si guarda [il Palazzo di giustizia di Bruxelles] meravigliati, e questa meraviglia è una forma preliminare di terrore, perché naturalmente qualcosa ci dice che gli edifici sovradimensionati gettano già in anticipo l'ombra della loro distruzione e, sin dall'inizio, sono concepiti in vista della loro futura esistenza di rovine.
(W. G. Sebald | Austerlitz)

DISTANTI GLI UNI DAGLI ALTRI

Il luccichio d'oro e d'argento sulle gigantesche specchiere semicieche dirimpetto al lato delle finestre non si era ancora spento del tutto che già un crepuscolo d'oltretomba pervase la sala in cui, distanti gli uni dagli altri, erano seduti, immobili e silenziosi, alcuni viaggiatori.
(W. G. Sebald | Austerlitz)