20150626

IDEALE

Il suo ideale era vincere la gravitazione.
(W. G. Sebald | Soggiorno In Una Casa Di Campagna)

OGGETTI CREPUSCOLARI

A differenza del capitale che circola senza interruzione, questi oggetti crepuscolari sono usciti dal circuito del commercio, hanno perduto da tempi il loro carattere di merce e, in un certo senso, sono già entrati nell'eternità.
(W. G. Sebald | Soggiorno In Una Casa Di Campagna)

SOLTANTO SINTOMI

La sua ipocondria, le ubbie che lo afflissero di continuo, l'accidia e la tetraggine cui tanto spesso allude, la depressione latente, le paralisi improvvise e il repentino venir meno delle forze, le vertigini, le emicranie, l'orrore dell'ignoto che avverte in continuazione, tutti questi non sono soltanto sintomi del suo temperamento melanconico, ma altresì gli effetti psicologici di una società sempre più improntata all'etica del lavoro e allo spirito della concorrenza.
(W. G. Sebald | Soggiorno In Una Casa Di Campagna)

COME LO SCRITTORE

In termini meno eroici, ma di certo altrettanto corretti, si potrebbe anche intendere lo scrivere alla stregua di un'azione compulsiva, che non si interrompe mai e che dimostra come lo scrittore, fra tutti i soggetto malati di pensiero, sia probabilmente il più inguaribile.
(W. G. Sebald | Soggiorno In Una Casa Di Campagna)

REGNO ANIMALE

Inquietante appare in genere a Hebel il regno animale: il minuscolo sorcetto dal dorso cilestrino, che gli saltella fra le gambe, non meno del leone africano che entra in camera sua e gli posa sulle spalle le zampe anteriori deturpate da un esantema, per tacere poi della coppia di angeli tenuta in un pollaio in mezzo ad altri volatili, e la cui femmina è gravida.
(W. G. Sebald | Soggiorno In Una Casa Di Campagna)

PARE

Macigni pesantissimi, che nessuno sarebbe stato in grado di sollevare tranne Bigfoot, si posavano tonfando attorno a lei nel cuore della notte. Nei torrenti nuotavano trote testargentea grosse come squali, fosforescenti più che luccicanti. Incontrava cantieri abbandonati, caldaie e fumaioli e forge che spuntavano tra i rovi... e poi la strana città 'perduta' di Shade Creek, evacuata — si riteneva — in seguito a un'inondazione di tanto tempo prima, e adesso inaspettatamente ripopolata da abitanti che non dormivano, pare, mai.
(Thomas Pynchon | Vineland)

PICCOLI ECHI

Bollettini meteorologici continuavano a interrompere i programmi per aggiornare i telespettatori sulla situazione. Le mappe mostravano varie perturbazioni temporalesche sul paesaggio circostante la città. Apparivano spettrali immagini radar, predigitali, di grige tempeste-madri che partorivano dal fianco destro piccoli echi a forma di uncino i quali si staccavano e crescevano per diventare micidiali giovani tornado. 
(Thomas Pynchon | Vineland)

PRIMO PIANO

Andavano in cerca di guai, di disordini, di torbidi, li trovavano, li filmavano e, poi, veloci, portavano in luogo sicuro quei documentari, quelle testomonianze. In particolare, credevano nei primi piani. Nella capacità di rivelare e sconvolgere mediante un primo piano. Allorquando corrompe, il potere tiene un diario-di-bordo, trascrive i suoi atti su quell'ultrasensibile aggeggio mnemonico che è il volto umano. Chi avrebbe potuto resistere alla luce? Quale spettatore avrebbe ancora poturo credere nella guerra, nel sistema, nelle innumerevoli bugie sulla libertà americana, dopo aver visto in primo piano le facce di quella gente comprata e venduta?
(Thomas Pynchon | Vineland)

FASCIA ORARIA PRIMARIA

Mancava poco alla fascia oraria primaria, la luce del giorno indugiava ancora, gli uccelli facevano baccano sugli alberi al di sopra di un remoto rumore d'autostrada, simile a una risacca d'asfalto.
(Thomas Pynchon | Vineland)

TRAFFICO CITTADINO

Fuori, il vento batteva su lastre di metallo, il traffico cittadino scorreva producendoumide fricative, i colori al neon, alcuni dei quali sconosciuti fuori Tokyo, trasformavano le strade in una patinata ostentazione di peccato e desiderio.
(Thomas Pynchon | Vineland)

TRAFFICO PEDONALE

Il traffico pedonale riprese, come dopo un temporale: un'altra veduta di Edo.
(Thomas Pynchon | Vineland)

NESSUN RAPPORTO

Precipiti mura dall'intonaco annoso tutto sudicio per le intemperie non tanto torreggiavano sopra le asperità del terreno ondulante quanto le riflettevano, quasi leggibilmente, come fossero enormi specchiere rozze, disposte a differenti angolature, sotto antichi tetti di tegole, scurite e corrose dagli elementi, con finestre incassate che non sembravano avere nessun rapporto con i vari piani all'interno dell'edificio.
(Thomas Pynchon | Vineland)

FONTE BEN PRECISA

Le ingiustizie a cui aveva assistito per le strade e sui campi, tante — troppo spesso rimaste impunite — lei cominciò a vederle in maniera più diretta, non come la Storia del mondo o alcunché di troppo teorico, bensì come esseri umani, di solito maschi, abitanti di questo pianeta, spesso a portata di mano, che commettono questi crimini, gravi o lievi, a uno a uno contro altri esseri umani viventi. Forse tutti dobbiamo sottostare alla Storia — ella pensava — forse no; ma se ci si rifiuta di credere alle palle propinate da questa o da quell'altra fonte ben precisa... be', la Storia potrebbe essere diversa.
(Thomas Pynchon | Vineland)

I VARI MOMENTI

Divenuta finalmente padrona di sé, con tutti i crismi della legalità, scambiò il proprio particolare servaggio per la libertà, accordata a pochi, di agire al di fuori di statuti e mandati, di ignorare la storia e i morti, di non immaginare alcun futuro né alcun nascituro, di essere semplicemente in grado di seguitare a definire i vari momenti soltanto, e puramente, mediante l'azione che li riempiva.
(Thomas Pynchon | Vineland)

QUALCOSA ACCADEVA

Correvano infatti dicerie incontrollate, relative a incidenti ad alta quota, di cui nessuno parlava se non usando cautissimi eufemismi. La lista dei passeggeri all'arrivo non era sempre identica a quella di partenza. Qualcosa accadeva, tra il decollo e l'atterraggio, lassù.
(Thomas Pynchon | Vineland)

NELLA SUA VITA

Frenesi era entrata nella sua vita come un'intera banda di fuorilegge.
(Thomas Pynchon | Vineland)

GRANDI MACCHIE

Io accompagno con serenità queste vicende, lascio andare quello che va ed esso se ne va sempre a mia insaputa. L'abito della domenica che questo mio personaggio indossa sarà ormai largo e cascnte, floscio in ogni parte, cosparso di grandi macchie incancellabili.
(Goffredo Parise | I Movimenti Remoti)

GROSSI RESTI

Quanta roba è attaccata al corniolo, accanto al mio tredicesimo anno.
Chissà quanti anni sono appesi qua e là, in montagna in collina, un mucchio di mesi di luglio, con gli oggetti adoperati, abbandonati accanto a un albero, ad una siepe, ad una fontana, e le vacche passano accanto, li pestano o li coprono di grossi resti. Poi i resti se ne vanno con la pioggia e la neve e il sole e lì restano ancora ancora, un pezzetto di vetro di un termos rotto, il rocchetto trasformato in carro armato, una voce.
(Goffredo Parise | I Movimenti Remoti)

UMIDA E ODOROSA

Poiché dietro a quello spiazzo erboso c'è una grotta, il fatto di essere solo e di sentirmi dietro la schiena quel buco oscuro dal quale usciva aria umida e odorosa, m'impressionava.
(Goffredo Parise | I Movimenti Remoti)

QUALCOSA D'ALTRO

Il vento ulula all'esterno, si scatena, impaziente di vedere gli uomini uscire da quella grotta per potersi distrarre con qualcosa d'altro che non sia la neve, qui del resto non ci sono che le montagne e ci vogliono molte migliaia di anni per spostarle, forse ogni tanto passa una volpe, e più raramente un corvo, ma le bestie non si lasciano malmenare dal vento come gli esseri umani, che sono vulnerabili non appena escono di casa.
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

ALMENO QUATTRO

[...] è faticoso spingere la cassa su per il pendio, ci vogliono almeno quattro vivi per trasportare la morte.
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

UN DIO DEL GENERE

Può essere estenuante e perfino avvilente avere un Dio del genere sopra di sé, lo sostituiremo di sicuro non appena ci si offre qualcosa di meglio.
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

CHI NON PIANGE

Soffiano, si affaticano, gli occhi bruciano e lacrimano. Il fumo permette loro di piangere. Fa bene piangere, qui. I bambini muoiono, i sogni muoiono, la scintilla vitale si affievolisce e si spegne e chi non piange si trasforma in pietra. Soffiano sulle braci e piangono, perché possiamo rianimare un fuoco ma non un essere umano.
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

BELLA RISPOSTA

Non lo so, risponde lei, che è una bella risposta, perché che cosa vogliamo, che cosa ci spaventa, da dove vengono queste aspirazioni celate e crudeli, dove ci porterà la vita? Non lo so, rispose lei, parole vere, procediamo a tentoni nella vita e poi moriamo nell'incertezza.
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

ALMENO UN LIBRO

Gísli si sporge in avanti sulal sedia, s'intravede un libro rilegato di blu nella tasca interna della giacca del direttore della scuola, che non esce mai di casa se non ha almeno un libro con sé per preservarsi dai fastidi del mondo.
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

UN PAIO DI CALZE

Lottano contro le forze superiori, indifesi a bordo delle loro barche scoperte, lottano per se stessi, lottano per chi li attende a terra, mogli che non osano dormire per la paura di vederli comparire in sogno, fradici di mare; ah, ecco, allora è andata così, prega per la mia anima perché desidero uscirmene da questi flutti e salire in cielo; sono morto, adesso, e non hai più bisogno di maledirmi, sei libera ormai, congratulazioni; amore mio, cuore mio, darei la vita per un paio di calze asciutte, ma non ho più una vita da offrire.
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

LA SOLA COMPAGNIA

Chi ha viaggiato da solo per la brughiera nelle quieti notti d'estate, con la sola compagnia del cielo e degli uccelli, probabilmente non è vissuto in vano.
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

COSÌ INCORROTTA

Certo, da quest'attività ricava poco potere e poco denaro, il potere e la ricchezza non si accompagnano mai alla letteratura e forse è per questo che rimane così incorrotta, a volte l'unica resistenza degna di questo nome.
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

BUIA E GIGANTESCA

Erano scesi in cabina, così fosca e fredda che sembrava quasi che Brynjólfur avesse aperto un varco nell'esistenza stessa e che fossero discesi verso l'assoluta disperazione, ma la luce del mattino era fluita attraverso l'apertura e si era infilata come un arpione nel fianco di quella creatura buia e gigantesca.
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

CHE VITA OCCORRE

Lei trasalisce a sentire il suo nome pronunciato a voce così alta e risoluta, perché quale nome merita di essere chiamato a voce tanto alta da farlo sentire a tutti, che vita occorre per guadagnarselo?
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

TROPPA ATTENZIONE

Moriamo se non ascoltiamo quel che ci insegna l'esperienza, ma ammuffiamo dentro se vi prestriamo troppa attenzione.
(Jón Kalman Stefánsson | La Tristezza Degli Angeli)

20150614

NIDI DI BRILLANTI

Dietro le finestre Pietroburgo perseguitava gli uomini con  i suoi giuochi cerebrali e la sua vastità lamentosa; un freddo vento umido sferzava le strade; sotto il ponte brillavano nella nebbia enormi nidi di brillanti. E non si vedeva nessuno, nulla.  
(Andrej Belyj | Pietroburgo)

MISERO ADDOBBO

Come la luna brillava la sua coscienza: con due facce.
Fra le sue quattro pareti egli sembrava a se stesso nient'altro che un carcerato, un carcerato che sentisse la libertà più degli altri e per il quale quell'angusto abitacolo equivalesse allo spazio dell'universo.
Lo spazio dell'universo era deserto come la sua stanza!... Lo spazio dell'universo era il culmine delle ricchezze... Eppure l'abitazione di un povero sarebbe sembrata sfarzosa dinanzi al misero addobbo dello spazio universale.
(Andrej Belyj | Pietroburgo)

CONTRADA DEGLI SPIRITI

"[...] Sì: la nostra città capitale" insistette il nero contorno "appartiene alla contrada degli spiriti. Di questo non usa parlare nelle guide; ne tace anche il Baedeker; e così accade che un provinciale non informato tenga conto soltando dell'amministrazione visibile e non abbia il passaporto delle ombre." (Andrej Belyj | Pietroburgo)

È DETTO TUTTO

Le porte di tela cerata!
Questa, quella e quell'altra... Ad una s'era strappata la tela cerata; e dai buchi sporgevano ispidi crini; a un'altra era attaccato con uno spillo un biglietto; e sul biglietto era scritto. "Zakatalkin"... Chi fosse costui, quali fossero il suo nome, il suo patronimico, la sua professione lascio a voi immaginarlo: "Zakatalkin" – è detto tutto.  (Andrej Belyj | Pietroburgo)

KANTIANO

Egli negava il paradiso: il paradiso o giardino non coincideva per lui con l'idea del bene supremo (egli era un kantiano); era un uomo nirvanico.
E per Nirvana non intendeva il Nulla.  
(Andrej Belyj | Pietroburgo)

UN'ALTRO BICCHIERINO

"Confessate... Ehi, due bicchierini di vodka!... Confessate..." gridava Pavel Jakovlevič, assumendo un aspetto tumido e pingue; il suo piccolo volto, ingrassato, era tutto enfiagioni e papille... "Scommetto che per voi rappresento un enigma."
A un tavolo sedeva il marinaio quarantacinquenne (all'apparenza un Olandese).
"Con alcool?..."
Vicino all'Olandese s'era poasta una mole di pietra.
"Dunque, giovanotto..."
"Che c'è?"
"Che ne dite del mio comportamento in istrada?"
"Ah, parlate ancora di questo?"
"Un altro bicchierino?
"Un altro..."
Pavel Jakovlevič frugacciava smanioso con la forchetta tremante, sforzandosi di infilzare un viscido canterello:
"Non è vero che era strano là fuori?" 
"Dov'era strano?"
", presso quello steccato... No grazie, niente sardine." 
Ai tavoli gozzovigliava una genìa di bastardi: né uomini né ombre; erano tutti abitanti delle isole; e gli abitanti delle isola sono una strana genìa di bastardi: né uomini né ombre.
Pavel Jakovlevič veniva assumendo un aspetto tumido e pingue: tutto enfiagioni e papille e bianche verruche:
"Un altro bicchierino?"
"Un altro..." 
 
(Andrej Belyj | Pietroburgo)

20150610

STERILE IMPETO

E la freddezza si era impressa nel padrone di casa, nei domestici, persino nel bruno bulldog tigrato, che passava i suoi giorni in qualche luogo vicino alla cucina; in questa casa vivevano tutti in un clima di soggezione, ossequinati al parquet, alle tele, alle statue, sorridendo confusi e inghiottendo le parole; compiacevano e riverivano, torcendo le gelide dita in un impeto di sterile zelo servile.
(Andrej Belyj | Pietroburgo)

SENZA RUMORE

Nella casa laccata le tempeste della vita quotidiana passavano senza rumore; e tuttavia vi passavano in modo funesto.
(Andrej Belyj | Pietroburgo)

ILLUSTRE PROSAPIA

Apollon Apollonovič Ableuchov era di illustre prosapia: aveva Adamo per antenato.
(Andrej Belyj | Pietroburgo)

20150604

EROSION

Nothing means anything most of the time. Meaning is in a constant state of flux, and whenever you catch someone thinking they know what they mean, immediately they begin to look not so sure because like everything else, the mind is in a constant state of erosion. You’re not building up to live forever but you are gonna die forever as far as we think we know, but that single thought is already eroding so, not sure.
(Howe Gelb | Magnet Magazine)