20111116

UN MONDO

Così l'Homo sapiens sapiens è arrivato alla festa e ora aspetta che tutto ruoti intono a lui. [...] Prima che ci presentassimo, gli ospiti si divertivano un mondo. All'improvviso spaccano i vetri e mettono veleno nel cibo; l'atmosfera si è come appestata ed è scoppiato il caos. Forse, dopo aver insultato qualcuno, verremo buttati fuori e gli altri continueranno a festeggiare senza di noi. Allora il mondo perderebbe una specie molto complessa, che ha fatto una capatina e poi è scomparsa, senza che per questo si possa parlare di un impoverimento. In prospettiva, si direbbe che siamo entrati in una crisi della complessità: molto sviluppati, ma incapaci di stare in società.

(Frank Schätzing | Il Mondo D'Acqua)

COERENZA ASSOLUTA

Nessun uomo in possesso delle sue facoltà mentali protesterebbe seriamente contro il consumo di carote. Sarebbe però sensato mettere in discussione la leggerezza con cui consideriamo alcune specie degne di essere protette e altre no. Se volessimo modificare il registro etico con coerenza assoluta, dovremmo catalogare l'umanità come uno sviluppo erroneo ed eliminare noi stessi dal programma. Agli animali non si può rimproverare il fatto di mangiare altri animali o vegetali; non possono fare altrimenti, perché non avvertono il senso di colpa. A rigor di logica, noi dovremmo invece morire di fame sorridendo beatamente affinché l'aneto non finisca più nel panino con l'aringa. Idea infelice, quella di dotare gli uomini di rimorso, privandoli contemporaneamente dell'opportunità di sopravvivere senza colpa.

(Frank Schätzing | Il Mondo D'Acqua)

20111015

IL POSTO DELLE FREGOLE

Per lui era finita e lo sapeva, il sangue gli pulsava rovente alle tempie nella piena consapevolezza di ognuna delle cose brutte e inconsolabili che lo aspettavano, il male, il treno dai capelli gialli, Chicago, l'isola, il ritorno sull'isola con la coda tra le gambe come un cane bastonato, e la colpa di chi era? Di chi? Di Gertude. Di quella stronza. Quell'idiota. Come avesse fatto a mettersi con una così era un mistero, così ignorante, insulsa, le scempiaggini da contadinotta pezzente che le uscivano di bocca, ma un po' di colpa ce l'aveva anche lui, lo sapeva, e tutto per la sua fregola, la sua fregola da cane. Dentro di sé vedeva i seni nudi e il ventre sodo e piatto, e quel punto lì tra le gambe, quel modo di ancheggiare quando, l'orcio di maubey in bilico sulla testa, scuoteva il sedere nel mercato di Bridgetown ripetendo Maubey, maubey, ti va anche qualcos'altro, signorino? Aveva diciassette anni ed era troppo debole per negarsi. D'accordo. E adesso era finita. Tutto rovinato. [...] Donne. Ti spremevano, oh, se ti spremevano. Ti spremevano. Ti spremevano. Finché non ti rimaneva nemmeno una goccia.
(T.C. Boyle | Le Donne)

GUSCI VUOTI

In Giappone, a differenza che in America, si onorano i vecchi per il trascorrere degli anni e il lusso diacronico dei loro pensieri. Sono oggetti d'arte viventi e sono persone, non gusci vuoti da buttare nel purgatorio di case di cura e ospizi.
(T.C. Boyle | Le Donne)

IL PROFUMO DEL BACON

Le rovine continuarono a fumare per giorni, nell'aria un odore sottile di cenere, un puzzo acre, come se ad andare in fumo fossero stati mille tini di aceto e non il cuore e l'anima del luogo che ormai amava come se l'avesse costruito con le sue mani. Quell'odore la perseguitava mentre era distesa accanto a Frank nel letto troppo piccolo nelle stanze degli ospiti, tutto riorganizzato per adattarsi alla nuova vita, la vita in costruzione, la notte rinserrata nella densità del buio assoluto e le coperte annodate come lacci, e lei che si assopiva in quell'acredine e vi si risvegliava alle prime luci dell'alba. Persino il profumo del bacon mattutino che si levava dai confini della cucina temporanea ne era sopraffatto, il dolce aroma della terra rivoltata rovinato, i fiori ne appassivano.
(T.C. Boyle | Le Donne)

20111007

LEFT

Got up went to Twickenham rehearsed until lunchtime - left the Beatles - went home, and in the evening did King of Fuh at Trident studio, had chips later.
(George Harrison | Diary - Jan. 10th, 1969)

20111004

SEXY VS EASY

Gli organismi semplici hanno pertanto una vita più facile, ma sono meno sexy. Gli artisti dell'adattamento sono tipi primitivi, e i loro programmi di sopravvivenza si attuano all'insegna del puro opportunismo. Nella maggior parte dei casi, una simile creatura si accontenta si un'esistenza da microbo. Si tratta quasi sempre di un essere gelatinoso e informe che striscia o si contorce e che non si entusiasma per un bel libro o per una degustazione di vini piemontesi. In compenso, lo incontriamo in tutte le epoche geologiche. Il prezzo da pagare per non essere gelatinosi e informi è, putroppo, un'estinzione abbastanza rapida.
(Frank Schätzing | Il Mondo D'Acqua)

IL TRACOLLO DEI PELUCHES

Le nuove specie nascono dalla necessità della specializzazione. Più il mondo diventa complesso e più i compiti specialistici si moltiplicano. Il koala, per esempio, si ciba esclusivamente di eucalipto. Se questa pianta si estinguesse, l'industria dei peluche avrebbe un tracollo. Inventare un animale simile soltanto per estirpare le foglie di un albero può sembrare esagerato, ma che cosa succederebbe se nessuno mangiasse più gli eucalipti? Il mondo ne verrebbe invaso? Sarebbe esposto alla minaccia di un'apocalisse vegetale o, per così dire, di un'eucalisse?
Qualcuno deve nutrirsi di eucalipto e, per evitare che ne faccia indigestione, serve qualcun altro che apprezzi la carne di koala.
(Frank Schätzing | Il Mondo D'Acqua)

GRANDI CONQUISTE

Ammettiamolo: la borsetta è una delle grandi conquiste della nostra civiltà. Mi spingerei a considerarla un vero e proprio strumento del progresso, nonché una prova inoppugnabile della superiorità del sesso femminile.
(Frank Schätzing | Il Mondo D'Acqua)

L'UNICO

C'è anche un certo Homo sapiens sapiens, che, per puro caso, è riuscito a resistere fino ad oggi e che, com'è stato dimostrato, è l'unico ominide che dissotterra i propri avi a scopo di studio.
(Frank Schätzing | Il Mondo D'Acqua)

LA RISPOSTA

Per moltissime religioni, la risposta è chiara e univoca: uno o più esseri superiori hanno animato la materia inerte, memorizzandovi una sorta di software chiamato anima; da quel momento, la creatura si è allungata e allargata, cominciando poi a venerare il Signore. In effetti, l'idea è allettante. A chi verrebbe in mente di vantarsi dicendo: "Discendo dai batteri" [...]?
Ma c'è un problema: se l'evoluzione ha avuto luogo in maniera fluida e dunque non è stata suddivisa in capitoli, anche tra l'uomo e l'animale non eisistono differenze significative, come invece ci piacerebbe credere. Gli uomini non sarebbero allora il prodotto finale della creazione, ma tutt'al più uno stadio intermedio, una delle tante varianti nel catalogo della vita. Esseri dotati di straordinarie capacità cognitive, certo, però, sul piano genetico, soltanto estremità temporanee di una catena che si estende per 4 miliardi di anni nel passato e serpeggia verso un futuro incerto.
(Frank Schätzing | Il Mondo D'Acqua)

DELL'ALTRO

In precedenza, l'universo era molto compatto e omogeneo. Poi la materia diventa trasparente, permettendo alla luce di diffondersi, indisturbata. E c'è dell'altro: da quando i fotoni e le particelle di luce riescono a insinuarsi tra le particelle solide, non devono più urtarle e separarle di continuo. Per la prima volta, la materia può appallottolarsi in strutture durevoli. L'idrogeno genera nuvole che diventano sempre più grandi e massicce, fino a crollare sotto il loro stesso peso. Compaiono le stelle, fornaci nelle quali prevale una pressione enormee, tanto che l'idrogeno al loro interno si fonde, trasformandosi in elio. Tre di questi nuclei di elio collidono e formano il carbonio. Il nucleo di carbonio assume altro elio e diventa ossigeno. I componenti essenziali dell'universo attuale sono quindi riuniti e lo spazio s'illumina.
(Frank Schätzing | Il Mondo D'Acqua)

ECO CON PAESAGGIO

L'eco del suo nome, pronunciato da altri, era più forte di qualsiasi altra voce. Governava per abdicazione.
(Jonathan Lethem | Ragazza Con Paesaggio)

SILENZIO CON PAESAGGIO

Nei giorni che seguirono all'incendio la valle cadde in un silenzio contemplativo, pensoso. L'insediamento, la città possibile, invece di crescere si contraeva. Viceversa, lo spazio tra le cose aumentava. I silenzi.
(Jonathan Lethem | Ragazza Con Paesaggio)

ARTE MODERNA

"Voglio vedere tutta la tua generazione unirsi a me e unire le forze per spaccare le vetrine di tutte le boutique del paese, dare fuoco a ogni passerella, bombardare di razzi Beverly Hills. Sarà bellissimo, come l'arte moderna, e finalmente la gente smetterà di credere nel futuro fasullo promesso dalla celebrità. "
(Douglas Coupland | Generazione A)

ANNUNCIO

Faccio stalking a Dio. So dove Egli abita, ed Egli non è mai al sicuro da me. Quando Lo avrò trovato, conto di legarLo per bene e preparargGli un bel pranzo casalingo e obbligarLo a mangiare con me e apprezzare tutta la fatica che ho fatto per Lui. Preferenza non fumatori.
(Douglas Coupland | Generazione A)

LUOGO COMUNE

"Senti, Julien, hai ventidue anni e il lobo frontale ancora incompleto. Puoi controbattere finché vuoi ma è una realtà scientifica. E il fatto di avere un lobo frontale ancora in fase di sviluppo comporta fra le altre cose la sensazione di avere il diritto di disprezzare tutto quello che ti circonda, ma guarda che in realtà non sei altro che un luogo comune biologico."
(Douglas Coupland | Generazione A)

MADRE MOSSAD

Quando ero piccolo Madre Natura era una donna attraente che somigliava molto all'attrice Glenn Close in camicia da notte azzurra. Quando non la si stava a guardare, lei balzava in mezzo ai campi, nei granai e nei cortili accarezzando gli scoiattoli sulla testa e mettendo la lingua in bocca alle farfalle. Dopo che le api se n'erano andate e le piante avevano cominciato ad ammalarsi, era come se fosse appena tornata da un campo di addestramento del Mossad con la testa rasata, gli addominali di ferro e gli anfibi da combattimento, e Dio buono se era incazzata nera.
(Douglas Coupland | Generazione A)

20110918

GAIE E INDUSTRIOSE

Me le ricordavo, le api. Ricordo che le vedevo in primavera fra la sanguinaria, la barba di becco gialla e i ranuncoli di palude nel fosso dietro casa dei miei nonni: gaie, industriose, pelosette e condannatissime all'estinzione.
(Douglas Coupland | Generazione A)

20110725

DENTRO DI SÉ

Il bambino emise un sospiro stanco come se fosse andato a prenderlo al di là del Mare del Nord e l'avesse portato indietro chiuso dentro di sé.
(Michael Chabon | Soluzione Finale)

NATURA ANIMALE

Sarebbe stata una giornata calda, e un'ape al caldo era un'ape scontenta. Ma, almeno per il momento, c'erano ancora il fresco della notte, la nebbia sulla collina e un forte odore di mare, così sprecò altri cinque minuti a godersi la sua pipa. L'aria del mattino, il tabacco che bruciava, la sonnolenta atmosfera di fine estate, le api sazie di miele: erano stati i pieceri della sua vita [...]. Piaceri di natura animale, non aveva difficoltà a ricnonscerlo.
(Michael Chabon | Soluzione Finale)

IN CERCA DI TESORI

Le api, effettivamente, in un certo senso gli parlavano. Il ronzio monotono, il sonoro vuoto che altri sentivano, era per lui un racconto multiforme, ricco, modulato, sempre nuovo, fatto di voci separate come i sassi grigi che formano il greto di un fiume. Lui si muoveva lungo quel suono, occupandosi dei suoi alveari con la cura e la meraviglia di chi perlustra la spiaggia in cerca di tesori. Quel canto non nascondeva alcun messaggio - non era pazzo fino a questo punto - ma questo non voleva dire che non avesse significato. Era il canto di una città, [...] dove tutti facevano esattamente quello che dovevano fare, nel modo stabilito da remoti e rispettabili antenati. Una città dove nessuno rubava gemme, lingotti d'oro, lettere o piani navali segreti. [...] Niente coltellate, scazzottate, spari; un'assenza quasi totale di violenza, se si escludeva il regicidio. Nella città delle api, tutte le morti erano pianificate, previste decine di milioni di anni prima; ogni morte, nel momento stesso in cui avveniva, si traduceva con la massima efficienza in nuova vita per l'alveare.
(Michael Chabon | Soluzione Finale)

20110723

NATURALMENTE

Avrei dovuto, naturalmente, darle il fracco di legnate lì per lì e senza esitare; ma avevo il fiatone, e anche una gran fame; e ad ogni modo la clava ce l'aveva in mano lei.
(Roy Lewis | Il Più Grande Uomo Scimmia Del Pleistocene)

LE ULTIME PAROLE FAMOSE

"Fin dove dobbiamo spingerci, papà?" domandai io. "Pensavo che stessimo già più che bene."
"Sciocchezze" sbuffò papà. "Stiamo bene? Fra poco avrai il coraggio di affermare che ci siamo perfettamente adattaati all'ambiente. È ciò che dicono tutti quelli che si sono stancati di evolvere; sono le ultime parole famose dello specialista, prima che sopraggiunga a mangiarselo uno specialista ancora più specializzato [...]"
(Roy Lewis | Il Più Grande Uomo Scimmia Del Pleistocene)

UNICO CONDIMENTO

Il nostro unico condimento era la fame; ma ne avevamo tantissima.
(Roy Lewis | Il Più Grande Uomo Scimmia Del Pleistocene)

QUATTRO ZAMPE VS DUE ZAMPE

Una ragione importante per abbandonare la foresta era proprio l'esigenza di arricchire la dieta con più carne. Nelle pianure ce n'era un sacco. Il guaio era che aveva sempre quattro zampe. Le grandi praterie pullulavano di bestie: mandrie sterminate di bisonti, bubali, impala, orici, gnu, bufali, antilopi, gazzelle, zebre e cavalli, per citare solo quelli che più volentieri avremmo messo sotto i denti. Solo che rincorrere della carne a quattro zampe cercando di stare in equilibrio su due è piuttosto complicato [...]
(Roy Lewis | Il Più Grande Uomo Scimmia Del Pleistocene)

20110722

SENZA RUMORE

Arrivarono.
Gli uomini proseguorono fino al fondo, si fermarono in un punto nell'erba dov'era stata scavata la fossa.
La gente si dispose tutt'intorno; e mentre il prete parlava, la terra rossa, ammonticchiata sui margini, scivolava giù da ogni angolo, senza rumore, continuamente.
(Gustave Flaubert | La Signora Bovary)

20110720

I ROTTAMI

Quindi rinunciava al flauto, ai sentimenti elevati, alla fantasia: perché ogni borghese, nell'ardore della sua giovinezza, non foss'altro che per un giorno, per un istante, si è creduto capace di immense passioni, di alte imprese. Il più mediocre libertino ha sognato sultane; ogni notaio porta dentro di sé i rottami d'un poeta.
(Gustave Flaubert | La Signora Bovary)

COLOMBA

Mai aveva incontrato una simile grazia nel linguaggio, simile risevo nel vestire, quelle pose di colomba assopita. Ammirava il fervore della sua anima e le trine della sua sottana.
(Gustave Flaubert | La Signora Bovary)

FURORE LOCOMOTORIO

"Il signore dove va?" domandò il cocchiere.
"Dove volete!" disse Léon spingendo Emma nella carrozza.
E la pesante macchina si mise in moto.
Scese via dal Ponte Grande, attraverso piazza delle Arti, il lungofiome Napoleone, il Ponte Nuovo e si fermò di colpo davanti alla statua di Pierre Corneille.
"Continuate!" fece una voce dall'interno.
La carrozza ripartì, e, dopo il crocicchio La Fayette, abbandonandosi alla discesa, entrò a gran galoppo nella stazione ferroviaria.
"No, dritto!" gridò la stessa voce.
La carrozza uscì dai cancelli, e ben presto, arrivata sul corso, trottò dolcemente in mezzo ai grandi olmi. Il cocchiere s'asciugò la frone, si cacciò tra le gambe il berretto di cuoio e spinse la vettura fuori dai controviali, in riva all'acqua, presso l'erba.
Essa andò costeggiando il fiume, sulla strada alzaia lastricata di ciottoli a secco, e avanti a lungo, dalla parte di Oyssel, al di là delle isole.
Ma d'improviso si slanciò in un balzo per Quatremares, Sotteville, via Maggiore, via d'Elbeuf, e si fermò per la tarza volta dinanzi all'Orto Botanico.
"Avanti dunque!" gridò la voce più furiosamente.
E subito, riprendendo la corsa, passò per San Severo, per il lungofiume dei Curandiers, per il lungofiume delle Mole, di nuovo per il ponte, per piazza Campo di Marte, e dietro i giardini dell'ospizio, dove dei vecchi in abiti neri passeggiavano al sole, lungo una terrazza tutta verde di edera. Risalì il viale Bouvreuil, percorse il viale Cauchoise, poi tutto il Monte Riboudet fino alla costa di Deville.
Tornò indietro, e allora, senza un partito preso né una direzione, vagabondò. Fu vista a Saint-Pol, a Lescure, al Monte Gargan, alla Rouge-Mare e in piazza Gaillard-bois, in via Maladrerie, in via Dinaderie, davanti a San Romano, a San Viviano, a San Maclou, a San Nicasio - davanti alla Dogana -, alla Vecchia Torre Bassa, alle Tre Pipe e al Cimitero Monumentale. Di tanto in tanto il cocchiere, dall'alto della cassetta, gettava alle bettole sguardi disperati: non capiva quale furore locomotorio inducesse quegli individui a non volersi fermare. A volte ci provava, e subito udiva dietro a sé alzarsi esclamazioni di collera. Allora frustava a piena forza le due rozze tutte in sudore, ma senza badare agli scossoni, urtando ora qui ora là, sbadatamente, demoralizzato, e quasi piangente di sete, di stanchezza e di tristezza.
E sul porto, fra i carri e le botti, e nelle strade, sulle cantonate, i cittadini sbarravano larghi occhi trasecolati davanti a quella cosa tanto straordinaria in provincia, una carrozza con le cortine tirate, e che compariva così di continuo, più chiusa d'una tomba e sballottata come un vascello.
Una volta, nel pieno pomeriggio, in aperta campagna, nel momento in cui il sole picchiava più forte contro i vecchi fanali argentati, una mano nuda s'infilò di sotto alle tendine di tela gialla e gettò dei frammenti di carta che si dispersero al vento e ricaddero più lontano, come farfalle bianche, su un campo di trifoglio rosso tutto in fiore.
Poi verso le sei, la carrozza si fermò in un vicolo del quartiere Beauvoisine, e una donna ne scese, che camminava col velo abbassato, senza voltare il capo.
(Gustave Flaubert | La Signora Bovary)

IN TUTTI I SOBBORGHI

Era uno di quegli alberghi come ce n'è in tutti i sobborghi di provincia, con grandi scuderie e piccole stanze da letto e cortili dove si vedono i polli beccare l'avena sotto i calessi incrostati di fango dei commessi viaggiatori; - buone vecchie dimore dai balconi di legno tarlato che cigolano al vento nelle notti d'inverno, sempre piene di gente, di baccano e di cibarie, con i tavoli neri impiastricciati di caffè al rum, i grossi vetri ingialliti dalle mosche, i tovaglioli umidi chiazzati di blu dal vino; e , conservando un'aria paesana, come garzoni di stalla in abiti festivi, hanno un caffè sulla strada, e dalla parte della campagna un recinto di legumi.
(Gustave Flaubert | La Signora Bovary)

APOLOGIZE/FORGIVE

No, don't ask me to apologize. I won't ask you to forgive me.
(Elvis Costello | Hand In Hand)

20110713

ORSI VS STELLE

Non distingueva, quell' uomo così ricco di esperienze, la diversità dei sentimenti che si cela sotto l'uniformità delle espressioni. [...] tutto andava sminuito, pensava, nei discorsi infocati si nascondono gli affetti mediocri; come se la pienezza dell'anima non traboccasse qualche volta dalle metafore più vuote, perché nessuno, mai, riesce a dare l'esatta misura delle proprie necessità, né dei propri concetti, né del proprio dolore, e la parola umana è come un paiolo incrinato su cui veniamo battendo melodie atte a far ballare gli orsi, quando vorremmo intenerire le stelle.
(Gustave Falubert | La Signora Bovary)

RONDINI NEL FANGO

Come aveva fatto dunque (lei che era così intelligente) a ingannarsi ancora una volta? Del resto, per quale deplorevole mania avar sciupato la propria esisitenza in sacrifici continui? Essa ricordò gli istinti che la portavano al lusso, tutte le privazioni della sua anima, le bassezze del matrimonio, della casa, i suoi sogni che cadevano nel fango come rondini ferite, tutto quello che aveva desiderato, tutto quello che a se stessa aveva rifiutato, tutto quello che aveva perduto! ma perché, perchè?
(Gustave Flaubert | La Signora Bovary)

20110704

CON LE GINOCCHIA

Perché mai non aveva afferrato quella gioia, quando le si era offerta! Perché non l'aveva trattenuta con entrambe le mani, con entrambe le ginocchia, quando voleva fuggire via?
(Gustave Flaubert | La Signora Bovary)

VENTO D'INVERNO

[...] e il dolore s'ingolfava nella sua anima con urli dolci, come fa il vento d'inverno nei castelli abbandonati.
(Gustave Flaubert | La Signora Bovary)

20110615

COME UNA CASA

Si sentì triste come una casa dopo uno sgombero [...]
(Gustave Flaubert | La Signora Bovary)

20110614

CURA

Helga si è alzata, lentamente, poi ha preso un foglio e una penna li ha dati al ragazzo e gli ha detto: dobbiamo prenderci cura di chi ci è caro e di chi ci vuol bene, sforzandoci di non rimandare mai al domani, la vita è troppo breve e a volte si conclude in modo inatteso [...].
Dobbiamo prenderci cura di chi ci è caro e di chi ci vuole bene.
Dev'essere una delle leggi dell'esistenza e il diavolo tira calci in culo a chi non le osserva.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

MARE

Due marinai erano annegati, i loro corpi non erano mai stati ritrovati e si erano aggiunti alla folla che vaga sul fondo dl mare, lamentandosi del tempo che non passa, aspettando l'estrema chiamata che qualcuno aveva loro promesso da tempo immemore, aspettando che Dio li tiri su in superficie, li porti nel suo mare di stelle, li asciughi con un sospiro caldo e li faccia entrare coi piedi asciutti nel regno dei cieli, lassù non c'è mai pesce in tavola, dicono gli annegati ottimisti, si svagano a guardare la chiglia delle barche, si stupiscono davanti alle nuove attrezzature per la pesca, maledicono la sporcizia che l'uomo lascia dietro di sé e a volte piangono perché sentono la mancanza della vita, piangono come piangono gli annegati ed è per questo che il mare è salato.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

20110612

LUCE

Da qualche anno a quella parte aveva preso l'abitudine di partire per lunghi viaggi, spesso all'estero, del resto non c'è niente da vedere in Islanda se non le montagne, le cascate, i poggi erbosi e questa luce capace di entrarti dentro e trasformarti in un poeta.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

FORZA

Inquieto, infelice, gonfio d'alcol e di notti insonni, aveva comprato una rivoltella da un capitano di marina inglese, se l'era puntata alla tempia per tre volte in tre anni diversi, ma non aveva mai avuto il coraggio di premere il grilletto e introdursi con la forza nel regno dei morti.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

SPOSTAMENTO

Alcuni vivono in modi che non passano inosservati, la loro esistenza provoca uno spostamento nell'aria, altri invece restano appesi alla vita per molti anni, magari anche ottanta, senza muovere niente, il tempo gli scorre attraverso ed eccoli già morti, sepolti, dimenticati.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

CASA

Alcuni devono vivere a lungo prima di trovare un luogo che possa liberare questa parola grossa, «casa», dalle catene della lingua, e sono ancora di più coloro che muoiono prima di averlo trovato.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

20110609

CORPO

Un corpo vivo è qualcosa di eccezionale. Ma quando il cuore cessa di battere, non pompa più il sangue e i ricordi e i pensieri non guizzano più nella scatola cranica, allora non è più così mirabile e si trasforma in una cosa che preferiamo non dover descrivere a parole. Meglio che se ne occupi la scienza. E poi la terra.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

DOMANDA

Chi non ha neanche un sogno è in grave pericolo. [...] Bárður si batte con le mani. Impreca a voce alta e anche in silenzio. Sogna l'indipendenza da suo padre, sogna di andarsene, di vivere con Sigríður, con la sua risata e i suoi commenti che spesso ti cambiano il corso dell'esistenza, sogna di imparare di più, sogna Copenaghen, dove ci sono torri e tente strade in cui perdersi, sogna di fare qualcosa di gande perché altrimenti che senso ha la vita? Ecco una domanda con cui misurarsi. Ma eccone un'altra, più impellente: come si fa a proteggersi dal freddo?
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

ORIZZONTE

Il giorno si avvicina, il vento rinforza e si raffredda, è nato dal ghiaccio che riempie il mondo dall'altra parte dell'orizzonte, guardiamoci bene dal remare in quella direzione, l'inferno è gelido.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

BOCCHE

Jens si ferma in molte fattorie, ci sono tante bocche impazienti di raccontare qualcosa, pettegolezzi, storie di fantasmi, riflessioni sulla distanza che separa due stelle, che separa la vita dalla morte, noi siamo quello che diciamo, ma anche quello che tacciamo.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

20110608

IMPRESSIONE

Può essere doloroso allontanarsi dalla costa, si ha un po' l'impressione di avanzare verso la solitudine.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

BRACCIA

[...] sua madre era in piedi con lo sguardo perduto in un vago lontano, le mani penzolavano lungo i fianchi, come morte, che inferno avere delle braccia e nessuno da abbracciare.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

SALMO

Einar sospira di soddisfazione. Uscire in alto mare è come un salmo per le sue orecchie.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

ESSENZA

Vuole realizzare qualcosa in questa vita, imparare le lingue, vedere il mondo, leggere mille libri, vuole arrivare all'essenza delle cose, qualunque essa sia, vuole scoprire se c'è un'essenza, ma a volte è difficile riflettere e leggere dopo un'intera giornata estenuante passata a remare, fradici e infreddoliti dopo dodici ore a fare erba negli acquitrini, a quel punto i pensieri possono essere talmente pesanti che non riescono nemmeno a sollevarsi, e allora l'essenza è lontana miglia.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

NOCI

Le autorità e i commercianti regolano forse le nostre misere giornate, ma i monti e il mare regnano sulla nostra vita, sono il nostro destino, o per lo meno così la pensiamo qualche volta, e anche tu di sicuro ti sentiresti così se ti fossi svegliato e addormentato per decine di anni sotto le stesse montagne, e il tuo petto si fosse dilatato e contratto al respiro del mare sulle nostrre barchette fragili come noci.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

PROBABILMENTE

Era negli anni in cui probailmente eravamo ancora vivi.
(Jón Kalman Stefánsson | Paradiso E Inferno)

20110605

POSIZIONE MENTALE

Da quel momento – pur senza rendersene conto, e continuando a vivere come prima – Levin era continuamente sotto l'aculeo di questo sgomento della sua ignoranza. Percepiva vagamente, inoltre, come ciò che egli chiamava le sue convinzioni fosse non solo pura ignoranza, ma una tale posizione mentale che gli rendeva impossibile l'acquisto delle cognizioni a lui necessarie.
(Lev Tolstoj | Anna Karenina)

DUE VOLTE SOLO

"Perché poi legge continuamente tutta quella filosofia?" pensò. "Se tutta quella roba è scritta nei libri, può capirla anche lui; e se son tutte storie, che senso ha leggerle? Dice egli stesso che vorrebbe credere, e allora perché non crede? Probabilmente perché riflette troppo; e riflette troppo a causa del suo isolamento. Sempre solo, solo."
(Lev Tolstoj | Anna Karenina)

20110529

YOU COULDN'T BE

Back in the day you had been part of the smart set
You'd holidayed with kings, dined out with starlets
From London to New York, Cap Ferrat to Capri
In perfume by Chanel and clothes by Givenchy
You sipped camparis with David and Peter
At Noel's parties by Lake Geneva
Scaling the dizzy heights of high society
Armed only with a cheque-book and a family tree

You chased the sun around the Cote d'Azur
Until the light of youth became obscured
And left you on your own and in the shade
An English lady of a certain age
And if a nice young man would buy you a drink
You'd say with a conspiratorial wink
"You wouldn't think that I was seventy"
And he'd say,"no, you couldn't be!"

You had to marry someone very very rich
So that you might be kept in the style to which
You had all of your life been accustomed to
But that the socialists had taxed away from you
You gave him children, a girl and a boy
To keep your sanity a nanny was employed
And when the time came they were sent away
Well that was simply what you did in those days

You chased the sun around the Cote d'Azur
Until the light of youth became obscured
And left you on your own and in the shade
An English lady of a certain age
And if a nice young man would buy you a drink
You'd say with a conspiratorial wink
"You wouldn't think that I was sixty three"
And he'd say,"no, you couldn't be!

Your son's in stocks and bonds and lives back in Surrey
Flies down once in a while and leaves in a hurry
Your daughter never finished her finishing school
Married a strange young man of whom you don't approve
Your husband's hollow heart gave out one Christmas Day
He left the villa to his mistress in Marseilles
And so you come here to escape your little flat
Hoping someone will fill your glass and let you chat about how

You chased the sun around the Cote d'Azur
Until the light of youth became obscured
And left you all alone and in the shade
An English lady of a certain age
And if a nice young man would buy you a drink
You'd say with a conspiratorial wink
"You wouldn't think that I was fifty three"
And he'd say,"no, you couldn't be!

(The Divine Comedy | A Lady Of A Certain Age)


MY OWN WAY

I packed up my suitcase and left the old farm

I promised my papa I'd come to no harm
And I went to the city where I was employed
In a firm of accountants as an office boy.

I fetched and I carried, I watched and I learned
And slowly but surely I rose through the firm.
But then I discovered my colleagues one day
Massaging the figures for personal gain
I said "I'll not wallow in this house of shame"
I'll plough my own furrow, I'll go my own way.

[...]

I fled from the capital's bourgeois malaise
And trekked through the wilderness for fourteen days
'Til I found the guerillas camped high in the hills
I asked Comrade Diaz whom I should kill.

I crept into town with a knife in my teeth
And entered the home of the Chief of Police
I stood at his bedside and raised up my blade
But then I looked to the crib where his little one lay
You murder tomorrow by killing today

(The Divine Comedy | The Plough)

20110523

FRA QUESTI

"No, non sono il nemico del matrimonio; sono l'amico della divisione del lavoro. Gli uomini incapaci di far altro devono propagare la specie, e gli altri contribuire allo sviluppo intellettuale, al bene dell'umanità. Questa è la mia opinione. Tanta gente pretende di cumular le due funzioni; per conto mio, non son fra questi."
(Lev Tolstoj | Anna Karenina)

PERDER TEMPO

"Cristo assiste, invisibile, alla vostra confessione," disse, additando il crocefisso. "Credete in tutto ciò che insegna la nostra santa Chiesa apostolica?" continuò il prete. [...]
"Io ho dubitato e dubito di tutto," dichiarò Levin con voce il cui timbro suonò sgradevole alle sue stesse orecchie. Poi tacque. Il prete non fiatò per qualche secondo, aspettando che Levin continuasse; poi, chiudendo gli occhi, riprese, col suo accento provinciale:
"Il dubbio è proprio dell'umana debolezza, ma bisogna pregar Dio perché ci fortifichi... Quali sono i vostri peccati principali?" aggiunse senza indugio, come se temesse di perder tempo.
"Il mio peccato principale è il dubbio. Io dubito di tutto. E sono quasi sempre in stato di dubbio."
"Il dubbio è proprio della debolezza umana, " ripeté il prete. "Di che, principalmente, dubitate, voi?"
"Di tutto. Talvolta anche dell'esistenza di Dio," disse suo malgrado Levin.
(Lev Tolstoj | Anna Karenina)

20110517

FILO CONDUTTORE

Levin non faceva che esprimere, nel modo più sincero, i pensieri che lo occupavano da qualche tempo. Non si vedeva innanzi che la morte, ed era per lui una ragione di darsi con più ardore all'opera intrapresa. Bisognava pure occupar la propria esistenza, in un modo o nell'altro, in attesa della morte. Egli non vedeva dappertutto che tenebre, e la sua opera rappresentava ai suoi occhi l'unico filo conduttore fra quelle tenebre; ecco perché vi si attaccava con tutte le sue forze.
(Lev Tolstoj | Anna Karenina)

PICCOLO PARTICOLARE

La morte! La fine inevitabile di tutto! Per la prima volta essa gli appariva nella sua potenza inesorabile. E quella morte era là, [...] quella morte gli era più vicina ch'egli non avesse finora creduto. Era in lui stesso, lo sentiva: fors'anche fra trent'anni, che importa il momento? Che cosa dunque fosse questa ineluttabile morte, non solo egli lo ignorava, ma mai neppure ci aveva pensato, mai neppure aveva osato guardarla in faccia.
"Io lavoro" diceva tra sé, "inseguo uno scopo, e dimentico che tutto finisce e che la meta suprema è la morte!"
Se ne stava accoccolato, nel buio, con le gambe ripiegate, le braccia intrecciate sui ginocchi, e tratteneva il respiro per rifletter meglio. Ma quanto più concentrava il pensiero tanto più chiaramente vedeva che nella sua concezione della vita egli non aveva omesso che questo piccolo particolare: la morte, che verrebbe a por fine fatalmente a tutto, sì che era inutile intraprender cosa alcuna. Era terribile, ma era così!
"Ma io sono ancora vivo, che devo dunque fare, adesso, che devo fare?" diceva tra sé con disperazione. Accese la candela, si alzò senza rumore e s'avvicinò allo specchio.
(Lev Tolstoj | Anna Karenina)

UN ANEDDOTO

"Ecco, voi mi richiamate alla memoria un aneddoto, a proposito d'un malato al quale si davano consigli per la sua guarigione. «Purgatevi!», gli dicevano. «L'ho fatto, e son peggiorato». «Provate le sanguisughe». «Ho provato: di male in peggio». «Ebbene, allora pregate il Signore». «Ho pregato, ma il male non fa che crescere». Così io vi propongo successivamente l'economia politica, il socialismo, l'istruzione, come rimedi alla situazione che deplorate, ma ciascuna vi sembra doverla aggravare."
"Ma come serviranno al popolo le scuole?"
"Gli creeranno nuovi bisogni."
(Lev Tolstoj | Anna Karenina)

20110505

ESTRANEO

Era questo l'abisso che egli aveva paura di scrutare. Penetrare i pensieri, i sentimenti d'un altro essere, era per lui un fatto morale estraneo, lo considerava nocivo e pericoloso.
(Lev Tolstoj | Anna Karenina)

20110429

UN ALTR'UOMO

Tutte quelle tracce del passato sembravano dirgli: "No, tu non ci lascerai, tu non diventerai un altr'uomo, tu resterai ciò che sei, coi tuoi dubbi, col tuo eterno malcontento, coi tuoi vani tentativi di perfezione, con le tue cadute, con la perpetua attesa di una felicità alla quale non sei destinato e che costituisce per te l'impossibile".
(Lev Tolstoj | Anna Karenina)

STATO PRESENTE

Si sentì a suo agio, e risolvette di accontentarsi del suo stato presente. Una sola cosa avrebbe ancora desiderato: diventar moigliore di quello che era stato finora.
(Lev Tolstoj | Anna Karenina)

20110428

DUNQUE

Seguendo il viale che conduceva al pattinaggio, Levin parlava tra sé: "Non bisogna turbarsi, bisogna esser calmo. Che vuoi? Che hai? Taci, dunque, imbecille!" diceva al suo cuore.
(Lev Tolstoj | Anna Karenina)

IL PRIMO ANTENATO

Inoltre Stepan Arkadevič, che amava la facezia allegra, si divertiva talvolta a far restare a bocca aperta un uomo pacifico qualunque, col dire che se ci s'inorgogliosisce della stirpe, non bisogna mai fermarsi al principe Rurik e rinnegare il primo antenato: la scimmia.
(Lev Tolstoj | Anna Karenina)

20110426

STRINGI STRINGI

Come sempre la considerazione della propria morte lo rasserenava tanto quanto lo aveva turbato quella degli altri; forse perché, stringi stringi, la sua morte era in primo luogo quella di tutto il mondo?
(Giuseppe Tomasi Di Lampedusa | Il Gattopardo)

NÉ L'UNO NÉ L'ALTRA

Né l'uno né l'altra erano buoni, ciascuno pieno di calcoli, gonfio di mire segrete; ma entrambi erano cari e commoventi mentre le loro non limpide ma ingenue ambizioni erano obliterate dalle parole di giocosa tenerezza che lui le mormorava all'orecchio, dal profumo dei capelli di lei, dalla reciproca stretta di quei loro corpi destinati a morire.
(Giuseppe Tomasi Di Lampedusa | Il Gattopardo)

PITTSBURGH, PENN.

Nel soffitto gli Dei, reclini su scanni dorati, guardavano in giù sorridenti e inesorabili come il cielo d'estate. Si credevano eterni; una bomba fabbricata a Pittsburgh, Penn. doveva nel 1943 provar loro il contrario.
(Giuseppe Tomasi Di Lampedusa | Il Gattopardo)

REQUISITO ESSENZIALE

"[...] Appartengo a una generaazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d'illusioni; e che cosa se ne farebbe il Senato di me, di un legislatore inesperto cui manca la facoltà di ingannare se stesso, questo requisito essenziale per chi voglia guidare gli altri?"
(Giuseppe Tomasi Di Lampedusa | Il Gattopardo)

LA VERA CAUSA

Queste fantasie del primo mattino erano quanto di peggio potesse capitare a un uomo di mezza età; e benché don Fabrizio sapesse che erano destinate a svanire con l'attività del giorno ne soffriva acutamente perché era ormai abbastanza esperto per sapere che esse lasciavano in fondo all'anima un sedimento di lutto che, accumulatosi ogni giorno avrebbe finito per essere la vera causa della morte.
(Giuseppe Tomasi Di Lampedusa | Il Gattopardo)

IN FONDO ALLA BOTTE

La ricchezza, nei molti secoli di esistenza si era mutata in ornamento, in lusso, in piaceri; soltanto in questo; l'abolizione dei diritti feudali aveva decapitato gli obblighi insieme ai privilegi, la richezza come un vino vecchio aveva lasciato cadere in fondo alla botte le fecce della cupidiga, delle cure, anche quelle della prudenza, per conservare soltanto l'ardore e il colore. Ed a questo modo finiva con l'annullare se stessa: questa ricchezza che aveva realizzato il proprio fine era composta solo di oli essenziali e come gli oli essenziali evaporava in fretta.
(Giuseppe Tomasi Di Lampedusa | Il Gattopardo)

DOVE DIO VOLEVA

Sul terreno rossiccio le piante crescevano in fitto disordine, i fiori spuntavano dove Dio voleva e le siepi di mortella sembravano disposte per impedire più che per dirigere i passi. [...] Da ogni zolla emanava la sensazione di un desiderio di bellezza presto fiaccato dalla pigrizia.
Ma il giardino, costretto e macerato fra le sue barriere, esalava profumi untuosi, carnali e lievemente putridi come i liquami aromatici distillati dalle reliquie di certe sante; i garofanini sovrapponevano il loro odore pepato a quello protocollare delle rose ed a quello oleoso delle magnolie che si appesantivano negli angoli; e sotto sotto si avvertiva anche il profumo della menta misto a quello infantile della gaggìa ed a quello confetturiero della mortella, e da oltre il muro l'agrumeto faceva straripare il sentore di alcova delle prime zàgare.
Era un giardino per ciechi [...]
(Giuseppe Tomasi Di Lampedusa | Il Gattopardo)

20110424

SOPRA OGNI ALTRA COSA

"Signore, se pensassi che mi stai ascoltando, pregherei per questo sopra ogni altra cosa: che ogni chiesa creata in tuo nome rimanga povera, priva di potere, modesta. Che non eserciti nessuna autorità se non quella dell'amore. Che non ripudi mai nessuno. Che non possieda beni materiali e non promulghi leggi. Che non condanni ma perdoni solo. Che non sia come un palazzo con i muri di marmo e i pavimenti lucenti, ma come un albero con le radici che affondano nel terreno, che protegge ogni specie di uccello e di animale e che fiorisca a primavera e offra ombra con il sole rovente e dia frutti quando è stagione, e che quando sarà il momento dia il suo ottimo e sano legno al falegname; ma che sparga molte migliaia di semi affinché nascano dei nuovi alberi al posto suo.
(Philip Pullman | Il Buon Gesù E Il Cattivo Cristo)

20110423

PERSUASO

Così parlava sgridando in petto il suo cuore.
E il cuore rimaneva persuaso, pazientando tenacemente; ma lui, Odisseo, si rivoltava di quà e di là.
(Omero | Odissa)

COSE GIÀ DETTE

Ma perché narrarati questo? Già ieri lo contavo in casa a te e alla tua forte sposa. Ed è odioso per me raccontare un'altra volta cose già dette.
(Omero | Odissa)

VENTRE CANE

Niente c'è di più cane del ventre odioso, che obbliga a ricordarsi di lui per forza, anche se uno è sfinito ed ha dentro il cuore l'angoscia, come me.
(Omero | Odissa)

PER TUTTO L'ANNO

Qui crescono alberi alti, lussureggianti: peri e melograni e meli dagli splendidi pomi e fichi dolci e ulivi rigogliosi. Mai il loro frutto muore e viene a mancare né d'invenro né d'estate, per tutto l'anno: ma sempre il soffio di Zefiro spirando fa nascere gli uni e maturare gli altri. La pera invecchia sopra la pera, la mela sopra la mela, grappolo sopra grappolo e fico sopra fico.
E là è piantata una vigna dai molti frutti. E di essa, una zona aprica in luogo piano si cuoce al sole; e intanto vendemmiano altre uve, e altre ancora ne pigiano. Sul davanti i grappoli sono acerbi, e altri cominciano ad annerire.
E là presso l'ultimo filare germogliano aiuole di erbaggi di ogni sorta: sono ben curate e verdeggiano lustre per tutto l'anno.
E ci sono due fonti: l'una si spande per l'intero orto, l'altra riversa le sue acque dalla parte opposta, sotto la soglia del cortile, davanti all'alta casa.
(Omero | Odissa)

20110402

PROMEMORIA

Inciampò in altre macerie e le aggirò, e poi di colpo si ritrovò sul margine del piazzale tra le Twin Towers - paesaggio di un altro pianeta, elettrico di lampi, acceso da luci caustiche, ostile. Indietreggiò. La cenere aveva formato un tappeto di qualche centimetro e continuava a cadere a fiocchi, coprendo le orme in fuga. [...] Promemoria, relazioni, taabulati, estratti conto e Post-it turbinavano intorno a loro come spiriti che dipartivano. Uomini e donne uscivano di corsa dall'edificio, alcuni gridando, con la ventiquattrore sulla testa, anche se quello che cadeva sul piazzale era molto più grosso delle loro ventiquattrore. L'acciaio fuso colava come fosse caramello dai piani più alti delle torri, frammentandosi in meravogliose scintille di scheggie incandescenti quando toccava il terreno freddo.
(Ken Kalfus | Uno Stato Particolare Di Disordine)

20110330

SEDUTE

Poi si trovarono sedute su una panchina e nessuno passava, perché non era più né presto né tardi.
(Cesare Pavese | La Bella Estate)

20110322

OPLÀ

5 aprile. Primavera selvaggia. Nubi in fuga. O vita. Torrente scuro di acque torbide sul quale i meli han lasciato cadere i loro fiori delicati. Occhi di ragazze tra le foglie. Ragazze modeste e scavezzacollo. Tutte bionde o castane: nessuna bruna. Arrosiscono meglio. Oplà.
(James Joyce | Ritratto Dell'Artista Da Giovane)

LE SOLE ARMI

[...] e tenterò di esprimere me stesso con un qualche modo di vita o di arte quanto più potrò liberamente e integralmente, adoperando per difendermi le sole armi che mi concedo di usare: il silenzio, l'esilio e l'astuzia.
(James Joyce | Ritratto Dell'Artista Da Giovane)

LE UNGHIE

L'immagine estetica nella forma drammatica è la vita, purificata nell'immaginazione umana e da questa riproiettata fuori. Il mistero della creazione estetica, come quello della creazione materiale, è compiuto. L'artista, come il Dio della creazione, rimane dentro o dietro o al di là o al di sopra dell'opera sua, invisibile, occupato a curarsi le unghie.
(James Joyce | Ritratto Dell'Artista Da Giovane)

QUESTE RETI

"L'anima," disse ambiguamente, "nasce dapprima in quei momenti di cui ti ho parlato. Ha una nascita lenta e buia, più misteriosa della nascita del corpo. Quando in questo paese è nata l'anima di un uomo, le vengono gettate reti per impedirle di fuggire. Tu mi parli di nazionalità, di lingua e di religione. Io cercherò di sfuggire a queste reti."
(James Joyce | Ritratto Dell'Artista Da Giovane)

QUATTRO MURI

L'edera piange sopra il muro,
piange e si frange sopra il muro,
l'edera gialla sopra il muro,
l'edera, l'edera sul muro.
(James Joyce | Ritratto Dell'Artista Da Giovane)

DISUMANO

Uscì dal ponte traballante, di nuovo sulla terraferma. In quell'attimo, gli parve, l'aria si agghiacciò, e dando un'occhiata laterale al mare vide avventarsi una raffica che abbuiava e increspava repentinamente i flutti. Un leggero sussulto al cuore, un leggero palpito alla gola, gli ripeterono ancora una volta quanto la sua carne temesse il freddo odor disumano del mare: pure non si gettò tra le dune alla sua sinistra, ma continuò dritto innanzi, lungo la cresta delle rupi che si dirigevano verso la bocca del fiume.
(James Joyce | Ritratto Dell'Artista Da Giovane)

DUE TERRORI

Continuava a camminare per vie mal illuminate, col terrore di fermarsi un momento e che potesse sembrare che indietreggiasse da ciò che lo attendeva; col terrore di giungere proprio a quel luogo, verso cui anelava con tutte le sue forze.
(James Joyce | Ritratto Dell'Artista Da Giovane)

20110316

ATTRAVERSO LA VITA

Nulla si muoveva sulla sua anima, tranne una libidine fredda, crudele e senza amore. La sua infanzia era morta o perduta e, con essa, l'anima capace di semplici gioie, ed egli si lasciava trasportare attraverso la vita come il guscio sterile della luna.
(James Joyce | Ritratto Dell'Artista Da Giovane)

I NOMI

Non poteva quasi riconoscere come suoi i propri pensieri e ripeteva lentamente a se stesso:
"Sono Stephen Dedalus. Cammino accanto a mio padre, che si chiama Simon Dedalus. Siamo a Cork in Irlanda, Cork è una città. La nostra camera è all'albergo «Victoria». Victoria e Stephen e Simon. Simon e Stephen e Victori. Nomi."
(James Joyce | Ritratto Dell'Artista Da Giovane)

IL MONDO INTORNO

Le cause della sua amarezza erano molte, e remote e vicine. Era irritato con se stesso, giovane e preda di sciocchi implusi irrequieti, irritato col mutamento di fortuna che gli riplasmava il mondo intorno in una visione di squallore e insincerità. Pure, la sua ira non influiva per nulla sulla visione. Stephen registrava pazientemente tutto ciò che vedeva, staccandosene e sperimentandone in segreto il sapore mortificante.
(James Joyce | Ritratto Dell'Artista Da Giovane)

COSTANTEMENTE

Il rumore dei ragazzi che giocavano lo disturbava e le loro voci sciocche gli facevano sentire [...] che lui era differente dagli altri. Aveva desiderio di incontrare nel mondo reale l'immagine incorporea che la sua anima contemplava tanto costantemente.
(James Joyce | Ritratto Dell'Artista Da Giovane)

L'ALTRA MANO

Stephen chiuse gli occhi e tese nell'aria la mano tremante, con la palma in su. Sentì il prefetto agli studi toccargli le dita un attimo per raddrizzarle e poi il sibilo della manica della tonaca mentre la bacchetta veniva alzata. Un colpo caldo bruciante lacerante come il secco schianto di un ramo spezzato gli fece accartocciare la mano tremante, come una foglia nel fuoco, e al suono e al dolore lacrime scottanti gli salirono agli occhi. Tutto il corpo gli sussultava dalla paura, il braccio sussultava e la livida mano accartocciata e bruciante sussultava come una foglia staccata nell'aria, Gli balzò alle labbra un grido, un supplica. Ma benché le lacrime gli scottassero gli occhi e le membra gli rabbrividissero dal dolore e dalla paura, ricacciò indietro le lacrime calde e il grido che gli bruciava la gola.
"L'altra mano!" gridò il prefetto agli studi.
Stephen tirò indietro il braccio tremulo e intorpidito e porse la mano sinistra. La manica della tonaca sibilò un'altra volta e un secco rumore di schianto e un dolore terribile insopportabile straziante gli fecero contrarre la mano con la palma e le dita in una sola tremula massa livida. L'acqua scottante gli scoppiò dagli occhi e, bruciando di vergogna, di dolore e di paura, Stephen ritirò atterrito il braccio sussultante e scoppiò in un gemito di dolore. Il corpo gli sussultava in un accesso di paura e con rabbia e vergogna sentì il grido scottante salirgli dalla gola e le lacrime roventi cadergli dagli occhi giù per le guance infiammate.
(James Joyce | Ritratto Dell'Artista Da Giovane)

20110310

PUNTUALE

Detesto la mia pancia, quell'ammasso di visceri che devo portarmi dietro, e tutto ciò che ha a che fare con essa - il cibo inadatto, il bruciore di stomaco, il plumbeo fardello della stipsi, oppure l'indigestione con la prima scarica di rovente sozzura che sgorga fuori da me in un cesso pubblico tre minuti prima di presentarmi puntuale a un appuntamento.
(Vladimir Nabokov | L'Originale Di Laura)

SUICIDIO TRASFORMATO

Ho insegnato al pensiero a mimare un neurone trasmettitore imperiale, uno spaventoso messagero che porti l'ordine di autodistruzione al mio stesso cervello. Il suicidio trasformato in piacere, il suo vuoto allettante.
(Vladimir Nabokov | L'Originale Di Laura)

NELL'ORDINE SBAGLIATO

Questa è Flora, dagli occhi blu intenso troppo vicini e la bocca crudele, che, tra i venti e i trent'anni, ricorda frammenti del suo passato con dettagli perduti e rimessi insieme nell'ordine sbagliato, PENE tra DELTA e FICA, su scaffali polverosi e mal illuminati, questa è lei.
(Vladimir Nabokov | L'Originale Di Laura)

20110305

OTTIMO

"Giustisismo," fece lei gaiamente, "Lo capisco benissimo. Le lettere d'amore vanno sempre bruciate. Il passato è un ottimo combustibile. Gradisce del té?".
(Vladimir Nabokov | La vera vita di Sebastian Knight)

LE COSE CHE AVEVA DA DIRE

Non sapeva che farsene delle frasi bell'e fatte poiché le cose che aveva da dire erano di struttura eccezionale e d'altro canto egli sapeva che nessuna vera idea può esistere senza le parole create appositamente.
(Vladimir Nabokov | La vera vita di Sebastian Knight)

SENZA BUSSARE

Ella era entrata nella sua vita senza bussare alla porta, come chi penetra in una stanza sbagliata a causa della sua rassomiglianza con la propria. Era rimasta lì, dimenticandosi di uscire, lentamente abituandosi alle strane creature trovate lì dentro e trattandole cordialmente a dispetto delle loro sorprendenti fisionomie. Non aveva nessuna particolare intenzione di essere felice o di rendere felice Sebastian, né nutriva il minimo presentimento di quello che sarebbe potuto accadere in seguito [...]
(Vladimir Nabokov | La vera vita di Sebastian Knight)

SIMULTANEAMENTE

Egli si trovò ora felice, ora a disagio nel mondo in cui si era venuto a trovare, proprio come un passegero che giosce agli spettacoli che incontra nel suo viaggio, simultaneamente soffrendo il mal di mare.
(Vladimir Nabokov | La vera vita di Sebastian Knight)

20110227

CANDID SIGN

I thought it would console me to talk about her, and now that it is done I have the strange sensation of having invented her in every particular, as entirely as the other characters who pass through my books. Did she thruly live? No, now that I think about it hard — she never lived. But from now on she is real, since I have created her, and this existence I give her would be a very candid sign of gratitude, if she had ever truly existed.
(Vladimir Nabokov | Mademoiselle O - traduzione dall'originale francese di Adam Thirlwell)

SUPERIOR CLOUDS

At that age we intimately know the hands of adults thanks to our small height and because these hands flutter constantly at our childhood's level, descending from the superior clouds where faces reside.
(Vladimir Nabokov | Mademoiselle O - traduzione dall'originale francese di Adam Thirlwell)

20110213

IN UN ALTRO TEMPO

Infatti, quando il tempo in cui l'uomo di talento si trova forzato a vivere è stupido e piatto, l'artista, anche a propria insaputa, è assillato dalla nostalgia di un altro secolo. Non potendo che raramente e per poco accordarsi con l'ambiente in cui cresce, esaurito che abbia il godimento che può dargli lo studio di quell'ambiente, l'osservazione e l'analisi esercitate su chi lo subisce - piacere che bastava a distrarlo - sente sorgere in sé e sbocciare una confusa brama di emigrare; aspirazione che studio e riflessione portano poi a chiarirsi: istinti, sensazioni, tendenze ataviche si risvegliano, si precisano, s'impongono, diventano imperiosa esigenza. S'affacciano in lui riminiscenze di cose e persone estranee alla sua personale esperienza; finchè l'ora scocca che a forza egli evade dal reclusorio del suo tempo per aggirarsi in piena libertà in un altro tempo, che crede per un'estrema illusione a sé più consono.
(Joris-Karl Huysmans | À Rebours)

LA VITA DI TUTTI

Una volta ancora la tanto agognata solitudine, al fine esaudita, aveva messo capo ad un atroce disagio; il silenzio, salutato da principio quale un compenso alle sciocchezze ascoltate per anni ed anni, era venuto a pesargli insostenibilmente. [...] Divorato dal desiderio di camminare, di vedere un viso umano, di discorrere non importa con chi, di mescolarsi alla vita di tutti [...] un giorno di punto in bianco s'era deciso. La sua impazienza fu tale che scappò di casa prima dell'ora; voleva sottrarsi al presente, sentirsi sgomitato nel chiasso d'una strada, nel baccano d'una folla e d'una stazione.
(Joris-Karl Huysmans | À Rebours)

20110206

AGAINST THE BLUE

They didin't seem like individual birds, or even individual dots of black against the blue; it was the flock itself that was the individual. It was like a single piece of cloth, cut in a very complicated way that let it swing through itself and double over and stretch and fold in three dimensions without ever tangling, turning itself inside out elegantly waving and crossing through and falling and rising and falling again.
(Philip Pullman | Lyra's Oxford)

20110202

IL SIGILLO DELL'ARTE

[La Natura] non ci mette che la materia prima, il seme ed il terreno, la matrice insomma e gli ingredienti. È l'uomo che alleva la pianta, che la foggia, la colora, la scolpisce a modo suo. Per cocciuta, pasticciona e di corta vista ch'essa sia, la Natura s'è alla fine sottomessa; e il suo padrone è riuscito a trasformare con mezzi chimici i terreni, a servirsi di combinazioni, d'incroci preparati di lunga mano, a valersi di sapienti talee, di metodici innesti; ed ora le fa buttare dallo stesso ramo fiori di color diverso, escogita per lei nuove tinte, modifica a piacer suo la forma fissata da secoli delle sue piante, lavora ciò che essa ha appena sgrossato, porta a compimento i suoi abbozzi, li segna nel suo stampo, v'imprime il sigillo dell'arte.
(Joris-Karl Huysmans | À Rebours)

L'ARDIRE NECESSARIO

Si cullava così in pensieri prudenti e codardi; la timidezza gli impediva di giungere a crimini veri e propri, gli toglieva l'ardire necessario per commettere peccati spaventosi, volontari, reali.
(Joris-Karl Huysmans | À Rebours)

IL DOLORE È UN PRODOTTO

"Fatto sta," concluse, "che, siccome il dolore è un prodotto dell'educazione, ed esso si diffonde o s'intensifica con lo svilupparsi della mente, più ci si sforzerà di dirozzare il cervello e d'affinare il sistema nervoso e più si svilupperanno i germi, già di per sé così vivaci, della sofferenza morale e dell'odio."
(Joris-Karl Huysmans | À Rebours)

IL PIACERE CHE NON ESISTE

Il piacere di spostarsi, questo piacere che non esiste insomma che grazie al ricordo e quasi mai nel presente, nell'atto del viaggio, egli lo godeva in pieno, a suo agio, senza fatica, senza arrabattamenti, in quella cabina dal disordine voluto, dall'arredamento provvisorio, posticcio quasi, che s'accordava benissimo col poco tempo che vi restava [...]
(Joris-Karl Huysmans | À Rebours)

DILUVIO SENZA SCHIARITA

Abbattuto, scontento di tutto, sdegnato dell'insulsaggine delle idee scambiate e ricevute [...] arrivava a torturarsi continuamente da sé: a soffrire delle baie patriottiche e sociali, ammanite ogni mattina dai giornalisti; ad irritarsi, più che non ne valesse la pena, del successo che il pubblico onnipotente riserva sempre ad ogni costo alle opere senza idee e senza stile.
Già vagheggiava [...] un deserto non privo di comodi, un'arca senza traballii e riscaldata dove rifugiarsi lontano dal diluvio senza schiarita dell'umana stupidità.
(Joris-Karl Huysmans | Notizia alla prima edizione di À Rebours)

A BUON ESITO

Tetra era stata la sua infanzia. Minacciato da scrofole, insidiato da febbri ostinate, era riuscito tuttavia, a forza di cure e di vita all'aperto, a superare le secche della pubertà; allora i nervi avevano preso il sopravvento, avuto ragione dei languori e delle prostrazioni dell'anemia e condotto a buon esito la crescenza.
(Joris-Karl Huysmans | Notizia alla prima edizione di À Rebours)

AL DI FUORI DI ME

C'è innegabilmente nella mia vita come nella mia opera di scrittore qualche cosa di passivo; qualche cosa di cui no ho coscienza. C'è al di fuori di me qualche cosa che mi guida.
(Joris-Karl Huysmans | Prefazione ad À Rebours scritta vent'anni dopo la pubblicazione)

20110129

AL DI LÀ DELL'ACQUA

Anche se alle persone come lui le cose non succedono, spera che, al di là dell'acqua, a lui succedano.
(Edward Gorey | L'Arpa Muta)

LA PROLIFERAZIONE DEGLI AGGETTIVI

Per Mr Earbrass l'ultimo capitolo di un libro, se possibile, è un supplizio anche peggiore del primo. Ormai i personaggi, senza eccezioni, gli risultano insopportabili, manco fosse chiuso in ascensore con loro da ore; interi spezzoni di trama giacciono alla rinfusa, nell'attesa che qualcuno li recuperi; i verbi sembrano liofilizzati, e la proliferazione degli aggettivi inarrestabile. E qui, inesorabile, arriva l'insonnia.
(Edward Gorey | L'Arpa Muta)

20110126

AS DEEP AS

Do you remember that girl in the early eighties
Allergic to everything?
Everywhere that she went in her plastic tent
The doctors tried but they couldn't begin

To even understand her
And it's exactly the same for me
I don't understand her
She is as deep as the Baltic Sea

(The Divine Comedy | Arthur C. Clarke's Mysterious World)

20110121

L'UNICA COSA

Mi muovo in un ambiente in cui sono l'unica cosa che si muove.
(Beelama)

20110118

QUEI CANI

Li allevavo, quei cani, nel palazzo, alla mia mensa, per far la guardia alle porte: e loro, ecco, berranno il mio sangue e si sdraieranno agitati e inquieti nel vestibolo.
(Omero | Iliade)

20110116

FUORI L'ANIMA

Così parlava e la morte lo avviluppò agli occhi e alle narici. L'altro gli calcava un piede sul petto ed estraeva la lancia dal corpo: venivan dietro insieme anche le viscere. Ne tirò così fuori l'anima e la punta dell'asta.
(Omero | Iliade)

LAGGIÚ O LÁ

Come quando si lancia a volo il pensiero di uno che ha girato gran parte del mondo, e rimugina lucido dentro di sé: "Oh, se fossi laggiù! o là" e fa tanti progetti: rapida così trasvolò nella sua pazienza l'augusta Era.
(Omero | Iliade)

VARIE FIGURE

Disse, e si sciolse dal seno il nastro trapunto, adorno di varie figure, dove erano state messe tutte le seduzioni: là c'era la tenerezza dell'intimità, l'incanto dell'impazienza, il chiacchiericcio segreto e la dolce persuasione, che fa uscire di testa anche le persone più assennate.
(Omero | Iliade)