20100826

CLASSICA TIRITERA

"Insomma è chiaro che li usiamo [...], li incateniamo e li sodomizziamo, fotografiamo il loro degrado, li mandiamo a posare le ferrovie e giù nelle miniere e nelle fogne e nei mattatoi, li mettiamo sotto pesi disumani, gli dilaniamo i muscoli e la vita e la salute, lasciando loro nella nostra bontà qualche anno miserando di incerto godimento dei frutti. Sicuro che facciamo così. E perchè no? Non sono buoni a nient'altro. Che probabilità ci sono che crescano fin alla piena virilità, siano istruiti, generino figli, facciano progredire la cultura e la razza? Noi prendiamo quel che possiamo finché possiamo. Guardateli: portano in evidenza i segni del loro assurdo destino. La loro sciocca musica sta per fermarsi, e saranno loro quelli sorpresi nel mezzo, goffi, in gran parte stonati e mai del tutto consapevoli, pochi col buonsenso di mollare la partita in anticipo e cercare rifugio prima che sia troppo tardi. Quando, forse, non ci sarà rifugio.
"Ci compreremo tutto" continuò, facendo il gesto atteso con le braccia. "Tutto questo Paese. Il denaro parla, la terra ascolta... là dove s'imboscava l'anarchico, dove il ladro di cavalli attendeva al suo lavoro, noi pescatori di americani getteremo le nostre reti di maglie perfette, dieci acri ciascuna, spianate e a prova di qualsiasi molestia, pronti per costruirvi sopra. Dove gli scapestrati e gli onanisti strisciavano sui loro vilissimi sogni di comunismo, la buona gente di pianura arriverà a branchi fra queste montagne, pulita, industriosa, cristallina... mentre noi, guardando dall'alto i loro piccoli bungalow di vacanza, abiteremo in palazzi da mucchi di dollari consoni al nostro stato, la cui costruzione pagheremo coi soldi dei loro mutui. Quando le cicatrici di queste battaglie saranno stinte da tempo e gli scarti di minerali coperti dalle erbe a ciuffi, e dai fiori di campo, e l'arrivo delle nevi non sarà più la dannazione dell'anno bensì la sua promessa, attesa con ansia per l'afflusso dei cercatori benestanti degli svaghi invernali, quando le strisce luminose delle teleferiche avranno soggiogato ogni pendio, e tutto sarà fiera e sano sport e razza eugeneticamente eletta, che cosa rimarrà più a ricordare la feccia cicalante del sindacato, i cadaveri gelati i cui nomi, falsi in ogni caso, sono passati per sempre senza alcun documento? A chi ne importerà che un tempo degli uomini abbiamo combattuto come se una giornata di otto ore, qualche moneta in più alla fine della settimana, fossero tutto, fossero degni del vento spietato sotto il tetto cadente, delle lacrime ghiacciate sul volto di una donna consunta anzitempo in uno stupore cupo da indiana, dei gemiti di bimbi i cui stomaci non erano mai soddisfatti, e il cui futuro, quello dei sopravvissuti, restava sempre di sgobbare per noi, di portare e nutrire e badare, di cavalcare lungo gli steccati delle nostre proprietà, di far la guardia fra di noi e quelli che volessero intromettersi, o mettersi a discutere? [...] Il movimento anarchico passerà, la sua corsa si spegnerà in silenzio, ma il denaro produrrà denaro, crescerà come le campanule nel prato, si espanderà e splenderà e prenderà forza, sottometterà tutto davanti a sé. È semplice. È inevitabile. È cominciato."
(Thomas Pynchon | Contro Il Giorno)

No comments: