20120324

QUEL CHE SUCCEDE

Accludo due fotografie di me stesso, fatte da me stesso. Sto sempre meglio qui che ad Aden. C'è meno lavoro, e più aria, verde, ecc...
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Isabelle fa male a non sposarsi, se si presenta qualcuno di serio e istruito, qualcuno con un avvenire. Questa è la vita, e la solitudine quaggiù è una gran brutta cosa. Quanto a me, rimpiango di non essere sposato e di non avere una famiglia. Ma adesso io sono condannato a errare, legato a un'impresa lontana, e di giorno in giorno perdo l'inclinazione per il clima e la maniera di vivere e perfino la lingua d'Europa. Putroppo! a che servono tutte queste peregrinazioni, e questi strapazzi e queste avventure presso popoli strani, e queste lingue di cui ci si riempie la memoria, e questi affanni senza nome, se non mi è concesso di potermi riposare un giorno, dopo qualche anno, in un luogo che press'a poco mi piaccia, e trovare una famiglia, e avere almeno un figlio, che per il resto della vita io possa allevare a modo mio, e ornare e armare dell'istruzione più completa che sia possibile raggiungere ai tempi nostri, e vederlo diventare in ingnegnere famoso, un uomo potente e ricco grazie alla scienza? Ma chi può sapere quanto dureranno i miei giorni, tra queste montagne? E posso anche sparire, in mezzo a queste tribù, senza che nessuno ne sappia niente.
Mi parlate delle notizie politiche. Se sapeste quanto mi è indifferente tutto questo! Da più di due anni non ho aperto un giornale. Ormai, queste discussioni mi sono incomprensibili. Come i mussulmani, so che succede quel che succede, ed è tutto.
(Arthur Rimbaud | Lettere Dall'Africa)

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